Scrive Alberto Costa sul Corriere della Sera: "(...) Eravamo convinti che la liturgia e il fascino del numero 10 fossero rimasti intatti fino a quando, scorrendo l’elenco dei 23 di Cesare Prandelli per la Confederations Cup, ci siamo resi conto che la maglia chiave è stata appaltata a Sebastian Giovinco. Non ce ne voglia la Formica Atomica ma il dettaglio è oggettivamente imbarazzante. Non tanto perché nelle sue 14 presenze azzurre non abbia segnato lo straccio di un gol, quanto perché andremo in Brasile, patria di leggendari numeri 10 quali Pelè, Zico e Ronaldinho, affidando la nostra casacca più prestigiosa a un giocatore assolutamente non rappresentativo. In tema di numeri 10 pure noi infatti non scherziamo: da Antognoni a Baggio, da Zola a Totti e a Del Piero, il nostro vissuto esprime carisma, qualità e fantasia. Ci sorprende che Prandelli, sottovalutando il problema di immagine, se ne sia lavato le mani rinunciando a imporre d’autorità, come il suo ruolo avrebbe invece richiesto, il numero magico del calcio a Pirlo (lo aveva già indossato con il Trap e con Lippi) oppure a Montolivo, perfino a Balotelli volendolo".