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Jacobelli: bravo Mancini, una bella Inter inceppa la Juve che ha la pareggite

Jacobelli: bravo Mancini, una bella Inter inceppa la Juve che ha la pareggite

Quando vede la Juve, Icardi segna sempre e per la Juve son dolori. L’implacabile abitudine dell’argentino (5 gol in 4 partite contro i bianconeri: 3 per la Samp e 2 per l’Inter) si è rinnovata allo Stadium. La partenza bruciante dei campioni (delizioso il tacco di Vidal che ha mandato in gol Tevez) aveva illuso Allegri: il secondo tempo dei nerazzurri ha confortato Mancini che sta lavorando in un cantiere aperto, ma ha imboccato la strada giusta come dimostrano le nitide palle-gol create e sprecate nella ripresa. E Podolski si è subito dimostrato un valido rinforzo. La Juve è in frenata: aveva chiuso l’anno perdendo la Supercoppa a Doha contro il Napoli, ha iniziato l’anno pareggiando in casa contro una bella Inter; complessivamente, fra campionato, Champions e Supercoppa, la Juve ha pareggiato 5 delle ultime sei partite, perdendo la finale in Qatar. 
Così, la Roma è salita a -1 dai rivali. I giallorossi sono passati a Udine, galeotta anche la disastrosa direzione di Guida. Dal gol non gol di Astori al rigore negato ai friulani per un marchiano fallo ai danni di Kone, la partita del Friuli ha rimesso in circolo i veleni propalati il 5 ottobre da Juve-Roma e mai neutralizzati. A parte il fatto che ormai solo Blatter, Platini e Nicchi si oppongono alla tecnologia in campo, rimane, vistosa la mediocrità tecnica di buona parte degli arbitri di Messina e, altrettanto macroscopica, risulta evidente l’inutilità dei giudici di porta. Un discorso a parte merita Garcia, malauguratamente italianizzatosi sul piano dialettico: da un mese a questa parte continua a ricordare gli errori di Rocchi durante il match con i bianconeri, ma, a Udine, non ha speso una parola per riconoscere che stavolta, come era già accaduto nelle ultime due gare del 2014, gli errori dell’arbitro hanno favorito la Roma. Quanto ci vuole a dire le cose come stanno? 
E’ un peccato perché il duello scudetto si fa sempre più avvincente, così come la lotta per il terzo posto. Lazio e Napoli avanzano a suon di gol (tre dei biancocelesti di uno scatenato Anderson alla peggior Samp della stagione; quattro dei partenopei al Cesena); rallenta il Genoa, frenato dalla migliore Atalanta della stagione; franano Milan e Fiorentina, mentre irrompe in zona Europa lo scatenato Palermo che ha seppellito con 5 gol il Cagliari, con Dybala superstar.
Il tonfo del Milan a San Siro contro il Sassuolo è stato rumoroso.
Poli aveva illuso Inzaghi che la strada fosse spianata: Sansone e Zaza, la cui specialità sono gol di rara bellezza, hanno dimostrato che il Diavolo è molto più brutto di quanto lo dipinga Berlusconi. Il quale, se pensa che Cerci, al quale ha imposto di tagliarsi la barba, sia la panacea dei mali rossoneri, prende una cantonata. D’altra parte, l’ex premier è lo stesso ad avere dichiarato il mese scorso: “Siamo da terzo posto”. Appunto.
Purtroppo per i tifosi del Milan, così com’è oggi, se questa squadra va in Europa League fa un miracolo. La difesa prende troppi gol (20 in 17 gare) e Rami terzino di fascia è un pesce fuori d’acqua; in attacco Menez ha segnato molto più di quanto ci si aspettasse, ma l’aspetto più paradossale della formazione allenata da uno fra i più grandi bomber degli ultimi vent’anni, è la rinuncia a una vera prima punta. Quella che in teoria è Mario Gomez, irriconoscibile da quando ha messo piede in Italia: tra infortuni, lunghissimi stop ed errori marchiani come il rigore sbagliato a Parma, dove Donadoni si è tolto la soddisfazione di battere una Fiorentina squinternata dal caso Neto.
Ora che non è più ultimo, avendo agganciato il Cesena, il Parma torna a credere nella salvezza anche se i punti di distacco dall’Atalanta quart’ultima sono sette.  Però ce ne sono 63 a disposizione e, a questa chance, si aggrappa anche Zola il cui debutto con il Cagliari non poteva essere più amaro. Ma non era tutta colpa di Zeman?


Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com

 

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