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    Juve: da Allegri ad Agnelli, soggezione imbarazzante nei confronti di Ronaldo

    Juve: da Allegri ad Agnelli, soggezione imbarazzante nei confronti di Ronaldo

    • Giancarlo Padovan
    Come molti, anch’io ho assistito ai primi passi di Cristiano Ronaldo all’interno del mondo Juve.

    Non so voi, ma per la prima volta ho notato nei gesti, più che nelle poche parole pronunciate dai compagni, una soggezione che ha rasentato l’imbarazzo. E che ha coinvolto sia l’allenatore, sia gli stessi dirigenti, compreso addirittura il presidente Andrea Agnelli.

    Evidentemente Ronaldo è qualcosa di speciale non solo per i tifosi, ma anche per chi dovrà gestirlo o giocargli a fianco.

    E’ naturale, dunque, che il primo pensiero vada a Massimiliano Allegri non sempre morbido - anche quando, cioé quasi sempre, ha avuto ragione lui - nella gestione dei singoli all’interno di un gruppo.

    In casi come questi l’allenatore è diviso tra il dovere di avere con ciascuno lo stesso atteggiamento (le regole valgono per tutti e non possono essere derogate) e la necessità di concedere al fenomeno - cioé ad un calciatore unico nella sua tipologia - qualcosa che lo faccia sentire diverso dagli altri.

    Il problema dell’impegno con Ronaldo non si pone nemmeno. Tutti quelli che lo hanno allenato sanno che è sempre il primo a presentarsi al campo e l’ultimo a lasciarlo. Così come si sa che egli integra con sedute speciali di palestra e piscina il lavoro fatto con la squadra.

    Ha una cura maniacale per il suo corpo perché sa che un calciatore, soprattutto a 33 anni, dipende dal corpo. E più il tempo passa, più dovrà coltivarlo.

    Per paradosso, dunque, il tema che si pone tra i suoi compagni è quello di non esserne all’altezza, tanto dal punto di vista fisico, quanto da quello mentale e psicologico. E se è vero che Ronaldo stimolerà gli altri a fare di più e di meglio, è altrettanto vero che lo strapotere atletico del portoghese è quasi inarrivabile.

    Dalla soggezione, dunque, si potrebbe passare ad un senso di inadeguatezza tutto sommato naturale. Intendiamoci, Ronaldo non è Ibrahimovic che, negli spogliatoi delle squadre dove è passato, raramente è stato amato (chiedere al Barcellona e al Manchester United per conferma). Ronaldo è uno che fa gruppo e che fa squadra, è anche uno che ti fa vincere, ma esige compagni e tecnico all’altezza della sua grandezza.

    Scegliendo la Juve e Max Allegri, Cristiano ha già fatto una scelta di campo precisa. Non solo arriva nella squadra più forte d’Italia, ma in quella che più frequentemente di altre è arrivata a sfiorare la vittoria in Champions League. Se non l’ha vinta è perché, nelle ultime due occasioni, una volta ha trovato Messi e un’altra proprio Cristiano Ronaldo. C’è quindi nel calciatore portoghese il massimo della fiducia sia nella società, sia nel tecnico. Ma, come tutto, essa è condizionata ad un percorso comune che deve essere soddisfacente. Non parlo solo delle vittorie, parlo anche dei rapporti interpersonali, parlo del “calore” dello spogliatoio, parlo delle motivazioni comuni. 
    In questo, tutti - sia i compagni di squadra, sia Allegri - devono fare un salto di qualità. Non diventando necessariamente più bravi (anche se si può sempre migliorare), ma accorciando la distanza da Ronaldo. Il migliore, ma non l’alieno. Se lo fosse - o lo rimanesse - l’integrazione con la squadra fallirebbe e anche i risultati stenterebbero ad arrivare.

    Passando dalla complessità teorica alla pratica quotidiana, Dybala e anche Pjanic dovranno calciare meno punizioni (o non calciarne affatto), i rigori saranno tutti di Ronaldo, la titolarità, in campionato e in coppa, pure. 

    Sembrano sacrifici banali, ma i giocatori vivono di questo, altrimenti nella vita farebbero altro. E alla Juve di tutto c’è bisogno tranne che di accendere conflitti.

    Tuttavia l’ingaggio di Ronaldo può porre un’altra questione: 31 milioni netti l’anno equivalgono a più del triplo del calciatore più pagato della Juve. Da questo punto di vista a essere forte nella gestione, è la società. Non prevedo rivendicazioni o, peggio, ribellioni. Ma Ronaldo, oltre ai gol, si porta dietro tutto questo. E bisogna tenerne conto.   

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