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  • Empoli-Inter, ci voleva la moviola. O no?

    Empoli-Inter, ci voleva la moviola. O no?

    • Sandro Sabatini
    Nel tennis si chiama “occhio di falco”. Nel calcio, “goal line technology”. In tv è storicamente “moviola in campo”, da quando Biscardone faceva il moviolone nel vecchio Processone. Ormai i superlativi hanno fatto il loro tempo, ma è giusto segnalare lo “storicissimo” primo gol visto solo e soltanto dalla telecamera piazzata sulla linea di porta: il 3-3 del Chievo contro la Roma. L’assistente di linea era coperto. I giocatori in campo non se n’erano accorti. Senza tecnologia sarebbe stato il più classico dei “gol fantasma”. Invece è stato gol e basta: viva la tecnologia, viva la moviola in campo. Abbiamo dispositivi in grado di offrirci qualsiasi supporto in tempo reale, perché farne a meno proprio per il calcio, che si vede in tutti i modi e in tutto il mondo?

    Domande legittime, anzi quasi superflue. Punti interrogativi che andrebbero subito rimpiazzati dagli esclamativi. Poi però arriva Mancini in tv, e alla domanda su come giudica l’entrata di Murillo su Pucciarelli, risponde che “si vede chiaramente l’empolese mentre allarga il piede per cercare il contatto”. Poco prima, l’ex arbitro e moviolista Cesari, mostrando l’immagine rallentata e ingrandita, aveva giustificato l’arbitro Celi (coperto) ma severamente annotato l’errore dei suoi assistenti: rigore netto, più espulsione di Murillo già ammonito.

    Il moviolista dice una cosa, il diretto interessato ribatte l’opposto. Cronaca di ieri a Premium, dopo Empoli-Inter. Era già successo mille volte. Succederà ancora un milione di volte. Cesari diceva rigore, Mancini ribatteva simulazione. Avrebbero e avremmo continuato a discutere fino all’anno nuovo (2017), senza trovare un punto d’accordo. Così il bello della diretta diventa il brutto della moviola. E un cartellino giallo, forse addirittura rosso, va agli assistenti di porta: adesso che c’è la “goal line technology”, possono giustificare presenza e gettone solo partecipando attivamente all’arbitraggio. Se non lo fanno, sono inutili. Se lo fanno male, diventano dannosi. Chiaro?

    Chiarissima pure la tentazione di promuovere la moviola in campo non solo per i “gol fantasma”. Il fuorigioco, per esempio. I rigori, magari. Si può provare. Ma guai a ipotizzare partite senza discussioni. Polemiche. Scenate e sceneggiate.

    Immaginate quel che sarebbe accaduto tra i vivacissimi Sarri e Ventura, se ci fosse stato un monitor da consultare a bordocampo per la scivolata di Ghoulam su Bruno Peres. Immaginate quel che avrebbero fatto Mancini e Giampaolo sul famigerato contatto Murillo-Pucciarelli. E l’immaginazione vola all’infinito alzando lo sguardo sulle tribune, sulle curve, sui media e sui social. Per ogni decisione “moviolata”, l’arbitro sarebbe ancora più solo contro tutti.

    La moviola va bene per la linea di porta e forse si può sperimentare per la linea del fuorigioco. Ma quasi mai può andar bene se c’è da giudicare un rigore. Il motivo è semplicissimo, che più semplice non si può: giocatori, allenatori, addetti ai lavori e tifosi non sono obiettivi. A caldo, non hanno lucidità e distacco per giudicare serenamente. Il sudore negli occhi, il sangue nella testa: c’è una ricca casistica di simulazioni e negazioni e giustificazioni e invenzioni che consente di affermare senza ombra di dubbio che “chi è in campo, in certi momenti, perde completamente il lume della ragione”. Meglio evitare che attorno a un televisorino dedicato alla moviola si affaccino Mancini pronto a strapparsi la sciarpa, Giampaolo già fumante con un sigaro acceso, Sarri che si toglie la tuta e Allegri che si straccia il cappottto, Ventura che sbatte i pugni sulla tettoia della panchina e Mihajlovic che prende a calci qualche bottiglietta.

    Detto questo, sarebbe sbagliato ridurre la vittoria dell’Inter a Empoli soltanto all’errore arbitrale su Murillo-Pucciarelli. E altrettanto fuorviante insistere sui nerazzurri che giocano male: la critica è ormai vecchiotta e preconcetta. L’Inter non gioca né bene né male. Più semplicemente, gioca come sa. Ed è prima in classifica perché negli scontri indiretti - quelli contro le piccole - non ha sbagliato un colpo. Per vincere lo Scudetto, avrà necessità di confermarsi negli scontri diretti. Per capirlo, non ci vogliono l’occhio di falco né la goal line technology. E nemmeno il moviolone del processone di Biscardone. Per ipotesi e pronostici, basta uno sguardo al girone di ritorno: l’Inter avrà il Napoli in casa; invece Fiorentina, Juventus e Roma saranno in trasferta. Ecco: per lo Scudetto che verrà, forse il calendario varrà quanto la moviola.

     

    Sandro Sabatini (giornalista Mediaset – Premium Sport)
    Twitter: @Sabatini  -  Facebook: SandroSabatiniOfficial

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