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  • Giovinco:| 'Del Piero? No, io mi ispiro a Nedved'

    Giovinco:| 'Del Piero? No, io mi ispiro a Nedved'

    La Formica Atomica parla prima della sfida col Napoli.
    Giovinco: "Se la Juve vince sta sulle scatole, devo segnare di più".
    "Del Piero? Io mi sono sempre più ispirato a Nedved".
     

    Buongiorno Giovinco, e se la Juventus perdesse contro il Napoli? Quanto sarebbe condizionata la corsa scudetto?
    «Non lo so. Perché non prendo neppure in considerazione l'ipotesi di perdere questa partita, per cui non so rispondere».

    E se la Juventus vincesse? Inizierebbe una fuga?
    «Non cambierebbe niente, continueremo a fare le stesse cose e pensare allo stesso modo. Qui da noi funziona così, testa bassa e concentrati sul prossimo impegno, tanto i conti si fanno alla fine. E poi, oggettivamente, è davvero troppo presto: non penso che questa partita possa incidere così tanto».


    Come vede il Napoli: è una squadra al vostro livello o, come dicono molti, ancora leggermente inferiore?
    «Se è lì in classifica con i nostri stessi punti una ragione ci sarà, no? E' una squadra forte, che rispettiamo, ma che non ci fa paura».

    A proposito di punti, ne avete 19 come la Juventus di Capello che asfaltò il campionato 2004-05. L'aver eguagliato quel record significa che voi e il Napoli siete forti come quella Juve o che il campionato è sceso di livello?
    «La serie A è sempre stata difficile, ma ora è troppo presto per analizzare il campionato. Magari è un semplice caso, magari no. Riparliamone alla fine, quando si faranno i conti definitivi».

    Risponda a bruciapelo: il primo ricordo che ha di Pechino.
    «La vittoria».

    E le polemiche?
    «La cosa più bella e importante per me è alzare un trofeo e quello mi è rimasto impresso».

    Mentre lo alzava il Napoli era negli spogliatoi.
    «E pensate che allinizio manco me ne ero accorto. Troppo felice per la vittoria per pensare al contorno».

    Perché tanti attriti fra Juventus e Napoli?
    «E' normale per me: quando la Juve vince e rivince l'anno dopo inizi a stare sulle palle a tutti. E a quel punto è quasi naturale che ogni cosa venga ingigantita o strumentalizzata. Sinceramente me l'aspettavo e devo confessarvi che la cosa non mi preoccupa granché. Io spero di stare sulle palle ancora per una decina di anni, poi mi ritiro».

    O se ne va in Australia...
    «No, niente Australia per me. Smetto e mi dedico alla mia famiglia che spero di aver costruito nel frattempo».

    Ha tenuto banco la polemica sull'utilizzo dei giocatori in Nazionale. Lei è reduce dal ritiro azzurro: è più carico o più stanco?
    «Né luno né l'altro, mi sento normale. E' piuttosto usuale per me vivere questo tipo di situazione».

    E chi s'è fatto il giro del mondo in aereo?
    «Non so. Io non l'ho fatto, quindi... Con l'Italia siamo andati in Armenia, che non è un volo intercontinentale ma sono sempre quattro ore e due di fuso: a vedere comè andata la seconda partita con la Danimarca, direi che il volo non ci ha stancati molto, no? (ride, ndr )».

    Ma lei cosa ne pensa della nostra proposta di non interrompere il campionato, che quindi finirebbe prima, e aggregare tutte gli impegni della nazionale a fine stagione tra maggio e giugno?
    «E' un'idea e potrebbe anche funzionare. Si è sempre fatto in un altro modo e a noi giocatori più di tanto non pesa, però il calcio cambia e non è detto che una cosa che si fa da sempre non possa essere migliorata. E' una proposta da analizzare, magari per avere più giorni a disposizione per allenarsi meglio».

    Durante i dieci giorni azzurri avete parlato molto di Juventus-Napoli nello spogliatoio?
    «Zero. Giusto qualche battuta o qualche sfottò, ma nessun discorso serio».

    In compenso se l'è presa per certi giudizi...
    «Non me la sono presa, ho solo detto che non avevamo visto la partita allo stesso modo».

    Ma lei che giudizio dà alla sua stagione finora?
    «Buono. Anche più che buono. Sicuramente potevo fare meglio, perché ho avuto tante occasioni per poter segnare qualche gol in più, però è una stagione molto buona finora».

    Qual è l'occasione sbagliata che non la fa dormire?
    «Dormire? Ma per carità, io dormo benissimo: siamo primi in classifica, ho fatto tre gol....».

    Va bene, diciamo così: qual è l'errore che la infastidisce di più?
    «In generale tutti, ma nello specifico quelli con la nazionale. E' vero, avrei dovuto essere più cattivo in fase conclusiva. Alcune occasioni erano anche clamorose».

    Cosa le dà fastidio della critica?
    «Nessun fastidio, a volte non vediamo le cose nello stesso modo. E forse ci vorrebbe più equilibrio nei giudizi. Tante volte non si tiene conto dell'avversario, dell'andamento della partita, del rendimento generale della squadra. Tutte cose che possono incidere nella prestazione del singolo».

    Forse paga le grandi attese che ci sono su di lei.
    «Sicuramente, ma questo mi va benissimo».

