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  • La Chilena, Peralta: 'Dieci grandi anni alla Fiorentina. Sono italiano, ma l'Argentina e Messi restano nel mio cuore'

    La Chilena, Peralta: 'Dieci grandi anni alla Fiorentina. Sono italiano, ma l'Argentina e Messi restano nel mio cuore'

    "Maradona è più grande di Pelé", cantavano i tifosi dell'Argentina durante il mondiale brasiliano. Per un ragazzo nato nel 1996 forse esiste qualcuno ancora più speciale del Pibe de Oro. Così è per Diego Peralta (foto Maria Angela Ciucci), protagonista di una super stagione con la Fiorentina Primavera. Il nome è lo stesso di Maradona, ma il campione che ha nel cuore è Lionel Messi. Non fatevi tradire dal cognome, Peralta è italianissimo, anzi, ha pure un forte accento livornese. Nelle sue vene, però, scorre anche sangue argentino. Proprio per questa ragione Dieguito, oppure Dieghino come lo chiamano in Italia, non si perderà nessun match dell'Albiceleste in Copa America. Conosciamo meglio il talento viola nell'intervista che ha rilasciato a Calciomercato.com per l'undicesimo appuntamento con La Chilena:

    Su alcuni siti d'informazione c'è scritto che sei nato a Posadas, in Argentina. Tu, però, sei italiano a tutti gli effetti, giusto?
    Sì, assolutamente sono nato a Livorno. Mio nonno, invece, è argentino. Sono orgoglioso di essere italiano e livornese e, allo stesso tempo, delle mie origini argentine.

    Quando hai iniziato a giocare a calcio?
    Avevo 4 anni. Visto che non c'era la categoria dei '96, giocavo con i 95'. La prima società era la stessa di Alessio Cristiani. E' un amico da tanti anni. Dopo la promozione con il Como in Serie B, gli ho subito scritto per fargli i complimenti. Sono davvero felice per lui.

    Raccontaci del tuo arrivo alla Fiorentina. Come è arrivata la proposta? 
    Sono arrivato a Firenze nella stagione 2005-06. Era il primo anno che la Fiorentina allestiva una squadra '96. Dopo avermi visto giocare a Livorno, mi hanno chiamato durante l'estate e mi hanno fatto l'offerta. Ero felicissimo, non capita tutti i giorni che ti chiami una società così importante.

    Da che categoria sei partito?
    Dai pulcini, ho fatto tutta la trafila fino alla Primavera. Questa è la decima stagione in maglia viola.

    Nella scorsa stagione, la prima in Primavera, non eri titolare fisso, ma hai incominciato comunque a farti apprezzare.
    Per essere sotto età, mi sono ritagliato il mio spazio. Davanti avevo giocatori molto forti come Fazzi, che anche in Serie B ha dimostrato tutte le sue qualità, o gli stessi Gulin e Gondo.

    Questo, invece, è stato l'anno della consacrazione per te.
    Sì sono riuscito a segnare 8 gol, facendo meglio rispetto agli anni passati. E' stata una stagione molto positiva.

    Qual è il gol di quest'anno a cui sei più affezionato?
    Il primo, quello dell'1-0 contro lo Spezia. E' stata anche la prima rete stagionale della squadra.

    Tra gli allenatori che hai avuto, Federico Guidi è stato il più importante?
    Penso proprio di sì, anche perché è stato quello con cui ho lavorato per più di tempo. L'ho avuto anche l'anno dei Giovanissimi Nazionali quando abbiamo vinto lo Scudetto. E' sempre stato molto chiaro e sincero nei miei confronti. Quando non giocavo, mi spiegava le sue motivazioni. Ha continuato a spronarmi, dicendomi che avrei trovato il mio spazio e avrei fatto il salto di qualità. Quest'anno l'ho rincontrato in Primavera e, alla fine, ha avuto ragione lui.

