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  • Il perché di Gasperini all'Inter

    Il perché di Gasperini all'Inter

    La Fabbrichetta è il luogo dove è cresciuto Gian Piero Gasperini, nuovo allenatore dell’Inter, a Collegno, provincia torinese, in quel piccolo gioiello urbanistico e culturale del Villaggio Leumann. Un mondo a parte, una rivoluzione essenziale, gradevole, a misura d’uomo che è un po’ il paradigma non solo del calcio di Mister Gasp, ma probabilmente anche dell’uomo.

    Una diversità mai mediaticamente esibita eppure chiara, fin dalle prime esperienze di tecnico, dopo una discreta carriera di calciatore, nelle giovanili della Juventus, dove ha ricercato in campo un equilibrio partendo da una originale difesa a tre, incurante di mode (spesso) effimere.

    Il presidente dell’Inter Massimo Moratti aveva identificato in Marcelo Bielsa il primo nome per la successione di Leonardo. Dopo il motivato rifiuto dell’argentino, una lunga serie di allenatori sono stati accostati alla panchina dell’Inter, tuttavia con la scelta di Gasperini si torna alle origini. Il neo interista è infatti il tecnico italiano più apparentabile all’unicità di Bielsa. Non solo per la scelta comune di una preferenza per la difesa a tre, che comunque non è un vincolo quanto una risorsa per perpetuare, in campo, un vantaggio strategico in termini di equilibrio e compattezza, ma proprio per una generale idea di calcio propositiva e originale.

    L’alchimista Bielsa è figlio di una ostentazione da realismo magico sudamericano anche se non è mai barocco, lo scienziato Gasperini è un piemontese austero che ha attraversato piazze traboccanti di passione come Crotone e Genova. Entrambi coltivano un sogno forse rivoluzionario ma certamente unico di gioco che non può non avere affascinato Moratti.

    L’Inter di oggi, esposta alle polemiche della stampa, attraversata dalle perplessità di diversi tifosi e da alcune guerre di posizione interne, affronta da squadra campione del Mondo un percorso coraggioso verso la ricerca di una identità di gioco peculiare. Un cammino affascinante, lastricato da rischi e forse anche per questo decisamente più intrigante di una navigazione a vista che si era ipotizzata con la conferma di Leonardo. Il campo, supremo e inappellabile giudice, dirà.

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