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  • Milan ai cinesi, ma quanti misteri...

    Milan ai cinesi, ma quanti misteri...

    Svolta storica per il Milan, che passa dal presidente Berlusconi a una nuova proprietà cinese. Yonghong Li guida la cordata insieme al suo manager Han Li, con il quale raccoglie il 30% delle quote, comprese quelle del fondo statale Haixia. Il restante 70% è suddiviso tra numerosi investitori: ci sono anche imprenditori privati, ma sono prevalenti le aziende di natura pubblica.

    TRANSIZIONE - Il riferimento del club in questa fase di transizione, fino al closing, sarà David Han, manager cresciuto nell'università di Boston, scelto dai Li ed ex responsabile degli investimenti del colosso Wanda Group. Da questo momento, tutte le scelte del club rossonero saranno condivise con gli acquirenti. Il futuro amministratore delegato sarà l'italiano Marco Fassone, che avrà anche la delega di direttore generale. I cinesi hanno proposto a Silvio Berlusconi di restare come presidente onorario, prospettiva gradita. 

    MA IL MERCATO? - "Il contratto prevede che con il signing gli acquirenti mettano a disposizione una caparra pari a 100 milioni, di cui 15 alla firma e 85 entro 35 giorni". Gli altri 420 milioni dovranno essere versati in un'unica soluzione entro i successivi 90 giorni, così da arrivare al closing a dicembre mentre i 220 milioni di debiti del club saranno onorati dai cinesi ricapitalizzando la società. La sezione centrale del contratto riguarda gli investimenti. Berlusconi sei mesi fa aveva chiesto 450 milioni in 3 anni, la quota è un po' calata avendo già perso quasi un anno nelle trattative: "Gli acquirenti si impegnano a compiere importanti interventi di rafforzamento patrimoniale e finanziario del Milan per un ammontare complessivo di 350 milioni nell’arco del triennio", spiega Fininvest
    È stato concordato che la prima tranche da 100 milioni arriverà a fine anno per finanziare il mercato di gennaio. Ma non basta: per la sessione estiva 2017 è previsto un budget di altri 50 milioni. I restanti 200 milioni saranno divisi nei 2 anni seguenti. Insomma, nel 2017 i nuovi proprietari metteranno sul piatto subito 150 milioni. Per i cinesi sarà un’operazione globale da almeno 1 miliardo e 100 milioni. Adesso, però, si viene a creare una situazione paradossale, visto che il mercato estivo (ormai alle battute finali) non ha le risorse per allestire una squadra in grado di raggiungere le coppe secondo la Gazzetta dello Sport. Galliani e Fassone (per ora advisor) riusciranno in queste settimane a trovare il modo per dare benzina agli acquisti da subito? Magari con qualche acquisto che preveda un pagamento posticipato? 

    ALTRI MISTERI - C'è il governo cinese nella cordata, tutto il resto è misterioso. Come si legge sulla Gazzetta dello Sport, tecnicamente il 99,93% del Milan verrà acquisito dalla Sino-Europe Sports Investment Management Changxing, cioè la società-veicolo dentro cui confluiscono una pluralità di investitori. Il comunicato di Fininvest ne cita solo due: Haixia Capital, fondo di Stato cinese per lo sviluppo e gli investimenti, e Yonghong Li, chairman della stessa società-veicolo e tra i promotori del gruppo con cui la holding berlusconiana ha trattato a lungo prima del preliminare di ieri. Vero che il Milan non è stato ancora ceduto in via definitiva e che il closing si materializzerà entro la fine dell'anno, ma prima o poi andrà fatta chiarezza sul nuovo assetto azionario della società, considerato che non si tratta di un'azienda come le altre, ma di una squadra di calcio che ha a che fare con 'stakeholder' speciali, dalle istituzioni calcistiche ai tifosi. Nel frattempo, accontentiamoci delle informazioni scarne a disposizione. A differenza dell'Inter con Suning, tanto per fare un esempio, non si tratta di un'entità singola e riconoscibile ma di un pool di diversi soggetti, privati e pubblici. 

    IDENTIKIT - L'uomo forte della cordata cinese è Yonghong Li, presidente della Sino-Europe Sports Investment Management Changxing e azionista futuro del Milan (al 15%?). Al tavolo con Fininvest ha recitato un ruolo da protagonista, è in predicato di investire personalmente sul club, eppure si sa poco di lui. Yonghong Li è titolare della finanziaria Jie Ande, non compare nelle classifiche di Forbes e nemmeno nei principali motori di ricerca finanziari. Per quel nome spunta, semmai, una connessione con i Panama Papers, cioè quei documenti confidenziali su società off-shore svelati dai media. Tale Yonghong Li risulta azionista della Alkimiaconst, di base a Panama, ma potrebbe trattarsi di un caso di omonimia. Fininvest fa sapere che fanno parte del gruppo altri investitori, alcuni dei quali a controllo statale, e tra loro società attive nel campo finanziario e altre impegnate in settori industriali. Una complicata matassa che va ancora dipanata, considerato anche gli avvicendamenti delle ultime settimane. Alcuni soggetti sono usciti, altri sono entrati, le intese sulla governance e sugli impegni finanziari non sono state facili da raggiungere dovendo mettere d’accordo tutti quanti, sono pure stati sostituiti in corsa gli advisor Galatioto e Gancikoff e, negli ultimi giorni, ci si è affidati per la parte finanziaria a Rothschild & Co., con la consulenza legale curata dallo studio Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners

    GOVERNO - Haixia Capital dovrebbe detenere una quota del 15% del gruppo. Il fondo statale è stato creato nel 2010 con una dotazione di 4,5 miliardi di euro, ha base a Fuzhou, nella provincia del Fujian, e finora si è focalizzata negli investimenti in infrastrutture e costruzioni spingendosi anche nell’acquisizione in Francia di aziende di coltivazione e allevamento di polli. L'anno scorso i crolli della Borsa cinese hanno giocato un brutto scherzo a Haixia Capital, che si è dovuta liberare della sua partecipazione in Haitong, società di brokeraggio, con uno sconto del 20% e una perdita complessiva di 400 milioni di euro. La nota ufficiale di Fininvest precisa che il contratto verrà perfezionato entro fine 2016, "una volta ottenute le autorizzazioni previste in questi casi dalle autorità italiane e cinesi". La presenza di un fondo statale nella cordata conferma, comunque, l'interesse del governo cinese sul business del calcio: la Cina mira a diventare una potenza del football globale, su input del tifoso-presidente Xi Jinping, che conosce bene gli effetti benefici di questo sport in termini di geopolitica e costruzione del consenso popolare. Il Milan è un brand che tira tanto e dà prestigio: con questa operazione è destinato a essere il fiore all'occhiello della campagna calcistica del governo di Pechino. La Repubblica riporta delle voci cinesi secondo cui nel fondo ci sarebbero Evergrande, Li, Kweichow Moutai e i soci di Wanda Group. 
     

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