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    Da Escobar al Cartello di Sinaloa: Maradona nella terra dei narcos

    Da Escobar al Cartello di Sinaloa: Maradona nella terra dei narcos

    • Federico Zanon
    "Diego Maradona è malato, è un drogato. Durante il Mondiale in Russia lo spettacolo è stato deplorevole". Con queste parole la stampa messicana ha accolto il Pibe de Oro, da qualche giorno diventato ufficialmente il nuovo allenatore il Dorados di Sinaloa, squadra di seconda divisione che ha nel suo palmares solo la Coppa del Messico del 2012. Un annuncio che ha spiazzato tutti, perché l'argentino da maggio era presidente onorario della Dinamo Brest, perché l'offerta è arrivata da una realtà che con il grande calcio ha poco a che fare. Il Dorados, infatti, è un club modesto, attualmente al terzultimo posto in campionato, di una terra conosciuta globalmente per il Cartello di Sinaloa, potente organizzazione di trafficanti di droga, guidata per oltre quindi anni da Joaquin Guzman, meglio conosciuto come il Chapo, attualmente detenuto negli Stati Uniti e prima dell'arresto considerato uno dei personaggi più pericolosi e ricchi del mondo (nel 2011 la rivista Forbes lo inserì nella lista degli uomini più facoltosi al 41º posto con un patrimonio stimato sui 14 miliardi di dollari).

    SOSPETTI - In Messico ci sono forti sospetti che la proprietà del Dorados abbia legami stretti con il narcotraffico. A capo del club c'è Jorge Alberto Hank, figlio di Jorge Hank Rhon, imprenditore e politico che è stato sindaco di Tijuana dal 2004 al 2007 per il Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI), finito sotto accusa nel 2017 per corruzione e legami di alcuni dei suoi esponenti con la criminalità organizzata. L'ingegnere, come ama farsi chiamare, gestisce una rete di casinò e un cinodromo ed è considerato dalla gente del posto come un benefattore, non un personaggio pericoloso e controverso (in passato ha avuto problemi con la giustizia perché aveva in casa un arsenale composto da oltre 80 armi e migliaia di munizioni), ma un mecenate, sempre pronto a scendere in campo per i più bisognosi. Un uomo con il sorriso sulle labbra che non ama però incursioni nella sua vita. Come scrive Repubblica ​il cronista Hector "The Cat" Felix, fu assassinato nel 1988 da due guardie del corpo di Hank, mentre indagava sui suoi presunti legami con i baroni della droga.

    L'INVITO DI ESCOBAR - Non è la prima volta che Maradona ha a che fare con il mondo dei narcos. A inizio degli anni novanta fu invitato in Colombia da ​Pablo Escobar, per giocare una partita privata a La Catedral, il suo carcere personale, insieme a René Higuita. Accettò senza sapere che la richiesta arrivava da uno dei criminali più grandi della storia, mandante ed esecutore di migliaia di omicidi, un uomo potente che oltre alla droga amava il futbol, l'Atletico Nacional de Medellin (del quale è stato finanziatore) e Diego che, come lui, era riuscito a trionfare sulla povertà.
     

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