    Critica e tifosi sembrano spaccati: c'è chi la esalta e chi non la giudica degno della Juventus.
    «Anche questo mi va benissimo. Spacco la critica? Bene, non mi piace stare nel mezzo. Nel mezzo ci sono i mediocri. Io nel limbo non ci voglio stare: inferno o paradiso. Però, per chiudere il discorso, anche se sono soddisfatto della stagione, non mi accontento di certo e ogni giorno lavoro per migliorare. Magari segnando qualche gol in più la critica potrebbe essere più benevola, tanto lo so che contano solo quelli».

    Beh, per un attaccante è anche logico che funzioni così.
    «Sì, ma andrebbe anche considerato che rispetto ad altre punte non calcio rigori e punizioni. Quelle sono, giustamente, di Andrea».

    Domani sarà una partita senza numeri dieci: il Napoli non ha più la maglia dai tempi di Maradona, la Juventus quest'anno non ce l'ha più...
    «Non ci avevo pensato».

    Ma ci sono dei dieci nelle due rose?
    «Sì, ma non pensiate che vi faccio i nomi dei nostri! (ride, ndr ) Nel Napoli Insigne e Pandev hanno le caratteristiche del dieci».

    A proposito, Maradona l'ha mai visto?
    «Nelle cassette da piccolino. Sognavo davanti a quei numeri».

    Si è mai ispirato a lui? Ha mai provato a rubargli qualche trucco?
    «No, solo sognato. E aumentato la mia cultura calcistica».

    A Del Piero, invece, qualcosina avrà rubato: lo vedeva molto più da vicino...
    «Sì, ho imparato da lui, anche se penso di avere un ruolo diverso dal suo. Io mi sono sempre più ispirato a Pavel Nedved».

    Si percepisce la nostalgia di Del Piero nello spogliatoio della Juventus?
    «Ti accorgi che Alex non c'è, ma non ne facciamo un dramma».

    Che effetto le ha fatto vedere Del Piero con un'altra maglia, scendere in campo, giocare delle partite ufficiali e segnare un gol?
    «L'effetto è stato strano, ma è anche giusto che sia così. Io però non ho visto tutta la partita, solo le immagini del gol. Molto bello, per altro».

    Pirlo, Messi e Ronaldo: a chi dà il Pallone d'Oro?
    «Ad Andrea perché gioca con me e poi anche a Messi perché è il più forte di tutti. Sono due giocatori diversi... Andrea nel suo ruolo è il migliore del mondo senza alcun dubbio».

    Pirlo riesce a stupire voi come stupisce noi?
    «Sì. Dopo un po' che ti alleni con lui tendi ad abituarti alle sue magie, ma ogni tanto ne tira fuori una nuova e rimani a bocca aperta».

    E' più facile giocare con lui?
    «Beh, diciamo che da una parte è facile, dall'altra è più difficile perché può essere imprevedibile: anche se non ti guarda riesce sempre a pescarti e te la mette lì».

    E mi conferma che all'interno dello spogliatoio vi fa morire dal ridere?
    «Confermo. Sì, lo so può sembrare strano, ma è così: il vero Pirlo lo conosciamo solo noi».

    Vucinic, Matri, Quagliarella: come cambia il suo modo di giocare a seconda del partner?
    «In linea di massima alcuni movimenti sono sempre gli stessi perché sono quelli degli schemi e in generale non cambio molto. A parte assecondare le caratteristiche di ognuno, ma questo è abbastanza ovvio».

    Com'è questo Bendtner? C'è curiosità intorno a lui.
    «Ha segnato 27 gol in Nazionale e una quarantina in Inghilterra: basta questo, no? Mica lo devo scoprire io».

    Come l'ha visto nella partita di San Siro?
    «Non è stata una serata esattamente facile per loro e poi giocava contro i difensori più forti del mondo».

    E' vero che è un gigante, ma ha i piedi buoni?
    «Sì, è vero».

    Dicono di lui in Inghilterra che ogni tanto esagera nel cercare la giocata più difficile.
    «Se uno sta bene e ti senti in forma ci può stare».

    Cavani è forte come...
    «Come i grandissimi d'Europa. Attaccante moderno, all'altezza di Radamel Falcao che magari esalta di più perché gioca nella Liga».

    Lei poteva finire al Napoli a un certo punto della sua carriera.
    «Davvero potevo? (ride, ndr) Non so... Forse c'era stato un interessamento, ma non credo sia mai partita una vera trattativa. E comunque quell'interesse fa piacere».

    Ma lei come si sarebbe visto a Napoli?
    «Con la maglia azzurra, no? (ride, ndr)».

    L'ambiente napoletano è tanto diverso da quello di Torino.
    «Vero, ma non ci ho mai pensato seriamente, quindi...».

    E' più difficile per la Juventus giocare al San Paolo o al Napoli venire allo Stadium?
    «Ormai è uguale. Fino a due anni fa era certamente più difficile per noi andare al San Paolo, ora lo Stadium ha pareggiato la situazione: mette pressione agli avversari. Ora è bello come al San Paolo».

    E' dura giocare lì?
    «E' dura ovunque. In tutti gli stadi la Juventus è messa sotto pressione: da Siena a Milano, da Napoli a Catania... Non esiste uno stadio facile per noi. E questo, sinceramente, mi rende orgoglioso».
     


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