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  • Lippi: 'Troppe pause col Var, vedo la Juve in finale di Champions, Spagna alla portata dell'Italia'

    Lippi: 'Troppe pause col Var, vedo la Juve in finale di Champions, Spagna alla portata dell'Italia'

    Riportiamo i passaggi principali dell'intervista de La Repubblica al ct della Cina Marcello Lippi che, in vista dei prossimi impegni di qualificazione al Mondiale, ha trovato il tempo per dibattere degli argomenti più caldi del momento: dalle prime due giornate di campionato, all'imminente sfida da dentro o fuori tra Spagna e Italia, fino al tanto discusso Var. "Il calcio non deve esagerare con la tecnologia: un po’ va bene, troppa no. Ho paura che il Var spezzerà il flusso del gioco, obbligando a mille interruzioni. Forse sarebbe stato meglio limitarsi all’occhio di falco sulla linea di porta".

    L’Asia: il futuro del calcio può essere davvero lì?
    "La Cina ha un miliardo e 400 mila abitanti, vi lascio immaginare il numero di bambini e ragazzi a disposizione: bisogna realizzare campi da calcio, strutture e vivai, bisogna allenare gli istruttori, creando centri federali. Dall’anno prossimo nessuna squadra potrà iscriversi al campionato senza avere formazioni giovanili: mi pare un buon inizio per chi proverà ad ottenere dalla Fifa il mondiale 2030. Però i cinesi devono capire che non si cresce a colpi di capricci sul mercato, peraltro legittimi dal momento che ognuno spende i propri soldi come vuole. E senza offesa per il ping pong, giochiamo a pallone".

    Anche lei crede che in Spagna, sabato, per l’Italia sarà quasi impossibile vincere?
    "No davvero. Sfida difficile, ma alla nostra portata. L’Italia è l’espressione di un calcio in crescita, giovane, pieno di entusiasmo e talento. Loro invece stanno vivendo una leggera involuzione che riflette il ciclo ormai al termine del Barcellona, grande fornitore della nazionale. E poi gli azzurri hanno già battuto le furie rosse all’Europeo dell’anno scorso, non partono battuti".

    Cosa pensa del lavoro di Gian Piero Ventura?
    "Tutto il bene possibile; ha cercato il talento e lo ha innestato con coraggio. Dispone di ottimo materiale e lo sa: credo che nessuna nazionale al mondo abbia, in prospettiva, un gruppo migliore del nostro. Saremo protagonisti per molti anni, cominciando dal prossimo mondiale al quale arriveremo, Spagna o non Spagna".

    Chi le piace di più dei nuovi talenti dell'Italia?
    "Nell’Under 21 sono tutti bravissimi. Di getto dico Bernardeschi, Pellegrini, Donnarumma e il blocco dell’Atalanta, anche se qualcuno ha cambiato città. Ragazzi che nei loro club erano e saranno finalmente titolari. Ci faranno vincere tanto".

    Non le dispiace non essere il direttore tecnico azzurro?
    "Moltissimo. Ne avevamo parlato per mesi, io e le persone che stavano riscrivendo le regole sul conflitto d’interessi per chi ha parenti procuratori di calciatori. Poi, due giorni prima della mia firma è cambiato tutto".

    Dal mondiale alla Champions: ottimista a oltranza?
    "La Juve passerà il turno insieme al Barcellona, il Napoli può vincere il girone, lo vedo protagonista ovunque. Più dura per la Roma che dovrà eliminare una tra Chelsea e Atletico Madrid, un bel problema.

    Il mercato ancora discute di Neymar e Bonucci: lei che idea si è fatto?
    "Non mi scandalizzo, è la legge della domanda e dell’offerta. Si sarà ormai capito che il fair play finanziario è una burla, una barzelletta. Su Bonucci: non conosco le vere ragioni di questo addio, però è chiaro che dev’essere successo qualcosa. Non credo sia solo mercato».

    Ma quanto ci perde realmente la Juve?
    "Il campionato è quel romanzo giallo dove alla fine l’assassino è sempre il maggiordomo, e credo proprio che la Juventus sarà ancora un maggiordomo perfetto. La sua forza, da sempre, è lo zoccolo duro, non solo i campioni. Stavolta però c’è un Napoli bellissimo, una squadra che gioca a memoria magnificamente, velocissima e tecnica. Sarà un rompicapo per chiunque: dalla Juve alle avversarie in Champions".

    I bianconeri vinsero l’ultima Coppa con lei in panchina, nel 1996. Le due finali perse in tre anni confermano una maledizione o un ruolo comunque da protagonisti?
    "Nessuna maledizione, prendersi la Champions è difficilissimo. Il Real ora è la squadra più forte del mondo e a Cardiff ha meritato il trofeo. Ma i bianconeri possono riprovarci e riuscirci, mi sembrano più completi, Dybala ormai è una stella quasi planetaria, i nuovi acquisti hanno aumentato il peso internazionale del gruppo. Mi aspetto la Juve alla finale di Kiev".

    Dalla Cina cosa può dirci della Milano cinese?
    "Si è rafforzata molto, qui l’attesa è grande. Suning è un colosso mondiale e Spalletti una garanzia. La nuova proprietà del Milan era più nell’ombra, ma lo strepitoso e dispendioso mercato dovrebbe aver chiarito molti dubbi. Il campionato ritroverà Milano, il suo pezzo mancante".

    Come troverà invece Roma?
    "Simone Inzaghi è bravissimo, pieno di idee, il suo lavoro mi piace molto. Per la Roma sarà forse più difficile, è cambiata molto cominciando dall’allenatore. Ed è senza Totti".

    In giacca e cravatta: che effetto le fa?
    "Veramente gli avevo consigliato di staccare, di mettere un po’ di tempo tra campo e tribuna, tra carriera e scrivania.
    Se ha preferito tuffarsi subito nel nuovo ruolo avrà i suoi motivi. Lo conosco, Francesco non può stare neppure un giorno senza la Roma e senza un pallone".

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