    Nonostante l'ottima stagione - finale di Coppa Italia, semifinali al Torneo di Viareggio e alle Final Eight del campionato -  non siete riusciti ad alzare nessun trofeo. C'è tanta amarezza?
    Naturalmente sì, ma bisogna reagire ed essere consapevoli di quanto siamo cresciuti. Molti di noi stanno per concludere il proprio percorso giovanile e andranno a giocare con i grandi. Dobbiamo lasciarci alle spalle le delusioni e farci trovare pronti per la prossima stagione. 

    Ti sei già allenato con la prima squadra? 
    Sì, qualche volta. Sono un bel gruppo, cercano di farti sentire subito a tuo agio. All'ultimo allenamento con loro mi sono messo a guardare come calcia Salah per cercare di rubare qualche segreto.

    Proprio come Salah, anche a te piace partire largo a destra per poi accentrarti e scatenare il tuo mancino. E' un modello importante per te?
    Giocando nella Fiorentina, è naturale che lo seguo con molta attenzione. E' velocissimo, quando parte non si ferma mai. Ci ha messo cinque minuti per dimostrare a tutti le sue qualità.

    Come stile di gioco, però, forse ricordi di più Robben?
    Forse è vero. In ogni caso, essere accostato a un giocatore del genere non può che farmi piacere, ma credo di avere ancora tanta strada da fare. 

    Torniamo alle tue origini argentine. Stai seguendo l'Albiceleste in Copa America?
    Certamente. Anche dopo la sconfitta in semifinale contro il Torino, ho guardato subito il risultato della partita contro il Paraguay. L'Argentina vinceva 2-1, poi è arrivato il pareggio all'ultimo minuto. Già eravamo usciti dalle Final Eight Primavera, ci mancava pure quella beffa. E' stata proprio una serataccia (ride, ndr).

    Pensi che l'Argentina sia la squadra più forte di questa Copa America?
    Dopo la finale del Mondiale e le grandi stagioni di Messi e Aguero, di certo, promette bene. Ora speriamo di vincere la seconda partita del girone contro l'Uruguay. Cercherò di rimanere sveglio fino all'1.30 per non perdermela.

    Pochi giorni fa hai pubblicato una foto su Twitter che ritrae Maradona e Messi con la maglia albiceleste. Per un ragazzo della tua generazione, cosa rappresenta la Pulce?
    Non so se sono condizionato dalle mie origini argentine ma, per quanto mi riguarda, ogni partita di Messi è uno spettacolo puro. Penso di essere davvero fortunato di poterlo ammirare in questo momento della mia carriera. Non so quanti ragazzi in passato abbiano avuto l'opportunità di crescere con un campione del genere che ti stimola a migliorare ogni giorno. Vinto un Pallone d'Oro, ne vuole subito un altro. Ha sempre fame.

    E' lui il tuo idolo?
    E' indiscutibile, non c'è nessun altro. 

    Come Leo, calci molto bene le punizioni. C'è qualcuno che ti ha aiutato a migliorare questo colpo?
    Le tiro da quando sono piccolo. Non ho mai preso spunto da qualcuno in particolare, le calcio a modo mio. Mi è sempre venuto naturale di aprire l'interno mancino così.

    C'è qualche ragione per cui hai scelto di indossare la maglia numero 30 alle Final Eight del campionato Primavera?
    Sempre per lui, per Messi. E' stato il suo primo numero. Mi ricordo della sua rete numero uno con il Barcellona, segnò in pallonetto su assist di Ronaldinho.

    Giocherai con la Fiorentina anche l'anno prossimo?
    Incontrerò presto la società insieme al mio agente e decideremo cosa fare. Sicuramente la Fiorentina sa bene quale sia il percorso migliore per la mia crescita.

    Qual è il tuo grande sogno?
    Vincere il Pallone d'Oro. Se non ce la farò mi accontenterò degli obiettivi precedenti che riuscirò a ottenere, ma se devo sognare, è giusto farlo in grande.

    Intervista di Matteo Palmigiano
    @palmi14

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