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  • Fair play:| Allenatore fa espellere un suo giocatore

    Fair play:| Allenatore fa espellere un suo giocatore

    E' accaduto domenica scorsa in Brianza nel campionato di Seconda categoria. "L'arbitro non si era accorto di niente", racconta il tecnico che finora ha vinto dieci campionati su 11.
    "Ha insultato e spintonato l'avversario": l'allenatore fa espellere il suo stopper.
    L’arbitro non vede un fallo di reazione, ma l’allenatore sì. E chiede l’espulsione per il proprio difensore. Doppia ammonizione, cartellino rosso e lo stopper finisce sotto la doccia. La sequenza che lascia di stucco avversari e spettatori si consuma domenica scorsa su un campo brianzolo. Sul rettangolo verde del Triuggio incrociano i tacchetti la squadra di casa e il Nino Ronco (di Ornago): nona giornata del campionato di Seconda categoria, girone T, quasi l’ultimo gradino del calcio Figc (più sotto c’è solo la terza categoria, che non ha retrocessioni).

    Quando all’8' del primo tempo gli ospiti vanno sotto di un gol, il difensore centrale Davide Verderio, 27 anni, è già stato ammonito per gioco scorretto. Al 24' l’episodio che cambia la storia della partita. Il centravanti della Triuggese simula nell’area di rigore avversaria. L’arbitro non abbocca, ma il difensore non ci sta e prende a male parole il diretto avversario. Poi lo spinge. Il fischietto non si accorge di nulla, ma la scena non sfugge all’allenatore del Nino Ronco, Francesco Natobuono, 35 anni. «Ho chiamato l’arbitro e fatto presente quanto era accaduto, dicendo che il mio difensore era da ammonire per comportamento antisportivo», racconta.

    L’arbitro prende dal taschino il cartellino giallo e punisce lo stopper. «Ho visto che non era il rosso: mi sono permesso di ricordargli che era il secondo giallo. Da qui l’espulsione automatica», prosegue Natobuono. Detto, fatto. Il Nino Ronco gioca in dieci, sotto di una rete. In uno scontro diretto che vale il quarto posto. «In quell’istante non ho certo pensato ai punti. Era il minimo che potessi fare e lo rifarei — puntualizza l’allenatore — O si gioca pulito, rispettando le regole, oppure non si gioca. Tutti vogliamo vincere, ma siamo qui per imparare anche il rispetto degli altri». Giovane ma con le idee chiare, Natobuono: tifoso del Napoli, seduto in panchina ha già conquistato dieci campionati su 11 fin qui disputati.

    Ingaggiato all’inizio dell’anno dalla dirigenza della squadra brianzola, che arriva da una promozione, il suo obiettivo è chiarissimo: fare il salto di categoria. Di certo, per ora, si è guadagnato il rispetto dello spogliatoio e quello di molti avversari. «Un bell’esempio — dice il sindaco di Ornago, Maurizia Erba — Ce ne fossero di persone come lui in tutti gli ambienti e forse il nostro Paese non sarebbe così malandato». «Non dico che abbia fatto male — interviene Dardo Colombo, presidente dell’associazione sportiva Nino Ronco — Quando me l’hanno detto, non sapevo se ridere o piangere. Avrei preferito che la punizione per il nostro difensore fosse rimasta nei confini dello spogliatoio».

    Dall’inizio della settimana nella cittadina brianzola, 4.670 anime, è l’argomento del giorno, con i pareri che si dividono. Per Walter, pensionato di 73 anni, «il mister ha fatto bene e ci volevano anche due ceffoni per quel ragazzotto». Stefano, 33 anni, invece, non è così duro: «A volte l’adrenalina in campo ti fa fare cose di cui ti penti dopo un minuto». Per la cronaca, dopo quasi 70 minuti di inferiorità numerica, giocando in contropiede, il Nino Ronco ha acciuffato un prezioso pareggio. Al 90', a bucare la retroguardia avversaria, N’Doua Barros.
     


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