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    Inter, il coraggio premia Candreva: il Meazza gli chiede un ultimo sforzo

    Inter, il coraggio premia Candreva: il Meazza gli chiede un ultimo sforzo

    È rimasto all’Inter nonostante il vento contrario e i progetti di rivoluzione del club. Lo ha fatto con il rischio di finire fuori dalla lista Champions e respingendo il corteggiamento del Monaco, anche se vivere da ricchi a Montecarlo non era una bruttissima prospettiva. Antonio Candreva è andato per la sua strada, ha chiesto tempo per riflettere insieme alla sua famiglia e infine ha reso noto il suo desiderio di continuare a vestire il nerazzurro, ripartendo da un ambiente ostile, con una rosa che nel frattempo prendeva nuova forma, visti gli arrivi di Keita Baldé, Politano e Lautaro Martinez. Una scelta coraggiosa, al di là della retorica e delle frasi del tipo “ma si, cosa vuoi che gliene freghi, tanto alla fine becca ugualmente un sacco di quattrini”. Dimenticando che per un calciatore la cosa più bella e gratificante rimane sempre giocare, o comunque sentirsi in qualche modo importante.

    LA RIVINCITA - Candreva era lontano da tutto questo, il posto da titolare era un miraggio, ma anche quello in rosa, tutt’altro che scontato. Le prime due gare (sconfitta contro il Sassuolo e pareggio contro il Torino) le ha trascorse per intero in panchina. L’esterno azzurro ha trovato la sua rivincita quando Spalletti ha incontrato le prime difficoltà nell’assemblaggio dei nuovi arrivi: i cambiamenti vanno sempre affrontati con le dovute precauzioni e i giusti tempi, così un ritorno al passato è stato necessario per riassestare le zolle. Candreva mette piede in campo, per la prima in questo campionato, contro il Bologna. Entra al 79’ e all’81’ trova il gol. Una gioia che l’anno scorso non era riuscito a trovare in 37 partite, quest’anno gli sono bastati 3 minuti. L’auspicio di un anno diverso per Candreva, sicuramente migliore visto che presto diventerà nuovamente papà.

    UNA DOTE CHE DA' E CHE TOGLIE - Dopo Bologna, Candreva ha giocato titolare contro il Parma, sostituito al 59’ sullo 0-0, mentre in Champions è entrato in campo al 64’, sullo 0-1 in favore del Tottenham, gara poi terminata 2-1 in favore dell'Inter. Poi ancora titolare nelle ultime due partite contro Sampdoria e Fiorentina, entrambe vinte, con un rigore procurato proprio contro i toscani. Prestazioni premiate con buoni voti in pagella, ma soprattutto con la considerazione di Spalletti, che ha ripreso ad impiegarlo con una certa continuità. Candreva si è ripreso l’Inter, lo ha fatto con ostinazione, una sua dote, che in campo gli dà, ma gli toglie anche qualcosa. Perché se è vero che dal punto di vista dell’impegno e della dedizione nessuno può rimproverargli niente, è altrettanto vero che a volte si intestardisce in giocate lente. Il Meazza mugugna quando potrebbe metterla subito in mezzo e invece tentenna, o quando crossa (troppo) dalla trequarti. Se sistema anche questo, siamo di fronte all’alba di un nuovo Candreva. O forse un vecchio Candreva, quello che alla Lazio segnava anche 10 gol a stagione.

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