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  • Del Neri alla Juve:| Per la Samp c'è Di Carlo

    Del Neri alla Juve:| Per la Samp c'è Di Carlo

    Il tecnico obbligato a un altro miracolo: "Chi mi ha scelto sa che cosa posso dare". Del Neri, dalla Champions alla Juve. "Non salgo improvvisamente alla ribalta. Portare la Samp in Champions non è stata un’impresa da poco. Chi mi ha scelto sa cosa posso dare, e sa come lavoro. Poi dipende dalla sintonia che si stabilisce quando incontri i nuovi dirigenti. Se non c’è subito un rapporto chiaro, resto dove sono. Intanto mi godo la Samp di oggi. E vi assicuro che è tanta roba". Un 'mandi' a un amico friulano che lo chiama al telefono per fargli i complimenti. Il pullman dei vincitori è là fuori che lo aspetta. Non c’è più tempo per guardare indietro, finita la sbornia comincia una nuova avventura. Garrone ha detto: "Sentirò cosa avrà da dirmi". È il solito gioco delle parti. Il presidente, che sta per ingaggiare Di Carlo come nuovo allenatore, perde in un colpo solo i due artefici del miracolo doriano. È rassegnato, ma pronto a ripartire con destinazione l’Europa dei vip. Di Marotta sa già tutto: "Due giorni fa mi ha consegnato la lettera di dimissioni. Ma i tifosi stiano tranquilli: ogni volta che abbiamo sostituito il numero due la squadra ne ha sempre tratto vantaggio". Integralista, fermo credente del socialismo applicato al calcio, ora il friulano dovrà provare che la gestione democratica è uguale alla Samp come alla Juve. "È un grande allenatore, ma deve migliorare nei rapporti umani" dicono di lui a Marassi e dintorni. Del Piero non è Gastaldello, ma proprio la gestione del caso Cassano dimostra che l’uomo sa come muoversi. Gli resta appiccicata l’etichetta di quello che quando passa la porta di una grande, non si raccapezza più. Del Neri per difendersi porta a esempio il suo passato: "Al Porto ho lanciato giocatori come Quaresma, Pepe e Bruno Alves. Forse non era il momento giusto per me. Anche alla Roma ho fatto fino in fondo il mio dovere". Poi la frase che lo conferma come uomo poco propenso a cedere alle gerarchie: "Per me allenare una grande o meno, è uguale. Basta ci sia il rispetto delle parti. Così si prendono le decisioni giuste".

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