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  • ESCLUSIVO Leonardo a CM: 'Mourinho, Ibra, Milan, Rabiot, la Fifa: vi dico tutto'

    ESCLUSIVO Leonardo a CM: 'Mourinho, Ibra, Milan, Rabiot, la Fifa: vi dico tutto'

    A tutto campo, senza peli sulla lingua. Giocatore, dirigente o allenatore, Leonardo non è mai stata una persona banale. In una lunga intervista concessa a calciomercato.com l'ex guida tecnica di Milan e Inter commenta i principali temi del momento e anticipa quelle che saranno le sue scelte future.

    Una Serie A molto avvincente, senza un vero padrone.
    "Non sono sorpreso, ci sono tante squadre in pochi punti, un dato che dimostra quanto sia divertente ed equlibrata. La Juventus ha ritrovato la sua dimensione dopo un inizio difficile, la Roma sta attraversando un periodo non semplice ma si riprenderà, il Napoli gioca un bel calcio. Ci sono poi l'Inter, la Fiorentina, che di tutte, per ora, sembra quella più continua". 

    La classifica del Milan non è all'altezza delle aspettative.
    "Da 2-3 anni il Milan vive un processo di trasformazione, di cambiamento. Si sta rinnovando, sta lavorando per tornare grande. Credo che tutto il calcio italiano, non solo il Milan, stia attraversando un periodo di transizione. La Serie A non è la Premier League, non è quel campionato desiderato e ambito negli anni 90, ma con le idee giuste credo che possa tornare grande. Bisogna saper ragionare a lungo termine, lavorare sulla formazione, costruire squadre strutturate, che possano essere competitive nell'immediato ma anche nel lungo periodo, con un attento lavoro di scouting".

    Il calcio di oggi è diverso da quello di dieci anni fa.
    "Il mercato è cambiato, quello che è successo all'Inter ne è la conferma. Moratti ha ceduto a Thohir circa il 70% delle sue quote, non so se cederà le restanti, la sua è stata comunque una scelta coraggiosa: ha messo l'Inter nelle condizioni di fare il salto di qualità, di avere una nuova opportunità. Sono molto legato a Massimo Moratti, è nella storia, è difficile pensare a un'Inter senza di lui. Tutto quello che ha fatto e farà è solo per il bene dell'Inter".

    Inter, ma anche Napoli e Juventus, vogliono portare in Italia Rabiot.
    "E' un centrocampista giovane, ma pronto. Sul quale il Paris Saint-Germain fa grande affidamento. E' normale che possa piacere, credo però che resterà a Parigi. Il Psg lotta su più fronti e ha bisogno di lui. In una grande squadra la concorrenza è normale, soprattutto se sei un giovane. Il Psg è stato costruito per vincere subito, per lasciare il segno in Champions League, ma punta molto sui suoi giovani. Rabiot, Areola (portiere del Villarreal ndr), Bahebeck (attaccante del Saint-Etienne ndr) fanno parte del progetto e credo che torneranno alla base. Coman? Lasciare la Francia è stata una sua scelta, non è stato il Psg a scaricarlo. Esattamente come è successo con Anelka, che nel 1997 si trasferì all'Arsenal".

    Anche Ibrahimovic difficilmente lascerà Parigi.
    "Non è solo un grande professionista che fa sempre la differenza sul campo. E' legato tanto a Parigi e al Paris Saint-Germain. E' stato uno degli artefici della costruzione del nuovo Psg, l'ha aiutato a diventare grande, l'ha fatto svoltare, l'ha portato nell'elite del calcio europeo e vuole trascinarlo sempre più su. Non so quello che farà in futuro, posso solo dire che il legame con la città e con la proprietà è molto forte. C'è grande sintonia, che fino a questo momento ha fatto la differenza".

    A Parigi c'è uno dei migliori giocatori italiani, Verratti. Su quale altro italiano punterebbe?
    "Il calcio italiano sta cercando un nuova maturità, ci sono molti giovani interessanti, mi piace molto Insigne perchè fa delle cose diverse rispetto ad altri".

    Con Insigne gioca Higuain: è il migliore 9 del mondo?
    "Se consideriamo il ruolo di attaccante centrale è uno dei migliori 3-4. E' un attaccante che mi piace (in passato ha provato a portarlo a Parigi ndr), non so se sia il più forte,  sicuramente è decisivo, non ha paura di prendersi le sue responsabilità. Higuain è tra i più forti, con lui Ibrahimovic, Lewandowski e Suarez".

    Non è una punta centrale ma anche Neymar sa fare la differenza. E' già da Pallone d'Oro?
    "E' difficile avvicinarsi a Messi e Cristiano Ronaldo, ma il fatto di essere tra i primi tre finalisti è significativo. E' un giocatore diverso rispetto a due anni fa, prima andava 
    pochissimo senza palla, usava in maniera esagerata il dribbiling. E' migliorato molto, ha capito le priorità e sa lavorare per la squadra. Credo che possa essere un serio candidato per il Pallone d'Oro già da quest'anno".

    A proposito di 'persone speciali', Mourinho è ancora lo Special One?
    "Mourinho ha cambiato il modo di fare l'allenatore. Ha scritto la storia. Da una parte Guardiola e la sua lettura tattica, dall'altra Mou, che ha puntato sul coinvolgimento ambiente-squadra, sulla personalità, sulla simbiosi allenatore-spogliatoio. Credo che stia vivendo un momento particolare, si sta rendendo conto che il calcio è cambiato e le convinzioni che aveva dieci anni fa forse non vanno più bene. Sono certo che saprà rinnovarsi e tornerà più forte di prima".

    E' vero che si è fatto avanti per diventare presidente della Fifa?
    "Non posso negare che ci sono persone che mi hanno pensato a me. Credo che la politica del calcio sia malata. Non solo nella Fifa. Bisogna fare dei passi in avanti, la politica del pallone è un argomento che mi interessa, che ha un peso specificio. Credo in un sana gestione che possa favorire la produzione di calcio. Detto questo, non penso a candidarmi per la poltona della Fifa".

    Meglio un futuro in campo o dietro la scrivania? 
    "Giovedì ho chiuso il contenzioso con la Federcalcio francese, per me è stato un nuovo inizio. Non posso uscire dalla mia storia, da quello che sono. Quando ho smesso di fare il calciatore sono diventato assistente di Galliani che è un grande dirigente, un'enciclopedia del calcio. Mi ha insegnato tante cose, mi ha dato un'opportunità e per questo gli sarà sempre grato. Poi sono arrivare le esperienze in panchina con Milan e Inter e il ruolo di direttore sportivo a Parigi. Sono aperto ad ogni soluzione, mi considero un allenatore di stampo manageriale e un direttore sportivo con concetti di campo. Sinceramente la panchina è molto emozionante. Quello che conta è il progetto".

    Federico Zanon
    @Fedezanon15


     

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