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  • L'analisi di Katia Serra: in 9 giorni Conte ha cambiato il Dna dell'Italia

    L'analisi di Katia Serra: in 9 giorni Conte ha cambiato il Dna dell'Italia

    Doveva vincere l'Italia e così ha fatto: l'imprinting vincente di Conte è già stato trasferito ai giocatori. La fame, la determinazione, la voglia di lottare sui palloni, l'intensità del pressing sono caratteristiche del nuovo corso azzurro.

    Una squadra molto compatta, capace di di mettere in campo due attaccanti moderni: prima si preoccupano della fase di non possesso per dare equilibrio alla squadra, e poi sviluppano la fase offensiva con un ottima intesa e nessun egoismo. Sempre vicini, bravi a giocare in verticale con Zaza pronto a fare la sponda e favorire la profondità di Immobile. Poi a metà del secondo tempo invertono i compiti ed è Ciro a permettere le due ghiotte occasioni che il bomber del Sassuolo si procura, senza riuscire a concretizzarle, attaccando centralmente il campo con una ferocia e una condizione atletica che dimostrano la voglia di affermarsi.

    La loro bravura consiste pure nello smarcarsi costantemente dagli avversari per non subire la pressione nel momento in cui entrano in possesso palla. E' stata un'Italia padrona del campo grazie a una superiorità tecnica evidente, esaltata nella precisione dei lanci di Bonucci e De Rossi capaci di pescare gli altissimi Darmian e De Sciglio, constanti nel proporsi sempre molto larghi e alti. La loro posizione è stata determinante per giocare in ampiezza e favorire le azioni pericolose degli azzurri a difesa schierata: se riusciranno a migliorarsi nella capacità di crossare diventeranno inamovibili.

    Azzurri capaci di concedere poco ai Norvegesi per la bravura nel temere strette le due linee, difesa e centrocampo, con tutti gli 8 giocatori vicini e non permettere a King di ricevere palloni importanti nella zona di rifinitura. Altro aspetto, il pressing alto che viene portato in zona palla con le due punte più l'interno di centrocampo, una costante che garantisce di recuperare palloni e che non permetteva ai nostri avversari lo sviluppo della manovra. Norvegesi troppo imprecisi quando pressati, incapaci di uscire con un lancio dopo il palleggio, a differenza dell'Italia che ha si gestito male diversi palloni in uscita, ma nel complesso ha dimostrato sicurezza.

    E ci ha pensato Conte dalla panchina a scuotere i suoi quando, dopo i gol, ha notato un certo rilassamento e un calo di concentrazione che ha lasciato un po' di campo agli avversari. Ha avuto la capacità di trasferire sicurezza ai propri difensori: nel primo tempo quando ci siamo abbassato troppo e non riuscivamo più a ripartire, ha chiesto alla difesa di alzare il raggio d'azione di 15-20 metri con Ranocchia, Bonucci e Astori che uscivano molto alti in marcatura sui propri avversari, spingendosi anche oltre la metà campo. Questo ha permesso alla squadra di tornare a controllare la partita.

    Nel complesso, una prestazione in cui il semplice concetto del dai e vai nello spazio per garantire una possibilità di passaggio è stato applicato costantemente, in cui ci si è affidato molto al gioco in ampiezza per muovere la difesa avversaria e gli inserimenti degli interni di centrocampo sono stati limitati. Inoltre, si è notata la capacità della difesa di tenere i tre centrali difensivi molto stretti e aggressivi. Ora non resta che aspettare test più impegnativi per capire il grado di maturazione del nuovo corso. Il 3-5-2 viene già applicato a memoria, ma vedremo se saranno studiate anche altre soluzioni per il futuro. 

    Katia Serra

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