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  • Dall'Heysel all'Etihad Stadium: ancora violenza

    Dall'Heysel all'Etihad Stadium: ancora violenza

    • Giovanni Battista Terenziani

    Dalla tragedia dell’Heysel, da quella più recente dell’uccisione del guardialinee olandese, dall’oggetto scagliato ieri sul volto di Rio Fernidand durante il derby di Manchester e da tante altri accadimenti emerge un fatto: nel calcio e nello sport in generale la violenza esiste. È interessante comprendere come anche le scienze sociali (in particolare psicologia, sociologia) cerchino la motivazione profonda di questi gesti, andando oltre il senso comune.

    La psicologia presenta la teoria della frustrazione-aggressività. L’individuo deluso, scontento tende ad essere aggressivo. Durante la partita ciò è favorito da altre concause come l’eccitazione del momento, i fattori ambientali o l’abitudine. Un'altra giustificazione teorica fornita da questa scienza socio-umana è quella dell’apprendimento sociale: crescere in ambienti in cui l’aggressività è protagonista abituale favorisce il suo utilizzo. Il notare, poi, come durante la vita essa talora rechi vantaggio spinge maggiormente a servirsene. La sociologia parla, invece, di devianza per indicare comportamenti che non sono rispettosi delle norme sociali. Le persone che non sono soddisfatte dalla loro situazione di vita possono reagire con questo tipo di condotta. La violenza è uno di questi atteggiamenti e permette a colui che lo pratica di essere protagonista almeno in questo campo.

    Il più recente episodio è accaduto ieri all’Etihad Stadium. Durante il finale del derby tra Manchester City e Manchester United il difensore della squadra ospite, Rio Ferdinand, è stato colpito al volto da un oggetto scagliato dagli spalti provocandogli un taglio. Il tutto è accaduto mentre festeggiava la vittoria.

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