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  • Lazio, 3 casi:| Diakité, Matuzalem e Zarate

    Lazio, 3 casi:| Diakité, Matuzalem e Zarate

    Matuzalem: per la Lazio è fuori rosa, lui non molla.
    È lì, a Formello. Si allena, in orari diversi rispetto alla prima squadra, senza la possibilità di essere reintegrato. Francelino Matuzalem è fuori dalla Lazio. Maledetti quei 5 giorni di ritardo a luglio. Il centrocampista sta pagando, la società non è disposta a perdonarlo perché — fanno sapere a Formello — con lui la misura era già colma da tempo. Il ritardo al raduno precampionato è stata la classica goccia, arrivata in un momento — con l’arrivo del nuovo allenatore — in cui non si poteva fare un’eccezione alla regola. Solo che poi non c’è stata rescissione del contratto né la cessione, con il giocatore che ha rifiutato anche soluzioni all’estero economicamente migliori. E allora siamo qui, con i forum dei tifosi su internet che si interrogano: «Perché Matuzalem non viene reintegrato? Potrebbe farci comodo». Già, perché Ledesma davanti alla difesa è ora intoccabile. Ma uno come il brasiliano, in un centrocampo dai piedi buoni, potrebbe starci benissimo. Del resto, le sue qualità tecniche non sono mai state in discussione. Piuttosto, i problemi sono sempre stati i continui infortuni e qualche comportamento sopra le righe. Edy Reja due estati fa confessò ai dirigenti: «Non lo voglio più vedere, può andare via». Poi lo riabbracciò e ripartì insieme. Magari la storia si ripete.

     
    Zarate è ai margini: «So che devo lottare».
    Non lo immaginava neppure lui, perché l’estate era partita in maniera diversa. Il ritorno a Roma, la ricerca di una nuova casa, gli applausi in ritiro e i proclami sulla seconda vita biancoceleste. Sono passati tre mesi, ma sembra già trascorsa una vita per Mauro Zarate. Tutto è cambiato. Ci mancava il furto e i ladri in piena notte nella villa dell’Olgiata per mettere qualche altra nube sopra la testa. Zarate e la Lazio sono di nuovo lontanissimi. Forse mai lo sono stati come adesso. Perché ora l’argentino ha perso l’appoggio della gente, quella che l’ha sempre sostenuto. Anche quando Ballardini lo accusava davanti a tutti in pena conferenza stampa. Anche quando Edy Reja lo sostituiva in continuazione, prendendosi lui i fischi per la scelta. Ora i fischi li prende lui al primo tocco di palla, addirittura — è successo contro il Maribor — all’annuncio delle formazioni. Petkovic non l’ha neppure convocato per Pescara. Eppure, in questa Lazio piena di fantasia, un posto per Zarate tecnicamente ci sarebbe pure. Maurito però fa fatica a rovesciare le gerarchie. «Devo lottare», ha detto ai tifosi ieri pomeriggio. E Petkovic aspetta: «Mauro deve meritarsi il posto, sono sicuro che farà di tutto per conquistarlo dopo la sosta».
     
    Diakitè: zero minuti, ma se Ciani non decolla…
    «Ricondizionamento muscolare». C’è scritto questo nel bollettino medico della Lazio, due paroline vicino a Modibo Diakite. Fuori per infortunio? Meglio dire fuori progetto, oltre che dall’Europa League e dal campionato. Zero minuti giocati, non c’è stato di forma che tenga: il caso non è tecnico. Il caso non è sul tavolo di Petkovic, ma su quello di Lotito e Tare, che sono convinti che il giocatore abbia già raggiunto un accordo con un altro club. Prima la Juventus, ora l’Inter, la sostanza non cambia: perché io devo credere e puntare su un giocatore che non crede e non punta sulla Lazio? Il discorso fila. Fino a prova contraria. La storia, seppur diversa, ha molti punti di contatto con i casi Ledesma e Pandev. «Sbagliai a condividere le scelte della società, poi ho pagato le conseguenze», ha ricordato ieri l’ex Ballardini a Radiosei. Oggi Diakite — come allora Ledesma — potrebbe comunque tornare utile alla causa. Perché se è vero che la coppia Biava-Dias funziona che è una meraviglia, è altrettanto vero che Ciani continua a non convincere e che Radu è ad oggi non pervenuto. Diakite non ci starebbe poi così male. E in fondo, fino al 2013 è ancora sotto contratto, con uno stipendio regolarmente pagato. O no?
     


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