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  • Genio e spendaccione:| Il patron ideale per Napoli

    Genio e spendaccione:| Il patron ideale per Napoli

    Quella che si sta chiudendo è un’estate di sovraesposizione mediatica per De Laurentiis. In attesa di prendere (davvero?) un semestre sabbatico alla ricerca di nuove idee in Cina, il presidente ha fatto parlare molto di sé. E’ storia nota: si va dalla maschera per Inler, agli improperi in occasione dei sorteggi dei calendari fino al recente attacco a Berlusconi.

    Se interessanti sono state le parole, i gesti e le posizioni prese da De Laurentiis, altrettanto lo sono le reazioni della vasta platea napoletana. Non c’è stata pubblica sortita del nostro Aurelio che non sia stata sviscerata, discussa se non aspramente criticata da un audience eterogenea e solo a tratti convergente che va dall’ultrà al professionista.

    Beh, ma volendo tirare le somme di tutti i commenti, quale dovrebbe essere il profilo medio del presidente ideale del Calcio Napoli? Qui ci divertiamo, perché se è vero che il tifoso per definizione non è una persona che brilla per razionalità, quello del Ciuccio tocca vette rare di esigenza e aspettative.

    Partiamo dalle caratteristiche caratteriali. Stando a quanto ascoltato, il patròn del Napoli dovrebbe essere una persona decisa, ma non prepotente, capace di ascoltare collaboratori e consiglieri, ma non di farsi condizionare oltre misura da loro. Dovrebbe essere ferma in alcune decisioni, ma capire l’opportunità politica dell’elasticità in altre. Dovrebbe essere sobria in linea di massima, ma capace di farsi sentire con veemenza quando vittima di soprusi. Dovrebbe essere salottiera e di palazzo quando si devono tessere relazioni utili alla causa, ma anti-sistema in caso di (presunti) sgarbi dalla stanza dei bottoni.

    Da un punto di vista intellettuale, dovrebbe tenere conto della natura spettacolare del calcio, senza mai trascendere nello show e nelle dinamiche dello show business. Conscio dell’alto valore che il pallone ha a Napoli, il presidente non deve prenderlo alla leggera e non deve né giocare né approfittare dell’emotività dei tifosi. Dovrebbe essere trasparente per andare oltre l’opacità di un calcio fatto da sempre di dichiarazioni di facciata e di guerre sotterranee, ma non dovrebbe ingaggiare pubblicamente disfide o chiarimenti di conti con chicchessia. Per non urtare la sensibilità dei supporter più educati, non dovrebbe essere mai volgare e fuori dalle righe, ma sempre una personcina a modo che non generi imbarazzi.

    Se guardiamo alla gestione economica invocata, non ne esce proprio roba che può finire in un manuale di economia aziendale. Perché il presidente dovrebbe essere innanzitutto un tifoso e poi un uomo d’affari, quindi in qualsiasi decisione di mercato dovrebbe anteporre l’enfasi del supporter al raziocinio del manager. Il numero uno della società deve avere una capacità di spesa incommensurabile e non deve mai tirarsi indietro quando si prospetta la possibilità di chiudere una transazione. Deve puntare al meglio, qualunque esso sia, e oltretutto, proprio perché tifoso, deve spendere senza mettere in conto le ragioni di bilancio, ché tanto se in rosso o in attivo cambia poco.

    Il numero uno della Sscn deve essere lungimirante e moderno quando si parla di marketing e diritti tv, ma non rompere i coglioni quando gli viene in mente di vendere le amichevoli estive alle paytv. Se poi deve essere un primus inter pares in una società basata sull’azionariato popolare o cos’altro, non l’ho capito.

    Il presidente, poi, deve tenere conto che tanta spesa è ineluttabile e necessaria perché il Napoli, dall’alto dei suoi due scudetti, tre coppe Italia, una supercoppa italiana e una coppa Uefa, nonché dalla responsabilità storica di avere ospitato el Pibe de Oro, è una grande europea, alla pari di Real, Manchester United e Barcelona . E in quanto tale deve lottare al più presto, o meglio subito, con tutto e tutti su tutti i fronti, in Italia come in Europa.

    Last but not least, il presidente non deve mai, e – sia chiaro – mai, sbagliare un colpo. L’infallibilità non deve essere un’ambizione o una velleità, ma un metodo.

    Al netto di errori, omissioni e semplificazioni di chi scrive, il profilo del patròn ideale è questo. Non assomiglia a De Laurentiis. La domanda è: ma assomiglia a qualcuno?

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