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  • Inter, incubo Novara. Visto Moratti? Non era tutta colpa di Gasperini

    Inter, incubo Novara. Visto Moratti? Non era tutta colpa di Gasperini

    di Xavier Jacobelli
    (editorialista di Quotidiano.net)

    Se il Novara giocasse sempre contro l’Inter, sarebbe da scudetto. All’andata, Tesser aveva fatto saltare la panchina di Gasperini.
    Al ritorno, Mondonico ha chiuso il cerchio con Ranieri, cancellando ufficialmente ogni velleità di rimonta scudetto della squadra di Moratti. Difesa colabrodo (14 gol incassati in 7 gare), centrocampo bollito, attacco arruffone, condizione psicologica disastrosa.
    Come se non bastasse, da quattro giorni l’ombra lunga di Capello è tornata ad allungarsi sulla panchina che Moratti avrebbe voluto affidare al goriziano prima nel 2006 e poi nel 2010. Le smentite ufficiali sul sito della società sono come Forlan e Sneijder di questi tempi: non servono a nulla. L’uruguaiano è come se non fosse mai arrivato. L’olandese è una palla al piede: con lui in campo, l’Inter ha totalizzato 9 punti in 10 partite; senza di lui, 27 punti in 13 gare. Dov’è l’errore?

    La verità è che l’Inter è ancora prigioniera del fantasma di Mourinho: dopo di lui sono venuti Benitez, Leonardo, Gasperini e Ranieri e sappiamo com’è andata a finire; sono stati falliti due mercati estivi consecutivi, è stato cacciato Oriali per dare tutto il potere a Branca (avessi detto); non sono stati venduti in giocatori al momento giusto (Milito, Maicon e Sneijder); sono stati presi giocatori sbagliati nel momento sbagliato e l’unico che non bisognava proprio cedere (Thiago Motta), è andato al Psg.
    Gasperini voleva Palacio, Eto’o e Balotelli. Gli hanno venduto Eto’o, gli hanno preso Forlan e Zarate e Balotelli è rimasto al City: ora si capisce che non era stata tutta colpa sua.
    Ma oggi è il giorno in cui celebrare l’ultimo colpo di Mondonico. Prima di ieri, Emiliano era riuscito a vincere a San Siro una volta sola, nel novembre dell’88, con l’Atalanta contro il Milan. Caracciolo ha firmato un’impresa figlia del calcio italianista del signore di Rivolta che, un anno fa, non sapeva quanto e come sarebbe riuscito a sopravvivere, dopo l’operazione al cancro. Un anno dopo, è qui a dirci che il cancro si può battere e che il coraggio di un uomo vero è come la fede: smuove le montagne.
    C’è qualcosa di grande e di unico nel ritorno di Mondonico perché nulla è impossibile. Purchè lo si voglia.

    Questo campionato sarebbe bellissimo se, con la sua disorganizzazione, con il suo pressappochismo, con la sua sciatteria, non lo compromettesse chi lo gestisce: la Lega di serie A.
    Ciò che è accaduto negli ultimi tredici giorni è stato semplicemente demenziale, a cominciare dalla scelta di piazzare un turno infrasettimanale in notturna, a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio. In Via Rosellini hanno scoperto che, a volte, ìn questo periodo in Italia nevica, fa freddo, i campi si ghiacciano e negli stadi indecenti che il Belpaese si ritrova, a volte è difficile mettere piede. Basterebbe cominciare la serie A all’inizio di agosto, abbreviare la sosta natalizia e imporre lo stop nel periodo più rigido, per cambiare musica. Ma non ditelo a Beretta e ad Abete: il primo non si può dimettere perché è dimissionario da sei mesi e da sei mesi in Lega non riescono a trovare il successore; il secondo non c’è e se c’è dorme.

    E’ un peccato perché il duello fra Juve e Milan diventerà sempre più avvincente: non avendo potuto giocare due partite di fila, con il Parma e con il Bologna, i bianconeri hanno dovuto cedere il primato provvisorio ai campioni d’Italia che, prima di Udine, avevano perso 3 gare su 5 (compresa la Coppa Italia). In Friuli, Allegri ha scoperto che El Shaarawy merita di essere titolare: meglio tardi che mai. Altro che Tevez, vero Galliani?
    E’ vero: è difficile giocare bene quando hai 11 giocatori indisponibili, ma la società non ha rafforzato un centrocampo logorato dagli anni e dalla gloria e ,in difesa, manca sempre un esterno sinistro.

    Neve permettendo, fra recuperi, campionato, Champions per i rossoneri e semifinale di ritorno di Coppa Italia per entrambe, d’ora in avanti Juve e Milan si preparano ad andare in campo ogni tre giorni.
    Alle loro spalle, brilla la Lazio di Reja nonostante Lotito non l’abbia rafforzata in gennaio; frena l’Udinese che ha perso Isla, Di Natale e pure Asamoah, infortunato in Coppa d’Africa
    Occhio alla Roma di Luis Enrique che ha il fegato di lanciare anche Piscitella, classe 1993 e diventerà una grande squadra.
    Mazzarri oggi se la vede con il Chievo: sino al doppio impegno con il Chelsea, la sua panchina non traballa. Ma, se il Napoli continua a perdere o a pareggiare, con De Laurentiis è finita.
    Il Catania ha vinto per la prima volta nel 2012 e ha demolito il Genoa, mercoledì di scena a Bergamo per il recupero. L’uomo del giorno è Barrientos, l’ennesima scoperta argentina di Lo Monaco, il secondo miglior operatore di mercato del calcio italiano. Il primo è Pierpaolo Marino.

    Non ha recuperato né intelligenza nè sensibilità Luis Alberto Suarez, attaccante del Liverpool, le cui scuse sono posticce e tardive. Gli avevano dato 8 giornate di squalifica: aveva apostrofato per 7 volte “negro” Patrice Evra, capitano del Manchester United, ex Marsala ed ex Monza. Suarez non ha stretto la mano ad Evra. Un gesto ignobile, stupido, ributtante. Come ignobile, stupido e ributtante è il razzismo. Ditelo a Suarez. A costo di spaccargli i timpani.


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