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  • Maldini: 'I miei figli non indosseranno mai la 3. Cinesi? Quando li ho visti...'

    Maldini: 'I miei figli non indosseranno mai la 3. Cinesi? Quando li ho visti...'

    Leggenda del Milan, unico club della sua lunga carriera, Paolo Maldini non ha più messo piede nel mondo rossonero dopo il suo addio. E di quel mondo è tornato a parlare ospite a "Che tempo che fa", partendo dal passato e analizzando, anche, l'arrivo dei cinesi:  “Ricordo il mio esordio, non pensavo di giocare. Poi Liedholm mi ha chiamato e non mi sembrava vero. La fama? So di avere una fama importante, ma l’ho vissuta quasi come un peso. Gli striscioni dell'Inter nel mio ultimo derby? Mi ha fatto piacere e ricordo con affetto lo striscione dei tifosi dell’Inter al mio ultimo Derby, non è da tutti. Pensavo di dover parlare di quello dei tifosi del Milan…

    TOTTI E L'ADDIO - Due parole, poi, sulla paura di Totti di lasciare il calcio: "Il calcio è sempre stata la mia passione, ma non ho dimenticato il resto della mia vita. Per questo non ho avuto paura quando ho smesso, come invece ha detto di avere Totti. La vita è bellissima, al di là del calcio e delle emozioni che abbiamo provato”.

    I FIGLI - C'è un Maldini ancora in rossonero, Daniel, di ruolo attaccante: “I miei figli sono spiriti indipendenti e penso che dunque non indosseranno mai la mia maglia numero 3, anche se ne avessero la possibilità. Fa impressione sentire in telecronaca il mio nome, per mio figlio nelle giovanili del Milan”.

    SPORTIVITA' -  “Una volta c’era Materazzi vicino a me in Nazionale, gli ho detto che se avesse fatto le stesse entrate del campionato in Nazionale gli avrei rotto le gambe”.

    PAPA' CESARE - Un ricorda sul padre Cesare, suo allenatore sia al Milan che in Nazionale: “Mi ha insegnato i valori della vita, che sono applicabili anche al calcio. Mi ha accompagnato lui al provino, lo ricordo benissimo. Non giocavo per nessuno e mi hanno preso. È sempre stato il mio primo tifoso. Lui ha vinto con il Milan, io ho continuato, adesso i miei figli nelle giovanili. I gesti uguali tra me e lui, è la genetica. Adesso io vado a vedere i miei figli ed è sempre un’emozione”.


    I CINESI - Sui cinesi del Milan: “Ho avuto qualche incontro. Quando li ho visti ho pensato che passare da Berlusconi a loro era un bel salto, e infatti… Non c’erano le condizioni. Scherzi a parte, dobbiamo essere pronti a investitori stranieri”.

    IL RICORDO PIU' BELLO - Infine, il momento più bello della sua carriera: “L’esordio. Ero un ragazzo della Primavera, sapevo che avrei potuto giocare da professionista, ma quella è stata la certificazione che potevo giocare con i campioni come Baresi. Tornare a casa dopo 45′ con la consapevolezza di non aver fatto disastri è stato bellissimo”.
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