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  • Inter-Juve, Mourinho: 'Noi siamo in 60 mila'

    Inter-Juve, Mourinho: 'Noi siamo in 60 mila'

    Arriva da Madrid il rumore del nemico, o dell'amico, dipende da che parte della barricata si combatte. Parli di Inter-Juve e José Mourinho apre il baule dei ricordi: «Ne ho di fantastici, di tutte le Inter-Juve che ho giocato». E da interista vero, «non pseudo», mica può far finta di nulla, anche se ora pilota il Real Madrid: «Per tutto ciò che mi lega ancora a San Siro e agli interisti - spiega l'allenatore - vi chiedo di tornare a creare un ambiente uguale a quelli che io ho vissuto». Un appello all'arena interista. Ognuno invoca la sua bolgia. «Perché l'ambiente che c'è stato a San Siro ci ha fatto vincere tante partite».


    Tifa Inter, Mou, tanto da stare con l'ex nemico, Claudio Ranieri, cui ai tempi di una rivalità infuocata diede del settantenne: «Io confido nella sua esperienza e ho anche tanta fiducia nei giocatori dell'Inter, ai quali, come tutti sapete, voglio ancora bene». Spera soprattutto nei tifosi: «Chiedo a San Siro di darmi ancora un'altra notte di quelle in cui noi non abbiamo giocato con undici uomini, ma con 60.000». Con lo Special One lontano però, Inter-Juve pare una sfida un po' ribaltata: sotto il regno di José i nerazzurri addentavano la partita sempre da stra-favoriti, ora semmai fanno paura con i nomi e l'orgoglio. Non con la classifica: 16 punti contro 8, 6 gol subiti contro 14, i numeri suggeriscono bianconero. Di Mou mancano pure le sparate. Ranieri chiacchiera di arbitri, e pure protesta a volce alta, ma le manette non le ha ancora agitate. Quello resta copyright del portoghese. Del resto, ai suoi tempi, «in Italia solo una squadra aveva l'area di 25 metri». Juventina, si suppose. Che vuoi aspettarti da uno «arrogante, maleducato, e che non fa altro che masticare gomme», come disse il vecchio Ottmar Hitzfeld. Inter-Juve non era mai una partita normale, aggettivo che invece ieri hanno rispolverato Conte e Ranieri.

    La sua guerra santa, ora è contro il Barcellona. Anche se dopo i «por qué?» alla Uefa sugli arbitri e le dita negli occhi degli avversari, sta cercando di darsi un contegno da Real casa. Così a quella pensa: «È vero che adesso il Real sta giocando molto bene - dice Mourinho - ma noi sappiamo che quando non giochiamo cosí bene, quando non stiamo molto bene, perdiamo dei punti». Altri concorrenti, no: «Vincono lo stesso le partite, anche quando non giocano bene. Quindi dobbiamo tenerci umili, tranquilli e continuare a combattere. E soprattutto continuare a giocare molto bene e cercando di conquistare più punti possibili». Forse pure lui è cambiato un pochino, perché «umili» e «tranquilli», parevano vocaboli sconosciuti quando s'aggirava da queste parti. Insieme alla pacatezza, Mou ha riscoperto anche Kakà, a lungo atteso, se non messo in lista per la dismissione: «Oggi, dopo tutte le difficoltà, Kakà è molto felice e anche noi per lui». Un campione ritrovato: «Credo che il mondo del calcio dovrebbe essere felice per il ritorno di un grandissimo giocatore, come è sempre stato. Sta facendo molto bene, ogni giorno ha più fiducia, sta segnando tanto. Kakà è un grande giocatore e un grande uomo».

    L'ultimo pensiero è per un grande ragazzo, Marco Simoncelli: «Che cosa si può dire di questo orrore? Posso solo piangere. Voglio dare ai suoi genitori un abbraccio forte e fargli sapere che con tutti noi ci sarà sempre il ricordo di un giovane, non solo pieno di talento, ma anche di una persona con una notevole simpatia e un comportamento fantastico».


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