Mancini ha deciso: no alla Nazionale finché ci saranno Tavecchio e Lotito
Non è così. A quanto ci risulta, Mancini non ha alcuna intenzione di allenare l’Italia. In assoluto l’idea lo affascina e lo intriga parecchio, questo è certo, ma non vuole essere il commissario tecnico di questa Federazione. Perché? Semplice: per gli uomini che la guidano e la rappresentano, che lui ritiene quanto di più distante possibile dai suoi principii.
Innanzitutto non gli piace - e come dargli torto? - quel Lotito che si aggira nelle stanze dei bottoni, con facoltà di dare ordini. Il suo rapporto con il presidente della Lazio è burrascoso da quando - correva l’estate del 2004 - l’imprenditore romano acquistò il club biancoceleste proprio mentre l’allenatore di Jesi stava passando all’Inter. Lo scontro tra i due fu clamoroso e si finì in tribunale: una bella bagarre. Da allora in poi, la Lazio ha spesso risposto di no all’Inter che le chiedeva calciatori. “Non mi chiamerà mai una Federazione nelle mani di Lotito”, il pensiero di Mancini.
Ma è lo stesso Mancini che non accetterebbe una proposta della Federazione. Perché c’è Lotito, è vero, ma anche perché c’è Tavecchio, che della Figc è addirittura il presidente. Ora: la reazione dell’allenatore interista alle offese di Sarri a qualcuno sarà anche sembrata esagerata, ma nasconde una sensibilità speciale, maturata negli anni trascorsi in Inghilterra alla guida del Manchester City, là dove è considerato disumano ogni riferimento razzista. Ecco: a vostro avviso può essere uno come Mancini ct della Nazionale di Tavecchio, cioè dell’uomo che si è inventato Optì Pobà e un’altra mezza dozzina di imbarazzanti e inaccettabili gaffe?
No a Lotito, no a Tavecchio: per questo Mancini non sarà l’allenatore della Nazionale. Così ha deciso e a noi viene istintivamente voglia di abbracciarlo: bravo, è anche in questo modo che si difende il calcio. Poi, quando loro due (Lotito e Tavecchio) se ne saranno andati, magari l'occasione si riaffaccerà. E a quel punto Mancini dirà: "Okay, sono pronto".