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  • La lealtà di Prandelli, il futuro di Conte, la differenza fra Elkann e Agnelli

    La lealtà di Prandelli, il futuro di Conte, la differenza fra Elkann e Agnelli

     

    "Mi auguro che Conte resti sulla panchina della Juventus". A Cesare Prandelli sono bastate nove parole, pronunciate davanti ai microfoni del TG1, per confermarsi ancora una volta il galantuomo che è.  "Conte ha dimostrato di avere le capacità di allenare i bianconeri. Io alla Juve? Io continuerò ad allenare la Nazionale". Il ct ha parlato chiaro. Conte non poteva ricevere un messaggio di sostegno tanto significativo, essendo stato lanciato dall'allenatore vicecampione d'Europa con  gli azzurri, nel momento più delicato della vita e della carriera del collega bianconero.

    Prandelli ha il coraggio di dire ciò che pensa e non è mai banale. Abete e i federali lo sanno bene. Un anno fa, il selezionatore prese posizione in difesa dell'Atalanta sul caso scommesse e i fatti hanno dimostrato che aveva ragione lui, poichè il club bergamasco non c'entrava niente con la vicenda, ma è stato punito con la penalizzazione a causa della responsabilità oggettiva per gli obbrobri firmati dal suo ex capitano.  

    A mano a mano che si avvicina il verdetto ufficiale del processo sportivo sulle scommesse che riguarda Conte, Alessio,  Bonucci e Pepe,  il totosentenze demolisce il Teorema Palazzi, versante barese e preannuncia il proscioglimento di Bonucci, Pepe, Di Vaio, Padelli.

    Se così fosse, la caporetto della Procura Federale sarebbe devastante e si avrebbe la conferma che i pentiti sono una categoria da maneggiare con cura. Altro che sconti di pena, squalifiche materasso, carriere e reputazioni altrui messe a repentaglio sulla base di confessioni che, magari, risultano inattendibili alla stessa magistratura ordinaria, tanto l'onere della prova è a carico dell'incolpato come stabilisce il paleozoico meccanismo di giustizia sportiva, attualmente in vigore.

    Prendete Carobbio, per esempio. Secondo la Procura Federale, egli è credibile quando accusa Conte, nonostante un battaglione di altri tesserati lo smentisca. Non è credibile in altri frangenti. Ma, se la Procura Federale è così convinta della colpevolezza del tecnico leccese, perchè il 1° agosto Palazzi si accontentava di 3 mesi di squalifica, prima che la Disciplinare lo sconfessasse, rigettandone la proposta di patteggiamento?

    Questi sono giorni decisivi per Conte che domani conosce il suo destino, peraltro  provvisorio: in caso di squalifica (il totosentenze prevede 10 mesi), il ricorso alla corte di giustizia federale sarà immediato e la sentenza di secondo grado verrà emessa entro il 25 agosto. Poi, eventualmente, ci sarà il Tribunale Nazionale dell'Arbitrato Sportivo (Tnas). 

    Ecco perchè Conte fa bene a non mollare. Altro che dimettersi. Sino a prova contraria c'è la sua parola contro quella del pentito e, sino a prova contraria, non c'è uno straccio di riscontro, di intercettazione, di conferma documentata delle accuse mosse all'allenatore, forte dell'appoggio incondizionato di Andrea Agnelli.

    Già, Agnelli. Così diverso dal cugino John Elkann anche sul fronte Conte. Il presidente della Juve non ha perso occasione per martellare Abete e la Federcalcio, prendendo ripetutamente posizione sulla vicenda e difendendo a spada tratta i tesserati Juve coinvolti nei processi sportivi, anche se la Juve in questa storia non c'entra assoluamente nulla.

    Elkann, invece, nell'arco di 72 giorni è intervenuto soltanto per due volte. La prima, addì, 29 maggio, assemblea Exor, la cassaforte di famiglia: "Conte? Non esiste un piano B".

    Dal telegrafico al didascalico, addì 27 luglio, giorno dello sbarco a Londra per seguire i Giochi: "Sosteniamo in pieno il nostro allenatore e i nostri giocatori. Mio cugino ha fatto una dichiarazione molto chiara". Suo cugino. E lui?

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

     

     

     

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