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  • Corvino:| 'Juve da Champions, presi due volte Conte'

    Corvino:| 'Juve da Champions, presi due volte Conte'

    «Ho l'aereo che parte tra pochissimo, sono all’estero, non posso stare al telefono. E poi in otto mesi ho concesso una sola intervista. Questo è il mio anno sabbatico. Per scelta. Per tirare un attimo il fiato, dopo una vita in prima fila».

    Solo 5 minuti, Corvino.
    «Comunque sto per rientrare in campo. In estate tornerò in azione alla mia maniera, per aprire un nuovo ciclo in un club. Chiaro, dovranno esserci le condizioni giuste. Vedremo chi potrà garantirmele».

    Facciamo così: solo 2 minuti.
    «Uno».

    Sempre che tratta. Ha imparato dai suoi, nella culla le abbuonarono un anno di vita. Nato il 12 di dicembre del ’49 a Vernole, paese del Salento. Ma registrato all’anagrafe il 1° gennaio del ’50.

    «Ma non so se abbiano fatto un affare».

    Con Conte stava per farlo lei l’affarone. Una vita fa.
    «Quando era un bambino, un Esordiente, giocava nella Juventina, la squadra di suo padre. Mi misi d’accordo proprio col papà per portare il figlio nel mio Vernole: Terza categoria e un bel vivaio. Per farla breve: tutto stabilito col papà di Conte. Il giorno decisivo il pullmino del Vernole che girava tra Lecce e provincia per raccogliere i nostri giocatori in giro avrebbe dovuto tirar su anche Antonio. Appuntamento a Lecce davanti al bar Commercio».

    Conte non si presentò?
    «Tutt’altro. Ma quando il nostro autista arrivò al punto di raccolta non aveva più posto per Antonio. Pullman pieno. E non voleva rischiare multe. Così lo lasciò a terra».

    E lei?
    «Arrivò il pullman a Vernole, aspettavo di veder scendere Antonio. Invece niente. E lo perdemmo. Ce l’avrebbe poi soffiato il Lecce. Provai di nuovo a prendere Conte nel 2004, quando chiuse con la Juve. Ero ds del Lecce. E avevo ingaggiato Zeman. Volevo avere anche un allenatore in campo, una chioccia, non solo un gran centrocampista. Conte era perfetto, già da ragazzino si era capito che aveva una marcia in più. Carattere, passione. Ed esperienza, col tempo. Ci mettemmo d’accordo, firmammo i contratti. Tutto fatto. Ma i tifosi del Lecce fecero casino per via di quella sua vecchia esultanza dopo un gol con la Juve, non lo volevano più vedere. Scoppiò un mezzo caos».

    Finì che Conte la chiamò.
    «E’ un ragazzo sensibile. Mi disse: direttore, non me la sento più, non sono più benvoluto a Lecce, è meglio per tutti se strappiamo il contratto. E così feci. A malincuore».

    Lo ha poi visto vincere lo scudetto da allenatore.
    «E ora può vincerne un altro. Ciò che ha costruito la Juve in questi ultimi anni rappresenta l’indicatore giusto. Tre fattori chiave. Una società modello. Un grande allenatore. Le strutture all’avanguardia. La Juve è avvantaggiata. Ma sarà lotta dura col Napoli».

    E in Champions?
    «Hanno tutto per arrivare in finale e trionfare. Anzi, io in finale me li immagino già».

    E la Fiorentina, a un anno dalla vostra separazione?
    «Sta aprendo un nuovo ciclo. Può qualificarsi per la Champions. Tutto è possibile, quando si lavora bene».

    Macia compreso. Dt e capo del vivaio.
    «Bravissimo. Lo portai io a Firenze dalla Spagna per scoprire sempre più talenti e reggere la globalizzazione».

    Grandi scoperte e ottime plusvalenze. A Lecce lei mise sul trampolino Bojinov, Chevanton, Ledesma, Konan, Vucinic.
    «Preso con appena 800 milioni di vecchie lire».

    A Firenze Frey, Montolivo, Toni, Mutu, Gilardino, Felipe Melo, Jovetic, Behrami, Osvaldo.
    «Per Jovetic spesi 9 milioni. E nell’estate scorsa la Fiorentina rifiutò un’offertona del City».

    Da 30 milioni.
    «Tanto per capirci. E’ un purosangue, come il suo connazionale Vucinic».

    Ne vale 35, di milioni?
    «Il prezzo lo fa il mercato».

    Giuseppe Rossi è stato preso per sostituirlo?
    «Non dovete chiederlo a me. Io posso solo dire che assieme formerebbero una coppia straordinaria, completa».

    Quindi scommette sulla permanenza di Jo-Jo a Firenze? Con tanti saluti alla Juve, al Chelsea, all’Arsenal, al City.
    «Non immagino niente perché non sono cose mie. Però conosco bene il ragazzo e il suo agente, Ramadani. Jo-Jo seguirà come sempre i consigli del suo procuratore. E nello stesso tempo Jovetic ha già dimostrato di essere riconoscente e grato alla Fiorentina per tutti questi anni. Nella prossima estate, come in qualsiasi altra sessione di mercato, la società, Stevan e Ramadani individueranno la soluzione migliore per tutti. Non prevedo bufere, un braccio di ferro. Jo-Jo conosce la riconoscenza. E il suo agente è un professionista abile, serio, corretto».

    Altro che Berbatov.
    «Ecco, appunto! Pochi magari sanno che...».

    ...che lei lo prese nel 2000. Ma lo scaricò subito.
    «Ero a Lecce. Per nascondere il suo arrivo e non farmelo soffiare organizzammo le visite mediche in segreto a Brescia. Eravamo d’accordo su tutto: ingaggio da 180 milioni di lire. Ma all’ultimo il suo entourage cambiò le carte in tavola. Cercano sempre di fare il colpo. Chiesero più soldi, l’auto di lusso, un rialzo dopo l’altro. A quel punto li lasciai perdere».

    Dunque non si è stupito, l’estate scorsa: dalla Fiorentina alla Juve al Fulham in poche ore.
    «Mi sarei stupito se avessero ferito solo una società».

    Diceva di Jovetic e Ramadani: tutto un altro mondo.
    «Infatti. La Fiorentina ha messo Jo-Jo al centro del suo progetto anche per questo. Stevan è già un top player».

    Lo vedrà contro Vucinic.
    «Sarà una gran bella partita. E io, che mi sento il loro padre putativo, sarò orgoglioso di vederli uno di fronte l’altro. Due ottime potenzialità, un tempo. Due campioni, da tempo».

    Corvino, e il suo aereo?
    «Tranquilli, è in ritardo».
     


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