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  • ESCLUSIVO Luiz Adriano, il Jiangsu e la crescita del calcio cinese: tutta la verità

    ESCLUSIVO Luiz Adriano, il Jiangsu e la crescita del calcio cinese: tutta la verità

    • Pippo Russo, Marco Gori, Edoardo Dalmonte, Lorenzo Bettoni
    Da questo gennaio la Cina del pallone non è rappresentata più soltanto dal Guangzhou Evergrande dei grandi ex Lippi e Cannavaro, ma anche dal Jiangsu Suning, società che sta tentando di accaparrarsi i vari Luiz Adriano, Guarin e Gervinho a suon di assegni pesanti ed offerte irrinunciabili.  Per capire da dove parte e quali sono le prospettive di sviluppo del movimento calcistico in Cina, ma anche per conoscere i dettagli del mancato passaggio di Luiz Adriano a questo club emergente, calciomercato.com ha parlato in esclusiva con Alain Wang, corrispondente in Italia del giornale cinese Titan Sports.

    Il Jiangsu Suning è di fatto il vero protagonista di questa prima parte di mercato di riparazione, puoi dirci chi sono e da dove arrivano?
    “Il Jiangsu è una squadra di Nanjing (nome italiano Nanchino n.d.r.) e la sua dimensione storica è sempre stata quella di una provinciale che ogni anno lotta per la salvezza. Nel 2012, però, sono arrivati secondi in campionato e nel 2015 hanno vinto la coppa di Cina. Lo scorso mese la società è stata rilevata da gruppo Suning, un’azienda di grande distribuzione, anche loro con sede a Nanjing, specializzata nell’elettronica di consumo. Dodici mesi fa l’azienda ha ceduto il 19.9% delle proprie quote ad un altro gruppo cinese, di nome Alibaba, che ha aumentato la liquidità ed allo stesso tempo ha cambiato le strategie di marketing dell’azienda, cercando metodi alternativi per ampliare il proprio mercato. Il calcio è un grande veicolo di comunicazione e per questo sono entrati nel business, puntando subito puntato sui nomi grossi".

    Luiz Adriano non ha firmato con il Jiangsu Suning apparentemente perché il club non voleva mettere l’importo dell’ingaggio nel suo contratto. Cosa c’è di vero?
    “Rumors in Cina dicono che lui abbia alzato le proprie richieste, ma io credo che la realtà stia nel mezzo. Può entrarci la mancanza di esperienza degli operatori cinesi e le differenze culturali con l’Europa. In Cina, infatti, la fetta più grossa di un contratto è quella legata ai bonus e non alla parte fissa, al contrario che in Europa. E’ possibile che sia stato chiesto a Luiz Adriano di firmare un tipo di accordo diverso da quello prospettato inizialmente, magari anche soggetto al raggiungimento di obiettivi complicati".

    Pensi che ci saranno problemi anche per i trasferimenti di Guarin e Gervinho?
    “Non conosco i dettagli delle trattative quindi non posso dare una risposta certa. Ma almeno uno dei due si concretizzerà, perché il club ha deciso che vuole acquistare giocatori di livello internazionale ed ha puntato su di loro".

    Il Jiangsu ha messo nel mirino anche giocatori di altri campionati oppure sono puntano solo sulla Serie A?
    “Il club deve aver trovato qualche canale di mercato particolare con l’Italia, in questa sessione. In passato ci sono stati giocatori come Paulinho, ex Tottenham o Lucas Barrios, ex Dortmund, che hanno fatto le fortune del  Guangzhou Evergrande".

    C’è stata una recente polemica tra i club brasiliani e quelli cinesi, puoi dirci di più a riguardo?
    “I club della Città di San Paolo, soprattutto il Corinthians, hanno denunciato che gli operatori cinesi, in partnership con procuratori brasiliani, acquistano i calciatori negoziando prima con loro e poi con il club. Possono permettersi di offrire cifre inavvicinabili ed una volta trovato l’accordo con il giocatore, mettono alle strette il loro club chiedendo di  pagare soltanto l’indennizzo previsto per contratto, senza margine di trattativa. Squadre come San Palo e appunto Corinthians hanno paura di vedersi strappare  via quasi a zero i propri talenti".

    Quali sono i programmi a lungo termine del Jiangsu Suning per rimanere ai vertici del calcio cinese?
    “Credo che tutti questi investimenti e tutto questo entusiasmo siano statu fatti in una prospettiva a lungo termine. Non scordiamoci che in Cina non sono previste limitazioni come il Financial Fair Play. Con un simile vincolo nessuna squadra potrebbe sopravvivere là. Il club, poi, porta sempre il nome dell’azienda che lo controlla, è pubblicità già fatta".

    Le società cinesi non temono che il calciatore europeo o sudamericano si stufi e voglia lasciare la squadra prima della fine del suo contratto, come hanno già fatto Gilardino e Diamanti?
    “E’ capitato alcune volte, ma nel caso di Gilardino e Diamanti c’è stata anche la volontà del club di sostituire i due giocatori. Il Guangzhou voleva acquistare giocatori brasiliani al loro posto, anche se meno famosi. I brasiliani sono quelli che hanno maggior capacità di adattamento nella Super League Cinese. Drogba, invece, se n’è andato per la crisi finanziaria del suo vecchio club, lo Shanghai Shenhua mentre Keita ha rescisso consensualmente a causa degli scarsi risultati della squadra".

