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  • Giussy Farina: 'Rifiutai Rossi alla Juve, il Palazzo mi mandò in Serie B'

    Giussy Farina: 'Rifiutai Rossi alla Juve, il Palazzo mi mandò in Serie B'


     

    La tribù del calcio, la rubrica curata da Paolo Ziliani per Premium Calcio, questa settimana intervista Giussy Farina, ex presidente del Vicenza e del Milan.

    Nella puntata di domani, un’intervista esclusiva a Giussy Farina, presidente del Vicenza dal 1968 al 1980, che, a proposito della retrocessione in Serie B della squadra biancorossa nel 1979, dichiara: “Di quel che dico non ho le prove: ma sono certo che quando mi rifiutai di dare Paolo Rossi alla Juventus, facendo uno sgarbo all’Avvocato, il ‘Palazzo’ mi punì mandando il Vicenza in Serie B; quella stessa squadra, quello stesso allenatore, quegli stessi giocatori che l’anno prima erano andati vicinissimi a vincere lo Scudetto. In quell’occasione lo vinse la Juventus perché successero cose un po’ strane…”.

    L’ex presidente del Vicenza comincia ricordando i particolari dell’acquisto di Paolo Rossi: “Paolo Rossi l’avevo acquistato in comproprietà dalla Juventus su consiglio di Oscar Damiani, un mio ex giocatore. Prendilo, mi disse, nel Como non l’hanno mai fatto giocare ma è uno bravo. Mi fidai. Feci un affare e fui anche fortunato perché Vitali, il centravanti titolare, se ne andò dal ritiro in disaccordo per l’ingaggio. Rossi cominciò così a giocare e nessuno gli portò più via il posto. Al suo primo anno in serie A segnò 24 gol in una squadra che l’allenatore Gibì Fabbri faceva giocare come l’Ajax di Cruijff. Eravamo i più bravi e meritavamo lo Scudetto.”

    Farina poi ritorna sull’incontro con la società bianconera per l’acquisto dell’attaccante: “Un giorno, a fine stagione, arriva Allodi e mi dice: ti porto a Torino, l’Avvocato vuole Rossi a tutti i costi, andiamo da lui. Così facemmo, ma poiché il giocatore era mio al 50% io dissi: caro Avvocato, Rossi glielo do, ma ci meritiamo di tenerlo a Vicenza ancora un anno. Niente da fare, l’Avvocato lo voleva subito, senza discussioni, e a quel punto andammo alle buste. La Juve offrì per la metà 800 milioni di lire, o poco più, mentre io 2 miliardi e 612 milioni. Presi Rossi, successe un pandemonio e Carraro, presidente della Federazione, fece il gesto di dimettersi perché lo scandalo fosse più grande di quel che non era. Morale della favola: l’anno dopo, con lo stesso Vicenza che aveva sfiorato lo Scudetto, finimmo in B. Ripeto, non ho le prove di quel che dico, ma lo pensai allora e continuo a pensarlo oggi, a più di 30 anni di distanza: fu il ‘Palazzo’ a mandarci in B in segno di vendetta per lo sgarbo che avevo fatto”.


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