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  • Gabriele Romagnoli nuovo direttore: ecco una grande sfida per Rai Sport

    Gabriele Romagnoli nuovo direttore: ecco una grande sfida per Rai Sport

    • Marco Bernardini

    Era tempo che accadesse. La Rai, intesa come servizio pubblico e quindi come strumento per informare e per educare secondo buon senso e non per volontà political-lobbistica, cambia pelle. Di più. Subisce un intervento di chirurgia radicale con la sostituzione del cuore. Una ventata di aria buona e fresca arriva, infatti, con l’annuncio delle nuove nomine di coloro che sono stati incaricati di entrare nella sala di comando per fare in modo che il pachiderma stanco e sonnolento, erede della Prima Repubblica televisiva, venga collocato sotto formalina nel museo degli errori e degli orrori e al suo posto trovi spazio sul serio il cavallo intrepido e coraggioso ma anche tanto sputtanato di viale Mazzini.


    Per quel che ci riguarda direttamente, ciò che è accaduto (ma soprattutto accadrà) a Rai Sport  possiede la valenza epocale di un’autentica rivoluzione, culturale e non. Un cordiale saluto a Carlo Paris, che va via, e un benvenuto di cuore al nuovo direttore Gabriele Romagnoli. Nuovo davvero. Intanto “non romano” ma bolognese. Distinguo importante, certamente non da leggere in chiave etnico-campanilista, che va interpretato anche come la volontà (direi la necessità) di sparigliare un gioco ormai insopportabilmente noioso, un po’ truffaldino e incancrenito dalla presenza dei soliti noti. Logico e fin naturale dover registrare i lamenti e le proteste in arrivo dalle finestre finalmente spalancate del Palazzo. Voci comunque destinate, seppure con pieno rispetto deontologico e professLa nuova ionale, a farsi sempre più tenui sino a scomparire come il più classico dei ”fondue” cinematografici. Intanto il prototipo della nuova macchina avrà già cominciato a muoversi in pista. E, per Romagnoli, si tratterà di una gran bella sfida.

    Non si tratterà, comunque, di una efferata Bastiglia della serie ”non si fanno prigionieri”.  Semmai, conoscendo un poco l’uomo e il professionista Gabriele, immagino un intervento chirurgico certamente profondo e allo stesso tempo eseguito in anestesia totale un poco come avvenne quarantadue anni fa per la “rivoluzione dei garofani” in Portogallo. Autore, scrittore, giornalista, commediografo, soprattutto viaggiatore nel senso più ampio del termine spinto dalla curiosità insaziabile di vedere, conoscere, raccontare e possibilmente intervenire. Romagnoli è la sintesi di tutte queste singole “opere” per un quadro arcobaleno.


    Sportivo fu il suo esordio narrativo con il racconto “Undici giocatori” pubblicato da Tondelli per le serie Blues per poi fluire separatamente in terre diverse ed egualmente affascinanti come inviato speciale piuttosto che come notista o corrispondente estero. "La Stampa" e "La Repubblica" come fiori all’occhiello. Una campagna coraggiosa contro la pena di morte negli Stati Uniti come manifesto del suo pensiero. Il tutto retto da una colonna portante ideologica e pratica irrinunciabile: l’elogio della leggerezza. Quella, preziosa, sostenuta da Italo Calvino che non significa superficialità ma abbattimento dell’inutile e dell’esagerato. Inutilità ed esagerazione che, negli ultimi anni, sembrano essere diventati i totem anche e forse specialmente dello sport, calcio in primis.

    Per conoscere e per capire Romagnoli sarebbe comunque  opportuno leggere il suo ultimo romanzo ”Bagaglio a mano” nel quale si immagina un viaggiatore rinchiuso in un baule con quelle “quattro cose” indispensabili per essere se non proprio felici almeno sereni. Un “colpo” alla Tiziano Terzani dei nostri giorni e soprattutto di quelli a venire. Anche per la gestione che il nuovo direttore dovrà affrontare, appena arrivato, di due eventi tostissimi come gli Europei di calcio e le Olimpiadi in Brasile. In bocca al lupo. Anzi, come si dice a teatro: “merde!”.
     


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