Premessa obbligata: il fallo di Granqvist, finale infuocato di Juve-Genoa, era rigore che più rigore non si può. Novantanove arbitri su cento l'avrebbero dato, il centesimo (probabilmente) è il signor Guida di Torre Annunziata. Oh, visto che siamo in tema di premesse, c'era un rigore, anche questo nettissimo, pure per il fallo di mano di Vucinic. Se ne parla meno, ma bisogna pur farlo, se si vuole raccontare un calcio almeno vicino alla verità. Detto questo, allarghiamo un po' l'orizzonte, se ci riusciamo... Sarà un caso, ma forse no, che proprio in questi giorni la Juve (e non da sola...) abbia ricordato com'è giusto la scomparsa dell'Avvocato Agnelli. L'uomo che ha rappresentato (e rappresenta) nell'immaginario collettivo uno dei momenti più belli della lunga storia bianconera. Il personaggio che ha attraversato epoche diverse, molto spesso felici, ma che prima di tutto aveva indicato una rotta, delineato uno stile. Agnelli era la Juve. Per passione, competenza, classe, intelligenza, ironia, resta ovviamente (lo sarà per sempre...) inarrivabile. Immaginate che cosa avrebbe fatto ieri mattina, dopo aver visto, dal vivo e in Tv, la sceneggiata di Antonio Conte. Lo avrebbe chiamato, ovviamente alle 6, massimo 6 e un quarto del mattino e gli avrebbe detto più o meno così, salvo qualche erre un po' "arrotata": «Conte, buongiorno, come va? Sa, le volevo dire che forse ieri ha esagerato. Non è da Juve, mi creda. Buon lavoro». Resta adesso da vedere, giusto per curiosità, se non altro, come la metterà il giudice sportivo. Perché se Guida, nel referto ha scritto metà delle cose che tutta Italia ha visto, Conte dovrebbe tornare in tribuna ancora per un po'. Quanto a Marotta e alle sue esternazioni estremamente provinciali ("... l'arbitro era di Torre Annunziata, dunque ha favorito il Napoli"), l'Avvocato le avrebbe lette, magari pure commentate tra sé, scuotendo la testa. Ma non avrebbe certo sprecato una telefonata per Marotta.