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  • Gattuso, impara da Mourinho: Serie A come allenamento, tutto sull'Europa!

    Gattuso, impara da Mourinho: Serie A come allenamento, tutto sull'Europa!

    • Alessandro Di Gioia
    Inutile nascondersi, inutile stare troppo a raccontarsela: la stagione 2017/2018 di Serie A per il Milan rischia seriamente di essere già giunta ai titoli di coda, tre mesi dopo il suo inizio. Non lo dice l'aritmetica, non ancora perlomeno, ma le distanze da coloro che stanno davanti - e corrono dannatamente, oh se corrono! - sono praticamente incolmabili: non almeno mediante il gioco che sta palesando la squadra, troppo frammentario e poco continuo, non con i ritmi mantenuti dalle prime della classe, che quando va male, e accade molto raramente, pareggiano, non con i risultati ottenuti finora dal Milan. La società se n'è accorta e ha deciso, dopo un'agonia di quasi tre mesi, di esonerare Vincenzo Montella e di affidare la squadra a Gennaro Gattuso, ex tecnico della Primavera.  Ora il lavoro dell'ex centrocampista del Diavolo sarà duro e intenso, ma c'è una base da cui partire.

    Dopo il pareggio con il Torino, la classifica vede i rossoneri al settimo posto, a meno sei dal sesto occupato attualmente dalla Sampdoria, che però deve recuperare una partita (contro la Roma), così come devono recuperarla la Lazio, quinta a quota 29, la Roma stessa, quarta a quota 31, mentre le prime tre, rispettivamente Napoli, Inter e Juventus, distano già 14, 16 e 18 lunghezze. Ciò significa che il Milan potrebbe ritrovarsi verosimilmente a undici, dodici o quattordici punti dal quarto posto, l'obiettivo stagionale, l'ultima posizione valida per la qualificazione alla prossima Champions League. Un ritardo di quasi 4-5 partite, maturato nell'arco di 14 giornate. Praticamente il Milan ha già accumulato un terzo di strada di ritardo nei confronti delle cosiddette avversarie e considerando la difficoltà di codeste nel perdere punti con le piccole, lo scenario è completo: per rientrare nella corsa al quarto posto servirebbe un miracolo, tanto che potrebbe non bastare nemmeno vincere tutti gli scontri diretti del ritorno (visto e assunto che la squadra ha perso sei partite su sei contro chi gli sta davanti).

    Uno scenario da incubo, inimmaginabile solamente un mese e mezzo fa, che sta riducendo al lumicino l'importanza della Serie A per il Diavolo. Per rendere al meglio l'idea, il Milan dell'anno scorso, a questo punto della stagione, aveva nove punti in più, quando i titolari erano Lapadula, Paletta, Pasalic e compagnia cantante, e stava per portarsi a casa un trofeo, la Supercoppa italiana vinta a Doha contro la Juventus appena prima di Natale, ed era in piena lotta Champions, nonostante si qualificassero solo le prime tre.

    Inutile però guardare ora al passato, non tutto è ancora perduto: la qualificazione ottenuta giovedì ai sedicesimi di Europa League riserva un piano B, un piano che passa attraverso nove partite (due per i sedicesimi, due per gli eventuali ottavi, due per i quarti, due per le semifinali e la finale), un mini-torneo nel quale non si potrà mai sbagliare e nel quale gli avversari che capiteranno, a parte quello dei sedicesimi che dovrebbe essere ancora inferiore sulla carta visto il primo posto ottenuto nel girone, saranno tutti di levatura pari o addirittura più forti dei rossoneri, se si pensa ad alcuni spauracchi che arriveranno direttamente dal tabellone principale di Champions (Borussia Dortmund e Atletico Madrid, solo per fare degli esempi).

    L'anno scorso un allenatore che conosce bene Milano, seppur quella nerazzurra, capì subito che non avrebbe potuto ottenere il proprio obiettivo tramite il campionato: parlo chiaramente di Josè Mourinho, ex allenatore dell'Inter attualmente al Manchester United. Quando lo Special One si accorse che non sarebbe riuscito a tenere il passo delle prime quattro in Premier, per via di un gruppo nuovo e totalmente da amalgamare (un po' quello che sta accadendo quest'anno al Milan), iniziò a disputare le partite di campionato come allenamenti propedeutici all'impegno considerato primario, l'Europa League appunto. La fine della storia la conosciamo tutti: Manchester United sesto in Premier ma vincitore della ex Coppa Uefa e quindi qualificato di diritto in Champions. Certo, il portoghese ebbe anche fortuna, nell'incontrare un tabellone tutt'altro che impossibile che lo portò ad affrontare l'Ajax in finale: ma si sa, come dicevano i latini e come Mou sa bene, "homo faber fortunae suae est" ("'uomo è artefice delle proprie fortune").

    Per questo conviene che in Via Aldo Rossi, sin da ora, vengano stabilite le priorità: ha senso dissanguarsi in una corsa strenua che, bene che vada, può portare magari al raggiungimento di un altro anno di Europa League, che anche dal punto di vista economico non sarebbe assolutamente una panacea, qualora dovesse essere raggiunta, oppure conviene concentrarsi sull'obiettivo finale di Lione, un obiettivo complicato ma comunque alla portata del Milan, qualora inizi a viaggiare a ritmi più spediti?  

    Senza contare il prestigio di una vittoria che manca all'albo d'oro rossonero (il Diavolo non ha mai vinto nemmeno la Coppa Uefa), di un'eventuale finale di Supercoppa contro la finalista di Champions ma soprattutto il raggiungimento del tabellone principale della competizione per club più importante del mondo, nella stagione 2018/2019. Per chi scrive, i dubbi sono pochi: anzi, non ci sono. Gattuso, come prima azione da allenatore del Milan, deve prendere spunto da un ex interista: incredibile a dirsi, ma solo così potrà provare a conservare la panchina del club del suo cuore anche l'anno prossimo.

    @AleDigio89

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