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  • Intermania: umiliati. Per colpa di chi?

    Intermania: umiliati. Per colpa di chi?

    • Cristian Giudici

    Il menu è servito: dopo il 'finocchio' di Napoli e la Lasagna col Carpi, ecco le 'tre pere' allo Juventus Stadium. Sperando che il derby di domenica sera possa addolcire una settimana finora amarissima. Meglio prenderla con ironia e provare a sorridere, perché guardando l'ultima partita di coppa Italia c'è solo da piangere. L'Inter non ha solo perso una partita, ma è stata umiliata dalla Juve: è stata più equilibrata l'altra semifinale tra una squadra di Serie A (il Milan) e una di Lega Pro (Alessandria). La dura realtà e che in questo momento i bianconeri sono di un altro pianeta, così il ritorno a San Siro potrebbe anche non giocarsi per manifesta inferiorità. A parziale consolazione va detto che probabilmente, contro questa Juve, avrebbe fatto una figuraccia qualsiasi altra squadra italiana. 

    PER COLPA DI CHI? - Quando arrivano brutte sconfitte come questa, parte subito la caccia ai colpevoli o agli alibi, secondo i punti di vista. Di solito si punta il dito contro l'arbitro, ma stavolta Tagliavento non ha dato un rigore netto per il tocco col braccio di Medel. Niente da dire anche sull'espulsione di Murillo, che anzi ha rischiato di finire ben prima la sua partita per il rigore causato su Cuadrado e trasformato da Morata. Qualcuno critica il ritiro invernale a Doha in Qatar, ma la squadra non ha subito troppi infortuni e ieri ha corso più della Juve. 

    ALLENATORE - Il primo a finire sul banco degli imputati è sempre il tecnico. Mancini è crollato in panchina dopo il 3-0 di Dybala, alzando bandiera bianca. Nel post-gara aveva l'espressione di chi è stato investito da un TIR. "È il momento più delicato della nostra stagione, dobbiamo rimanere tranquilli e lavorare, soltanto così possiamo riprendere la marcia". Il Mancio predica calma, ma la sensazione è che la squadra abbia bisogno di una scossa. Il riferimento non è a un possibile cambio di allenatore, che anzi gode ancora di grande fiducia da parte della società. Come dimostrano le mosse sul mercato (sacrificato un centrocampista - Guarin - per un attaccante, Eder) e gli imminenti arrivi del tattico Marco Fumagalli e del nuovo direttore generale Giovanni Gardini, due uomini di Mancini. Il quale, fino a un mese fa, veniva esaltato per azzeccare sempre formazioni diverse dagli stessi che ora lo criticano perché cambia troppo... 

    SQUADRA - Quando si perde, oltre a incolpare l'allenatore, un'altra cattiva abitudine è accusare un reparto in particolare (difesa, centrocampo o attacco) o dei singoli calciatori. Impresa impossibile ieri, visto che in campo non si è salvato nessuno. E in ogni caso sarebbe sbagliato, perché il calcio è uno sport di squadra e le responsabilità vanno divise equamente. Troppo facile fare gruppo quando si vince, bisogna rimanere uniti anche e soprattutto quando le cose vanno male. Per assurdo le statistiche del ko con la Juve premiano i nerazzurri per possesso palla, passaggi e supremazia territoriale. Non per gol e occasioni, le uniche che contano davvero. L'unica parata degna di questo nome l'ha fatta Neto sul colpo di testa di Murillo, mentre Handanovic ha solo raccolto il pallone in fondo al sacco. Tra i più bersagliati dalla critica c'è Kondogbia, che paga il peso dei 30 milioni investiti su di lui. Eppure, secondo i dati della Lega Serie A, il centrocampista francese è stato il migliore in campo tra i nerazzurri (o forse sarebbe meglio dire: il meno peggio). La verità è che non si tratta di una questione di singoli. Scambiando Kondogbia con Pogba o Jovetic con Morata, il risultato non sarebbe cambiato. 

    SOCIETA' - I problemi mostrati dall'Inter non si possono risolvere neanche con il calciomercato. Eder darà una mano (a scapito di Icardi e/o Jovetic) ma non può e non deve essere accolto come il salvatore della patria. In squadra manca un regista, ma nemmeno il miglior centrocampista del mondo sarebbe in grado di invertire la tendenza da solo. Risultati sportivi a parte, con il passaggio di consegne da Moratti a Thohir la gestione dell'Inter si è trasformata da famigliare ad aziendale. I frutti del lavoro del presidente indonesiano non possono però essere raccolti subito, infatti il fatturato del club nerazzurro è lo stesso di due anni fa: 165 milioni, la metà di quello della Juventus. Motivo per cui l'Inter sacrifica i propri giovani sul mercato (Bonazzoli, Duncan, Crisetig, Mbaye, Benassi...), mentre i bianconeri prenotano quasi tutti i migliori talenti italiani (Mandragora e Sensi gli ultimi esempi). Quindi non c'è un unico colpevole: società, allenatore e giocatori sono tutti responsabili. E insieme devono uscire dalla crisi. 

    @CriGiudici

     


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