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  • Milan-Juventus: dalla A alla Z

    Milan-Juventus: dalla A alla Z

     

     
    A come alleanza. Né santa, né sentimentale. Semplicemente basata sugli interessi, l’alleanza tra il Milan e la Juve ha caratterizzato gli ultimi
    vent’anni di calcio italiano. E, proprio perché basato soltanto sugli interessi, è un legame destinato a durare ancora a lungo.
     
     
    B come box. Quello dal quale Antonio Conte guarderà la sfida di San Siro, così come gli è capitato nelle  precedenti 13 giornate di questo campionato da «squalificato ». Visti i risultati (Juve in testa alla classifica), la punizione (giusta o sbagliata che  fosse) ha dato buoni frutti.
     
     C come cresta. Quella di Stephan El Shaarawy,  capocannoniere del
    campionato (10 gol) e autentica rivelazione della stagione.  Se l’acciaccato Milan di questo periodo non è sprofondato, il merito è di questo ragazzino  che si fa pettinare da... un parrucchiere interista.
     
     
    D come diciassette. I punti di distacco tra la Juve e il Milan. Praticamente un abisso, se si pensa che a maggio la distanza era di soli 4. Già, ma allora nel Milan giocavano  Ibra e Thiago Silva...
     
     
    E  come esonero. Allegri lo ha rischiato parecchie volte in questo grigio autunno, e forse in certi momenti lo ha pure desiderato perché la situazione era davvero pesante. Ma alla fine, per mancanza di alternative, Berlusconi lo ha confermato. Si accettano scommesse sulla durata del matrimonio.
     
     
    F come famiglia. Milan e Juve sono club familiari, nel senso che appartengono alle due più importanti dinastie  italiane: Berlusconi e
    Agnelli. Quando il capitalismo scende in campo per divertirsi...
     
    G come Giannino. E’ il nome del ristorante di riferimento del Milan. Ambiente glamour, belle donne, champagne.  Quest’anno, dati i risultati, un po’ meno frequentato dai big rossoneri...
     
     
    H come habitué. Degli scudetti, ovviamente. A  San Siro vanno in campo 46 titoli nazionali: 18 del Milan e  28 della Juve. I tifosi bianconeri (e anche i dirigenti) ne vorrebbero 30, ma il resto d’Italia non è d’accordo.
     
    I come infortuni. Quelli che hanno tormentato il Milan dall’inizio della stagione (e Pato in particolare) e  quello che blocca Chiellini: assenza
    non da poco per la Juve.
     
    L come linguaccia. Quella di Del Piero. Vi ricordate  come festeggiava dopo un gol, vi ricordate la linguaccia che mostrava in segno di gioia?
    Ecco, tenetevela cara perché  in Italia, dopo 19 anni di onorata carriera, non la vedremo più.
     
    M come Muntari. L’uomo del gol-non gol che indirizzò lo scorso campionato. Pallone dentro, ma arbitro  non vede: la Juve gode, il Milan s’arrabbia. E intorno al  campo infuria la bufera.
     
     
    N come notte (belle di...). Sì, perché Milan e Juve sono state «belle di notte» nella due-giorni di Champions League: rossoneri qualificati e
    bianconeri quasi. Orgoglio italiano.  Se ci regalassero altre magìe sotto i riflettori...
     
     
    O come Old Trafford. Il teatro dell’unica finale di Champions League tra squadre italiane. Era il 2003. Le  protagoniste: ovviamente Milan e Juve. Vinsero i rossoneri di Ancelotti ai rigori e fu l’inizio di un lungo ciclo di successi.
     
     
    P come Pirlo. Estate 2011, il Milan fresco di  tricolore lascia che Andrea Pirlo  vada alla Juventus a parametro zero. Un eccesso di superbia. Che succede? Che il Milan si squaglia e la Juve vince. La differenza, in questo caso, ha un nome e un cognome.
     
     
    Q come Quagliarella.Tutti a parlare di Vucinic e Giovinco, e poi guardi i numeri e scopri che il Quaglia è il miglior  cannoniere della Juve: 6 gol in campionato e 3 in Champions. Poca pubblicità, tanta sostanza. 
     
    Rcome Rizzoli. L’arbitro della sfida. Galliani  ha detto che gli va benissimo, i dirigenti della Juve non hanno  parlato. L’impegno, considerati i precedenti, è da brividi.  Forse Rizzoli avrebbe preferito
    una domenica sera in pizzeria...
     
     
    S come Signora. Con la lettera maiuscola, perché la Juve è una nobildonna del calcio, una Vecchia Signora. Si è sempre vantata di aver uno stile inconfondibile, il famoso  stile-Juve. Ultimamente, soprattutto nella stucchevole querelle con l’Inter, non sempre si è notato...
     
     
    T come tre. Come il numero dei difensori utilizzati dalla Juve. E’ stata  la mossa vincente della stagione scorsa, e anche quest’anno
    l’idea si dimostra valida. Tant’è vero che molte altre squadre l’hanno copiata. Qualche volta pure il Milan...
     
    U come ultrà. Come definire l’Andrea Agnelli  che esulta ai gol della Juve contro il Chelsea o il Galliani  che insulta il suo portiere, neanche
    fosse un tifosaccio da curva? Più ultrà che dirigenti, e non è detto che sia un bene in tutte le occasioni.
     
     
    V come Vecchia Guardia. Anche in questo caso con le lettere maiuscole, perché si riferisce a gente come Gattuso, Nesta, Seedorf, Inzaghi. Ieri c’erano (e si sentiva), oggi no. Non sempre il verbo «rottamare» si abbina alle vittorie...
     
    Z come zero. Da quando è presidente Andrea Agnelli è a zero sconfitte contro il Milan a San Siro in gare ufficiali. Il dato autorizza
    a fare ogni tipo di scongiuro...
     
    La Gazzetta dello Sport

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