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    Non sottovalutate l'Arsenal: non vale meno di Liverpool e Manchester City

    Non sottovalutate l'Arsenal: non vale meno di Liverpool e Manchester City

    • Andrea De Luca
    "Certo, tipico dell'Arsenal, ce ne servono due e ne fanno uno giusto per farci arrapare!", esclamava negli anni '90 un tifosissimo Colin Firth nell'adattamento cinematografico del celebre romanzo di Nick Hornby, "Febbre a 90°". Ma stavolta l'Arsenal non si ferma più. Con il successo di ieri sera per 0-1 sul campo dello Sporting Lisbona, i Gunners hanno centrato l'undicesima vittoria consecutiva in stagione fra campionato, Europa League e Coppa di Lega. "Eleventh Heaven", come ha titolato oggi l'edizione di Metro UK. Un filotto non figlio del caso ma di un calcio veloce e brillante che la squadra di Emery sta interpretando fin qui in maniera quasi perfetta. Una partenza che ha proiettato l'Arsenal ai piani alti della classifica, secondo adesso a pari merito con le concittadine Tottenham e Chelsea e a soli due punti dalla vetta occupata da Liverpool e Manchester City. Pretendenti, queste ultime, molto più accreditate qualche mese fa per la lotta al titolo, chiamate ora a guardarsi le spalle dall'avanzata inesorabile del club 13 volte campione del Regno Unito, tornato a lottare per un posto al (poco) sole d'Inghilterra.

    CORSI E RICORSI - Per ritrovare un avvio simile da parte del club londinese occorre andare indietro nel tempo di ben undici anni. Era il 2007 quando nel cuore dell'epopea targata Arsene Wenger l'Arsenal vinse ben 11 delle prime 14 partite di Premier League. Quella del 2007 era una squadra che stentava a rialzarsi dopo l'addio nelle stagioni immediatamente precedenti di pilastri del calibro di Henry, Bergkamp, Pires e Ljungberg. L'Arsenal di Emery - che a suon di punti si sta conquistando una personale rivincita dopo gli altalenanti anni al PSG - mette invece in campo una sintesi di esperienza e "gioventù al potere" che si diverte e fa divertire. Le vittorie arrivano a braccetto col bel gioco che in parte era mancato ai Gunners negli ultimi due anni e il sesto posto centrato nella passata stagione appare sempre più un ricordo sbiadito. Anche i numeri impressionano. Nelle ultime undici sono 31 i gol realizzati e solo 9 quelli subiti. Un'impressionante media di 3 reti a partita che evidenzia al meglio uno straripante momento di forma.

    NUOVA GUARDIA - Gli innesti in estate di giocatori come Torreira, Guendouzi, Lichtsteiner, Papastathopoulos e Leno sono andati a puntellare una rosa già ricca di qualità ma in cerca di equilibri più solidi. Non a caso l'uruguaiano classe 1996 - già idolo dei tifosi che gli hanno dedicato un coro personalizzato sulle note de "Nel blu dipinto di blu" - si è preso da subito le chiavi del centrocampo biancorosso. I tre polmoni e l'intelligenza tattica dell'ex doriano stanno svincolando i colleghi di reparto (Xhaka in particolare) da buona parte dei compiti difensivi, da cui una maggior propensione all'attacco e allo spettacolo. Il gol di Ramsey nel 5-1 al Fulham rimarrà per sempre negli occhi come uno dei più alti esempi di classe e coralità che la Premier possa ricordare.

    CERTEZZE RITROVATE - La grande mole di impegni stagionali sta permettendo inoltre a tutti di trovare spazio - e tutti, fin qui, stanno rispondendo presente. Anche i veterani sembrano vivere una seconda giovinezza. Su tutti Mesut Özil. L'ex Real Madrid si è rialzato dalle critiche che l'avevano seppellito dopo il pessimo Mondiale russo dando ad intendere che la sua carriera è tutt'altro che giunta al capolinea. Tre gol nelle ultime 4 partite e un record non banale: è diventato il tedesco col maggior numero di reti segnate in Premier League, 30, una in più rispetto a Jurgen Klinsmann. Wellbeck, che aveva chiuso la passata stagione con solo 5 gol in 28 presenze in campionato, è già a quota 3 centri quest'anno fra Premier e Europa. Se Lacazette e Aubameyang, poi, sapranno ripetere i numeri della passata stagione e se la squadra saprà reggere questi ritmi fino alla prossima primavera, i tifosi dei Gunners potrebbero tornare a sognare, a quindici anni di distanza dall'ultima, dolce, volta.

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