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  • Diamanti e 3 punti:|Iachini va Ruzzolone Chievo

    Diamanti e 3 punti:|Iachini va Ruzzolone Chievo

    Come cantava il grande De Andrè? "Dai Diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior...". Speriamo sia così, almeno per il Chievo, che a furia di pensare a Beppe Iachini, ai sentimenti forti, a un amico ritrovato, finisce stavolta per esagerare. Il «piccolo grande uomo» esce dal Bentegodi in trionfo, si porta via 3 punti che non stonano e finisce il match sotto la curva, come un tempo gli succedeva spesso. Battute a parte, nel calcio c'è davvero poco da inventare . Qual era il pericolo indicato alla vigilia? Quello di pagare in qualche modo una settimana vissuta in copertina, con troppi riflettori e persino troppi aggettivi, facili da usare, difficili da digerire. Così vai in campo, non succede sempre, ma spesso sì, e ti ritrovi con la testa un po' stralunata, meno lucido e pimpante di altre volte, meno «sul pezzo», come raccomanda sempre Pioli e com'era abituato a fare anche Iachini. Se vogliamo, il match sta tutto qui, al di là degli episodi che l'hanno poi indirizzato: l'uscita di Luciano, il capolavoro di Diamanti, un paio di erroracci di Bentivoglio in zona gol, la buona prova del Brescia, applicato e organizzato. In più, anche questo va detto, mettiamoci dentro un Chievo poco lucido e per niente frizzante, agitate e servite, il cocktail è pronto. Gustosissimo per Iachini, molto amaro per Pioli. Ma il calcio va così, non buttiamoci via. Succede.

     

    LUCIANO SI BLOCCA. Toccato dalla grazia com'è, il brasiliano s'era già fatto vedere con tre-quattro spunti interessanti. All'improvviso, dopo un tunnel a metà campo e un assist appena fuori misura, eccolo a terra, dolorante. Guaio muscolare, facile da intuire. Senza di lui, il Chievo perde l'uomo migliore, il più in forma, l'unica vera variante tattica a un gioco altrimenti prevedibile. Luciano è l'unico col cambio di passo, l'acceleratore da premere sempre, la variabile impazzita che sblocca gli schemi. Fuori lui e dentro Fernandes, avete presente il giorno e la notte? Lo svizzero, purtroppo, non ne azzecca una. Sbaglia le cose più semplici, perde sicurezza, fino a rifugiarsi in ripetuti e stucchevoli passaggi all'indietro, mai un'iniziativa, uno slancio, un'idea. Con lui, anche questo va detto, ma non per colpevolizzarlo, il Chievo gioca con l'uomo in meno. E così, quando Diamanti si conquista la punizione dai venti metri e la infila da campione sopra la barriera di Sorrentino, si capisce che il match sta prendendo inesorabilmente la strada per Brescia.

    LE MOSSE DI PIOLI. Qualcosa devi fare, se sei in difficoltà. Pioli sceglie Bogliacino per Rigoni (Marcolini in regia, Bentivoglio più arretrato), ma non ha il coraggio di togliere l'inutile Fernandes, che continuerà a vagare senza meta per il campo. La musica non cambia e non è un caso se le cose migliori, per un po' restano quelle del Brescia. Prima un'entrataccia di Cesar su Eder (1', quantomeno da rivedere), poi un'altra punizione di Diamanti e infine (16') un guizzo di Caracciolo che si libera di Sorrentino ma trova Andreolli quasi sulla linea. Il Chievo ringhia, ma ha idee un po' confuse. L'azione più bella intorno alla mezz'ora, quando un duetto Granoche-Pellissier libera Bogliacino sul limite dell'area. Tocco a sinistra per Bentivoglio che spreca con un sinistro inguardabile. Occasionissima, l'unica vera palla gol della ripresa, segno di un'involuzione decisa rispetto al match di Genova. Nè serve a qualcosa il forcing finale, con Pellissier ammirevole come uomo assist e con Fernandes ancora in ritardo sul traversone invitante. E poi con Sorrentino che partecipa all'assalto finale, lasciando libera la porta. Niente. Oddio, sia chiaro, un pari non sarebbe stato un furto, ma se vogliamo essere onesti dobbiamo dire che non lo è neppure l'1-0 del Brescia di Beppe Iachini. L'ultima foto è sua, il saluto alla curva, gli applausi, i brividi, i ricordi, la maglia dell'Hellas, la panchina del Chievo. Qui è un po' sempre casa sua...  


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