    Qualcuno pensa che la Super Liga potrà raggiungere il livello della MLS tra qualche anno. E’ così?
    “Se guardiamo a 5-6 anni fa, il campionato cinese prendeva sempre giocatori di seconda fascia dal Brasile oppure giocatori top a fine carriera, come ha fatto lo Shangai Shenhua con Ruben Sousa ex Inter, oppure il Tianjin con Damiano Tommasi, che è stato il giocatore italiano con il maggior impatto sul calcio cinese. Il club fece un grande sforzo per trattenerlo e lui ha dato un grosso esempio di professionalità per i giovani. Ci è voluto poco, però, per accorgersi che i giocatori di seconda fascia o quei tipi di calciatore non risolvono tutti i problemi e allora le società hanno iniziato a puntare su calciatori in piena attività. Un altro cambiamento fondamentale è che 5-10 anni fa difficilmente vedevi un club cinese pagare il prezzo del cartellino,adesso pagano e pure bene. E’ un cambio di mentalità importante che segna l’avvicinamento al sistema internazionale. Non si può escludere nessun tipo di prospettiva di crescita per il calcio cinese nei prossimi anni".

    Come dimostrato anche nei giochi Olimpici, quando la Cina decide di investire ed eccellere in una disciplina, spesso ci riesce e impegnando pure poco tempo. Se nessuna prospettiva di crescita è preclusa, perché nel breve termine la Cina ha fallito con il calcio? 
    “Sono stati fatti investimenti sbagliati. I club hanno iniziato a costruire la casa dal tetto. Non hanno costruito la struttura della società partendo dal settore giovanile. A questo livello siamo sottosviluppati, ma anche peggio. E’ un vero disastro. I ragazzi che giocano a calcio sono  pochi ed hanno poche strutture. La questione chiave è riuscire a capire se questo nuovo entusiasmo, può portare gli imprenditori ad investire anche nel calcio amatoriale e nel settore giovanile, oppure se si tratta solo di show-business. Le prospettive di cui parlavo prima possono essere positive, ma anche estremamente negative".

    Il governo cinese ha un ruolo nel business che vuole attirare i grandi campioni in Cina?
    “Credo di no, assolutamente. Il governo cinese punta molto allo sviluppo del calcio per permettere a più persone di giocare e vedere questo sport. Non credo ci sia un contributo economico da parte del governo per acquistare giocatori".

    E invece hanno un ruolo nel sollecitare le grandi aziende ad acquistare squadre di calcio?
    “Non c’è una politica del governo che chiede alle aziende di investitore nel calcio, ma il processo può essere opposto. Possiamo infatti presupporre che investire sulla squadra locale significhi anche compiacere il governo locale,non quello centrale, portando lavoro ed intrattenimento e mettendo l’azienda nella posizione di poter chiedere favori allo stesso governo. Possiamo presupporlo, perché non abbiamo prove di questo".

    Si sta formando una classe di broker cinesi, ovvero intermediari e procuratori?
    Dobbiamo dividere la questione tra dirigenti e procuratori. Per quanto riguarda i dirigenti, la figura di Marcello Lippi è stata fondamentale nella loro professionalizzazione. Prima del suo arrivo i dirigenti venivano sempre da altri settori. Portavano metodi e linguaggi diversi dal calcio e non tutti conoscevano bene le regole del gioco. Lui si è occupato della parte tecnica, ma ha anche insegnato ai dirigenti di Guangzhou come fare il loro mestiere. Oggi la loro è la dirigenza è la più professionale della Cina grazie proprio all’impronta di Lippi. Pensate solo che in Cina, prima del 2007-2008 non si conosceva la legge Bosman. I club facevano solo contratti annuali e meno di dieci anni fa il primo calciatore si è spostato dalla Cina alla Corea del Sud a fine contratto grazie al suo procuratore Italiano, Oberto Petricca, creando un vero e proprio terremoto nel nostro mercato. I club si sono adattati negli anni successivi, iniziando a firmare contratti pluriennali. Per quanto riguarda la figura del procuratore, c’è da dire che fino a cinque anni fa i giocatori firmavano direttamente con il club, senza avvalersi di procuratori. Adesso c’è anche la figura del procuratore che protegge il suo assistito. Ci sono figure storiche come Li, che è un agente cino-brasiliano che porta calciatori brasiliani in Cina. Anche lui ha un ruolo molto importante nel calcio cinese".

    Chi sono i broker non cinesi che stanno affacciandosi con successo sul mercato cinese?
    “Dipende. E’ difficile che un singolo procuratore abbia influenza su molti club perché la Cina è un paese molto esteso ed è impensabile di poterne controllare tutti gli aspetti. Anche le dirigenze cambiano molto velocemente. Il signor Li è il numero uno perché è quello che porta i brasiliani in Cina. Jorge Mendes è appena arrivato ed ha firmato un accordo con un gruppo finanziario chiamato Fussun ma ancora non sappiamo i loro progetti e non sappiamo su cosa vorranno puntare: può essere che Mendes voglia rafforzare l’immagine dei vari Ronaldo e James Rodriguez in Cina, oppure che punti a portare nella Super League alcuni dei suoi assistiti. Questo è ancora tutto da vedere".

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