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  • Juve-Chelsea da Oscar:| Maglia Del Piero nel cassetto

    Juve-Chelsea da Oscar:| Maglia Del Piero nel cassetto

    Il brasiliano ha già segnato due gol all'andata, il tecnico si affida a lui per allontanare i rischi di esonero.
    Di Matteo si aggrappa a Oscar, il genio con la maglia di Del Piero nel cassetto.
    La maglia che Oscar dos Santos Emboaba avrebbe potuto avere addosso stasera, sta dentro un cassetto di casa sua: quella della Juve, numero dieci di Alex Del Piero, ricevuta la scorsa primavera, quando il club bianconero l’aveva messo sulla lista degli acquisti, e trattato. Avrà invece l’uniforme del Chelsea e un brutto vizietto per il popolo dell’arena bianconera: il brasiliano segna solo in Champions, quattro gol in quattro partite, compresi i due colpi pazzeschi dell’andata, a Londra, tirando dal Big Ben. «Abbiamo parlato anche con la Juve - spiegano dallo staff di Giuliano Bertolucci, l’agente che ne aveva anche un pezzo di cartellino - ma poi si sa qual è la situazione del calcio italiano». È che mentre la quotazione s’aggirava sui 15 milioni di euro, è arrivato Roman Abramovich e ne ha appoggiati sul tavolo più del doppio: 25 milioni di sterline, cioè 31 milioni di euro. Spiacenti, venduto.


    E non fatevi ingannare da quella faccia da bambino, come capitò ad Ashley Cole, al primo allenamento: «Hey, ma non è un po’ troppo giovane?» Non è che talento e personalità li puoi misurare con gli anni, 21, compiuti a settembre: se la Juve ha lasciato vacante per eccesso di peso il dieci di Del Piero, Oscar s’è messo sulle spalle l’undici appena lasciato libero da un certo Didier Drogba. Anche se il numero preferito sarebbe proprio quello di Alex, o di Kakà, il modello. Nel suo caso però, l’immatricolazione con il dieci non corrisponde alla professione: più che da fantasista, il giovane brasiliano pare avere un gran futuro da mezz’ala. D’assalto ma anche di sacrificio, visto che a Stamford Bridge Di Matteo lo spedì sui sentieri di Pirlo, missione che gli toccherà pure stasera. Cresciuto nel San Paolo, a 17 anni Oscar era già oggetto di ricorsi ai tribunali, tra club e procuratori, per il cartellino: il passaggio all’Internacional gli costò tre mesi di stop, e un indennizzo di 5,5 milioni di euro al San Paolo. In Brasile sono tutti convinti ne sia valsa la pena: «Nel giro di qualche anno, questo è uno da pallone d’oro».

    Orfano dei veterani (Terry e Lampard, rotti), al giovanotto si aggrappa Roberto Di Matteo, il cui volto è già affisso sui tabloid: wanted, ricercato per esonero. Tanto per far capire l’aria che spira attorno al Chelsea, ieri su dieci domande dei cronisti inglesi al tecnico, sette erano sulla stabilità della sua panchina: in caso di sconfitta, e conseguente alto rischio di eliminazione dalla Champions. Chiacchiere gonfiate dai risultati in Premier, con due punti nelle ultime quattro partite. Lui ha sempre la stessa faccia impassibile, molto british, come quando vinse la Coppa: «A non passare il turno adesso proprio non ci penso, anche perché sono impegnato a preparare la partita con la Juve. Siamo fiduciosi». Un po’ meno il boss, Abramovich, che quando le cose non vanno gli manda un sms con un punto interrogativo, e basta. «Di solito non commento questi particolari, e quindi non ho rivelazioni da farvi», taglia corto. Gli tocca dunque sperare nei suoi hobbit, Oscar, Mata e Hazard, quest’ultimo in dubbio (per Bertrand), se è vero che Torres ultimamente non ne becca una. Per la prima volta è stato fischiato anche lui, nonostante sia l’idolo dei tifosi. E i tabloid l’avevano sorpreso a leggere il libro di fantascienza di Richard Matheson, «Io sono leggenda»: al momento suona piuttosto ironico.


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