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  • Mail da Atalantini.com: 'Giù le mani da Bergamo'

    Mail da Atalantini.com: 'Giù le mani da Bergamo'

    Caro Direttore,

    scrivo all'indomani della protesta organizzata dalla Curva Nord dell'Atalanta: una selva di fogli della Gazzetta stracciati e alcuni striscioni di protesta, alcuni un po' forti, è bene precisarlo.
     
    Intanto vorrei precisare che l'iniziativa non era stata né organizzata né favorita dal nostro sito. Avevamo saputo dell'iniziativa in progetto e ne abbiamo anticipato l'ufficialità quando in effetti è stata incerta sino all'ultimo minuto. Nell'incertezza, l'abbiamo poi omessa, con tanti saluti a quei commentatori che abbiamo dovuto cancellare e con i quali ci scusiamo. Questo anche a chiarimento  nei confronti di chi, nel frattempo, ha frainteso una nostra parte attiva. Facevamo cronaca, al limite, non cercavamo nè opinioni nè consenso.
     
    In un'altra parte di www.atalantini.com riprendiamo la risposta del Direttore della Gazzetta dello Sport, Andrea Monti, nei confronti di quanto esposto in Curva (foto e video sono presenti su www.atalantini.com).
     
    L'astio della nostra gente nei confronti di quel quotidiano è da far risalire al giugno 2011, allo scoppio del calcioscommesse e del coinvolgimento di Cristiano Doni.
     
    Con il senno di poi, la Gazzetta aveva perfettamente ragione relativamente al nostro ex giocatore capitano.
     
    Assolutamente. Possiamo dirlo tranquillamente anche perchè, dopo un anno, sarebbe assurdo non aver somatizzato la notizia per quanto fosse stata traumatica per ogni atalantino all'epoca.
     
    Tralasciamo le loro topiche prese all'epoca (ad esempio, quella dell'assegno scoperto di 400 mila euro riferito ad altra indagine) e strafalcioni che possono capitare in qualunque redazione.
     
    Tralasciamo le circostanze che hanno sempre visto il quotidiano anticipare, prevedere e vedere  realizzate sentenze e sanzioni, se questo vi pare normale per un Paese civile.
     
    Ciò che ha sempre disturbato e che sta muovendo l'opinione pubblica è il modo di presentare l'Atalanta e tutto l'ambiente bergamasco, città e provincia comprese. Con autorità cittadine a far la coda per poter interloquire con gli ultras, con intrallazzi di ogni genere tra società civile e frange pericolose e, in generale l'input, rimarcato più volte che Bergamo sia una città difficile nella quale vivere e che non merita niente.
     

    Queste sono parole che loro hanno pubblicato e che conoscono tutti. L'articolo del Direttore della Rosea, che i Lettori del nostri sito sapranno valutare nella propozione tra azione e reazione. Nei nostri commenti, gente della Curva, ma, anche e soprattutto, degli altri settori dello stadio, quell ritenuti più moderati.

    C'è da dire che, grazie a Internet, l'informazione non  è più così legata a certi ambiti, come prima.

    L'utente non ha più l'anello al naso e alcune rivoluzioni passate (violente, nel Medio Oriente) o minacciate (pacifiche, speriamo come il fenomeno Beppe Grillo) hanno visto l'informazione in Rete come colonna portante dei rispettivi movimenti. Al singolo utente è chiesto di pesare, valutare e decidere liberamente.

    Quando un insieme di circostanze inizia a muovere le coscienze e a trovare riscontro in una massa sempre crescente di persone, esso non  può essere sempre trascurato, sottaciuto e sottovalutato, altrimenti il soggetto incriminato finisce tanto per assomigliare al protagonista di quella barzelletta che riceve dall'autoradio la notizia di un tizio avvistato in autostrada mentre percorre, come un pazzo, la corsia contromano. "Uno? Ma se ne avrò visti almeno duecento", il pensiero ad alta voce dopo avere appreso il fatto.

    Il pensiero va ai detentori di quell che, una volta, ritenevamo essere la testata più autorevole di tutte, che leggevamo avidamente tra i banchi di scuola o al bar nelle pause, il lunedì mattina.

    Per fortuna, o purtroppo, non siamo più i silenziosi e fedelissimi valligiani di una volta che costituivano lo zoccolo duro dei Mille o che iniziavano a lavorare alla funivia del Cervino quando la temperatura frenava gli altri, accollandosi il grosso dei carichi per spartire poi i meriti alla stessa stregua. E chi si è visto, si è visto. E non contiamo le altre mille opere benemerite della nostra gente. Questo non è il pulpito.

    Bergamo è una città di rara civiltà, lungi dall'essere perfetta, ma degna di ben altro Paese (senza riferimenti politici). L'abbiamo dimostrato con l'affare Doni, un ladro di galline rispetto ad altri che calcano i campi (basta leggere le accuse), eppure destinato all'oblio solo per averci preso per il culo. Papale papale.

    Altre piazze si tengono presidenti già condannati (guarda un po' il Genoa) o amano incaricare come raccattapalle personaggi di dubbia (eufemismo) provenienza. Usano lame e bombe carta perchè lo sfascio dei locali è coerente a quello della loro società. Non a Bergamo.

    La Bergamasca, sino all'anno scorso costituiva il quinto mercato per venduto della Rosea. Rosea che non tratta esattamente allo stesso modo piazze difficili, come le citate e piazze semplicemente agitate, come la nostra.

    Agitate, vero, ma solo dall'amore per la squadra e coerentemente con l'origine della gente, che cova geneticamente passione quasi partenopea a fronte di un apparente distacco.

    Null'altro. Se poi la nostra grinta, il nostro modo di fare brusco, i toni accesi e il parlare incomprensibile vengono a volte presi come una minaccia, quello non è affar nostro: documentatevi e imparate a conocerci, prima di (s)parlare.

    Se poi qualcuno dei nostri ultras verrà condannato, lo fareno anche noi, come abbiamo fatto dopo i fatti di Alzano  (i disordini alla Berghem Fest) o la deplorevole aggressione ad un giornalista locale.

    Prima della sentenza, l'appello civile e compreso, non può che essere uno: giù le mani da Bergamo.

    Calep

    www.atalantini.com

     

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