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  • Lazio, crisi di identità:| C'è poco da stupirsi...

    Lazio, crisi di identità:| C'è poco da stupirsi...

    • M.A.

    Stupirsi adesso della crisi della Lazio vorrebbe dire non aver guardato attentamente i numeri delle ultime settimane. Quelli, con più precisione, che riguardano il 2012 della Lazio, la 'ripartenza' dopo la sosta invernale. Visti questi a stupire, semmai, è il fatto che nonostante tutto i biancocelesti siano ancora terzi. A testimonianza di un campionato che tutto fa fuorché correre. Basta partire dalle cifre più banali. Nel 2012 la Lazio ha perso la metà delle partite che ha giocato: 6 su 12. Le cose peggiorano se si tiene conto anche delle coppe, lì il bilancio scende a 9 sconfitte su 16 partite. Sempre limitandosi al campionato, i biancocelesti hanno subìto ben 21 gol, tre in più di quelli realizzati: 18. Un dato che colloca la retroguardia di Reja - con 34 reti incassate dall'inizio - al 10° posto in serie A, dietro altre squadre non certo famose per la difesa di ferro: per dirne una, la tanto vituperata Fiorentina in crisi di Delio Rossi.

    L'attacco ancora si difende: in questo campionato ha prodotto 42 gol che gli valgono il quarto posto alle spalle di Milan, Napoli e Juve. Il problema semmai si è creato nelle ultime giornate. Con Cisse e Sculli partiti verso altri lidi, Rocchi spesso infortunato, Alfaro e Kozak poco utilizzati, tutto il peso della manovra offensiva è ricaduto sulle spalle di Hernanes e Klose. Il brasiliano ha fatto il suo, giovando del cambio di modulo. Il tedesco, appena non ha avuto più un compagno d'attacco con cui dividere le attenzioni delle difese, è calato. Un gol nelle ultime otto gare fa preoccupare. Ma è tutto l'attacco a steccare: cinque gol nelle ultime cinque partite, tra cui solo due su azione e un'autorete. C'è poi il discorso della stanchezza. La squadra è meno brillante ed era normale che prima o poi accadesse visto che da troppi mesi giocano sempre gli stessi. Decisiva la questione infortuni. Ma anche in questo caso ci sono responsabilità: dei preparatori (troppi guai muscolari) e dello staff medico (recuperi eccessivamente lunghi).

    Di certo la società, dovendo affrontare una simile emergenza, avrebbe dovuto fare qualcosa di più sul mercato di gennaio. Proprio osservando una classifica che, nonostante tutto, continua a sorridere, viene da pensare che sarebbe bastato davvero poco per fare il salto di qualità. Invece indebolendo la rosa (via Cisse, Sculli, Cavanda e Stendardo, presi Alfaro e Candreva) si è creato un alibi alla squadra ben testimoniato dalle frasi recenti di Hernanes. Se si vince si è eroici, se si perde è colpa della società. Da questo punto di vista anche la gestione di Reja non è stata perfetta. Al di là della folle settimana delle dimissioni sì-dimissioni no, il tecnico è stato 'schizofrenico' anche negli obiettivi: prima miracolo Champions, poi sogno scudetto, infine di nuovo pensiamo alla Champions. E la squadra è venuta a mancare proprio nel salto di qualità. Come l'anno scorso. Un film già visto che ora sta ai protagonisti evitare venga ritrasmesso.

    (Il Tempo)

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