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    Mito Cafu, calcio a ritmo reggaeton: chi è Frank Fabra, il sogno della Fiorentina

    Mito Cafu, calcio a ritmo reggaeton: chi è Frank Fabra, il sogno della Fiorentina

    • Andrea Bracco
    Il rapporto tra Colombia e Boca Juniors è sempre stato forte, rinsaldato negli anni dai tanti trasferimenti che hanno percorso la strada verso La Bombonera. Erano fieri rappresentanti cafeteros Óscar Córdoba, Jorge Bermúdez e Mauricio Serna, che da giocatori hanno fatto parte integrante del grande Boca di Carlos Bianchi. Un paio di mesi fa, intervistati dal Clarín, hanno voluto augurare buona fortuna al club per il cammino in Libertadores, soffermandosi in particolare sul rendimento attuale dei loro connazionali presenti in rosa.

    Se per Edwin Cardona e Wilmar Barrios sono state spese parole importanti, il giocatore più discusso è senza dubbio Frank Fabra. Fabra è un ragazzo molto particolare, perché a livello calcistico – pur occupando un'altra zona di campo – concentra al meglio le carattetistiche dei primi due. È tecnico come il trequartista ex Monterrey e rapido come il mediano prelevato l'anno scorso dal Deportes Tolima, ma a queste due caratteristiche aggiunge quella sana dose di faccia tosta che gli ha permesso di scalare velocemente le tappe, fino a diventare uno dei pezzi di mercato più pregiati in casa xeneize. Fabra piace, e tanto, alla Fiorentina, ma negli ultimi mesi su di lui si sono concentrate le attenzioni di diversi club spagnoli e portoghesi, pronti a scatenare una vera e propria asta col club viola.

    Rispetto ai due compagni di squadra, Fabra è più vecchio e quindi vanta qualche anno di esperienza in più. La sua storia parte da Nechí, nel cuore di Antioquia, e non ha nulla a che fare con lo stereotipo che lega i colombiani al fútbol di strada e al narcotraffico. Fabra sulla strada c'è stato, ma solo per aiutare la famiglia: da ragazzino, con papà e mamma che insegnavano in un istituto lontano più di un'ora da casa, andava ogni pomeriggio al mercato di paese per vendere le hojaldras, gallette di mais tostate tipiche del luogo cucinate dalla nonna. Quei soldi servivano per aiutare la famiglia a tirare avanti, ma l'esperienza da imprenditore non durò molto perché ben presto la sua vita prese la via di Bogotá. Ad attenderlo c'era l'Envigado, un vero e proprio laboratorio di talenti (qui è cresciuto, tra gli altri, James Rodríguez): «L'Envigado è stato fondamentale per la mia formazione: a 14 anni potevo scegliere tra loro e l'Atletico Nacional, ma non ho mai avuto dubbi» racconta Fabra a El Gráfico.

    Il resto è storia recente: un anno e mezzo al Deportivo Cali, una stagione all'Independiente Medellín prima del salto al Boca Juniors, che oggi si ritrova in casa uno dei terzini mancini più incisivi del continente. Fabra infatti è cresciuto col mito di Cafú, considerato assieme a Marcelo un modello da seguire umanamente e calcisticamente, pur giocando sulla fascia opposta. Dall'ex romanista ha appreso il modo di rapportarsi col calcio, che Fabra vede sì come un lavoro, ma soprattutto come un divertimento: «Vivo rilassato – ha confessato – non mi butto giù se le cose vanno male né mi esalto se tutto gira per il meglio». E ultimamente le cose stanno andando bene: il Copa Libertadores El Calamar – soprannome nato per via della sua passione per la pesca – ha segnato una delle reti più belle in carriera punendo, guarda un po', proprio il Deportivo Cali. 

    In campo si muove per tutto l'out mancino, possiede delle leve importanti che gli permettono di divorarsi metri di campo in progressione, per non parlare della potenza di tiro sviluppata dal piede sinistro. Secondo Guillermo Barros Schelotto, che dopo un gol segnato al Temperley lo ha ribattezzato Fabradona, ha ancora margini di miglioramento in fase di non possesso e deve limitarsi nelle giocate personali, che troppo spesso lo portano a perdere palla.

    Di carattere, invece, ne ha da vendere. I suoi compagni parlano di lui come un leader, di quelli che all'interno dello spogliatoio non fa mai mancare l'allegria. Come? Usando il reggaeton, l'altra sua grande passione, diventata fondamentale per farsi ben volere anche nello spogliatoio della nazionale. Con i Cafeteros Fabra ha esordito nel 2015 e, tra pochi giorni, giocherà il suo primo mondiale. E chissà che a luglio, il pibe di Hechí, non salga su un aereo in direzione Europa.

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