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  • Genoamania: tre buoni motivi per accontentarsi

    Genoamania: tre buoni motivi per accontentarsi

    • Marco Tripodi
    Quando arrivi da due anni di digiuno non puoi che sognare di farti una bella mangiata. 
    Eppure i motivi affinché il pareggino senza gol rimediato ieri nel derby sia qualcosa di più un insipido brodino per il Genoa ci sono tutti.

    A cominciare dall'aver finalmente posto fine ad un'emorragia di sconfitte che contro i blucerchiati poteva raggiungere livelli record. Mai nella storia della stracittadina genovese una delle due squadre è riuscita a prevalere sull'altra per quattro volte consecutive. Ieri la unanimemente elogiata corazzata di Giampaolo aveva l'opportunità di riscrivere la storia ma non ci è riuscita. E' vero, la striscia positiva della Sampdoria resta tuttora aperta ma se non altro sulla sponda rossoblù si è evitato di aggiornare le statistiche con un dato che sarebbe stato difficile da cancellare nell'immediato futuro e che avrebbe rappresentato un'onta per molto tempo.

    In secondo luogo bisogna prendere questo pareggio per quello che vale in termini di classifica, ossia un punto. Un punto importante che rappresenta un ulteriore mattoncino verso quel traguardo minimo ma vitale sempre più a portata di mano

    E poi, siccome quando si gioca il derby non si guarda solo in casa propria ma anche in quella altrui, essersi divisi la posta con i cugini significa anche averli fatto perdere due punti nella corsa all'Europa. Magra consolazione dirà qualcuno, ma così vanno le cose nel mondo del pallone, dove il dispiacere altrui spesso corrisponde alla gioia propria, specie tra vicini di casa. 

    Sulla partita in sè c'è poco altro da aggiungere. Tra la prolificità della Sampdoria e la compattezza del Genoa ha prevalso nettamente quest'ultima. Ne è scaturito uno dei derby più brutti degli ultimi anni, con poche occasioni e ancor meno emozioni su entrambi i fronti. E allora, a costo di scadere nella retorica, non si può evitare di sottolineare come alla fine il vero spettacolo sia ancora una volta arrivato da chi secondo alcuni dovrebbe essere un soggetto passivo dell'evento: il pubblico. Alla faccia di chi continua ad incentivare un calcio sempre più da salotto e sempre meno da stadio.

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