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  • Ecco cosa potrebbe succedere se un calciatore dicesse: 'Sono gay'

    Ecco cosa potrebbe succedere se un calciatore dicesse: 'Sono gay'

    Da VivoPerLei
    KingLC scrive:


    È il 21 maggio 2017, un tiepido sole pomeridiano riscalda Old Trafford, sugli spalti si dimena una marea color cremisi, animata dalla vittoria della Premier League 2016/17 che il Manchester United ha appena raggiunto.
    A Old Trafford sparano coriandoli rossi, i giocatori fanno la doccia a Mourinho con il Gatorade. Ma c’è qualcuno, tra i Red Devils, che sembra non essere realmente felice. Si aggira distaccato per il campo, come se facesse parte degli avversari, guarda gli spalti, s’intravedono dei puntini luminosi nei suoi occhi neri, sono lucidi, ma lui non è un tipo che piange facilmente. Si accarezza il pizzetto e si slega la coda. Una telecamera lo inquadra, un’avvenente giornalista dai capelli ramati lo sta per intervistare.

    «Avete appena vinto la Premier League, siete contenti?»
    «Sì, siamo molto contenti. Speriamo di poterne vincere altre.»
    «Quali obbiettivi vi ponete per la prossima stagione?»
    «Di vincere tutto.»
    La giornalista ride isterica. Ma lui, Ibrahimović, non ha proprio voglia di ridere. Guarda fisso la telecamera e aggiunge: «Ora però vorrei dire qualcosa.» La giornalista lo invita a parlare. Lui accartoccia il volto. «È qualcosa di personale. Penso sia arrivato il momento di dirlo, perché francamente lo nascondo da troppo tempo.» Lei corruga la fronte, guarda per un attimo la telecamera e avvicina un altro po’ il microfono alle labbra umide di Zlatan. «Io sono omosessuale.»

    Silenzio. La giornalista alza le sopracciglia, toglie il microfono e inizia a balbettare verso la telecamera. Dietro stanno ancora festeggiando tutti. Ibrahimović ha la faccia immutabile, grigia, di cemento armato. Milioni di persone, da ogni parte del mondo, hanno appena guardato quell’intervista e hanno appena assistito al primo coming out in diretta tv della storia del calcio. E lo hanno sentito dalla bocca di Zlatan Ibrahimović.

    All’inizio si pensa a uno scherzo, è una scommessa tra Ibrahimović e qualcun altro nello spogliatoio. Una burla. Ma sì, dai. Ibra è un po’ così, l’ha recitata bene. Tutti ridono. Che simpatico Ibra, che pazzo. Ma a guardarlo con quella faccia di marmo che scruta la giornalista in cerca di un segnale, un qualsiasi segnale che ne tradisca il politicamente corretto inculcato nella testa, si capisce ben presto che Zlatan Ibrahimović non sta scherzando. Zlatan Ibrahimović è gay.

    Nelle settimane seguenti non si fa che parlare di lui e di quell’intervista. Il web è letteralmente imploso, la sua pagina Facebook è stata inondata di post e messaggi d’ogni tipo, dalle minacce di morte alla solidarietà, dalla delusione per la caduta di un mito all’idolatria di un simbolo gay che si espone finalmente anche nel calcio. Dopo una settimana la pagina Facebook ufficiale viene cancellata, ne nascono almeno un altro migliaio fasulle. L’ultima foto su Instagram risale a un allenamento del 19 maggio, in cui Ibra ride spensierato poggiando una mano sulla spalla di Mourinho. Nessuno riesce più a guardarlo con gli stessi occhi.

    Quella figura così forte, arrogante e virile, ora si è capovolta. Ibrahimović agli occhi della massa si è trasformato in un Dr. Jekyll e Mr. Hyde, solo che al posto di una nemesi oscura e malefica, c’è un omosessuale cosparso di olio che mostra il fisico palestrato. I media fanno di tutto per contattarlo ma Ibrahimović risulta irraggiungibile. Si priva di ogni vacanza, di ogni uscita in pubblico. Secondo alcune voci non confermate passa l’estate in Svezia, a casa dei genitori.

    Su di lui si dice di tutto, dal web che lo sputtana con fotomontaggi porno e meme vagamente omofobi, alla TV politicamente corretta che ne esalta il coraggio e lo invita a non nascondersi, che c’è bisogno di notizie fresche sennò qua non si campa.
    Raiola si dissocia dalle dichiarazioni di Ibrahimović e liquida tutto con un: «Tra me e lui c’è solo un rapporto lavorativo.» Come se qualcuno avesse insinuato il contrario.

    Mourinho ne ammira il coraggio. «Per me resta un grandissimo giocatore.» Dice. «Niente di più e niente di meno.»
    Nel mondo del calcio si spendono tante parole. Tutti devono rispondere alla fatidica domanda, anche chi non c’entra proprio nulla con Ibra. Pure al CT dell’Azerbaijan viene chiesto cosa ne pensa.

    Le parole più genuine le dice Cassano, il buon vecchio Cassano che è ritornato a giocare nel Bari, ma che dopo aver mandato a quel paese l’allenatore in diretta TV è stato messo fuori rosa. Intervistato dalla Gazzetta, Cassano dice: «Se devo pensare quello che dico, meh, è stato un colpo. All’inizio ho pensato che scherzava, perché lui ‘ste cose li fa, eh. È un coglione, gli piace pigliare in giro a tutti. Quando ho capito che non stava scherzando ho pensato solo che mi dispiace per lui, e poi ho capito perché nello spogliatoio insultava chi si faceva la doccia in mutande.»
    La dirigenza del Manchester United fa quadrato su sé stessa e decide di non...CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE E PER COMMENTARE
     

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