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    Milan-Juve, Tagliavento ricorda: 'Il gol di Muntari? Io l'avevo vista dentro, colpa dell'assistente...'

    Milan-Juve, Tagliavento ricorda: 'Il gol di Muntari? Io l'avevo vista dentro, colpa dell'assistente...'

    Fresco di ufficializzazione come club manager della Ternana, l'ex arbitro Paolo Tagliavento spiega a La Gazzetta dello Sport la decisione di appendere il fischietto al chiodo e torna anche su alcuni momenti chiave della propria carriera: "Pesa restituire la tessera all'Aia? Moltissimo, la definirei la scelta più difficile della carriera. E decisioni importanti ne ho prese diverse. Perché l'ho fatta? L’Unicusano mi permette di fare qualcosa d’importante per la mia città, Terni, restando vicino alla famiglia. E poi parliamo di una realtà incredibile: oltre 17mila studenti, campus eccezionali e strutture in costruzione all’avanguardia. La retrocessione? Il calcio non è matematica, capita. Ma c’è voglia di ritornare subito in B, i progetti sono ambiziosi".

    IL SALUTO DI NICCHI - "Mi sono commosso ad ascoltarlo, ma vuol dire che ho lasciato un buon ricordo. L’Associazione arbitri è qualcosa di particolare, da vivere. Ci sono entrato a 17 anni e mi ha dato tantissimo, facendomi diventare uomo".

    PERCHE' ARBITRO - "Giocavo centrocampista: lungagnone, bravino tecnicamente e molto lento. Ma ogni volta che entrava l’arbitro a fare la chiama, lo guardavo affascinato. A 12 anni avevo deciso che quella era la mia strada. È una scuola di vita, la consiglio a tutti i ragazzi".

    LA PARTITA RIMASTA NEL CUORE - "Sono tante, ma Scozia-Inghilterra per le qualificazioni mondiali è davvero al primo posto. Mi vengono i brividi pure ora a ripensarla. Si giocava a Glasgow, stadio stracolmo. La Scozia non batteva l’Inghilterra in match ufficiali non so da quanto tempo: va sotto, pareggia e al novantesimo passa avanti. La gente impazzisce, lo confesso: mi sono messo a guardarli per un paio di secondi. Poi al 92’ l’Inghilterra fa 2-2 e dalla bolgia totale si è passati al silenzio di tomba".

    LE MANETTE DI MOURINHO - "Ci siamo rivisti? No, mai più incontrato. Quella è stata la partita della svolta, ho dimostrato di poter dirigere a grandi livelli. E in campo ero tranquillo, sapevo di aver preso le decisioni giuste, comprese le 2 espulsioni interiste".

    IL GOL DI MUNTARI IN MILAN-JUVE - "Sembra un secolo fa, perché oggi quella situazione sarebbe risolta in un secondo. Avevo la sensazione che il pallone avesse varcato del tutto la linea, se vedete le immagini ho già il braccio a indicare il centrocampo. Ma serviva l’ok dell’assistente che era nella posizione migliore, mentre io era al limite dell’area. Era concentrato sul fuorigioco e si perse il gol, mi disse che Buffon aveva parato sulla linea. Peccato".

    VAR - "Un grandissimo aiuto, il Mondiale lo sta confermando. E le dico che all’inizio ero scettico, ma usandola i dubbi sono stati spazzati via: gli errori diminuiscono in modo drastico e il clima in campo è più tranquillo. E poi è perfetta come deterrente, pensate alle proteste o alle simulazioni".

    EVOLUZIONE ARBITRALE - "Al mio esordio in A avevamo di tecnologico solo le bandierine col bip. Poi sono arrivati: auricolari, addizionali, Goal line e Var. In 15 anni sono stati fatti cambiamenti epocali dopo che per mezzo secolo si era mosso poco o nulla".

    QUALI ERRORI CANCELLARE - "A parte Muntari, un Juve-Inter 1-3 diretta molto male. E poi il gol tolto al Crotone contro il Cagliari nell’ultimo campionato: potevamo fare molto meglio".

    DIRIGENTE - "Porterò la mia esperienza per far capire che possono sbagliare e vanno aiutati. La crescita culturale di una Paese passa pure da qui".

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