Napoli, la lezione di De Laurentiis
La base, ovviamente, c’è da un pezzo. Il Napoli, ad esempio, è l’unica società italiana ad avere partecipato alle ultime sei edizioni delle coppe, senza saltarne nemmeno una: un impressionante segnale di continuità ad alto livello. E si è anche fregiato di qualche bel trofeo: due coppe Italia, una Supercoppa. Ma il campionato, si sa, è un’altra faccenda, perché è lì che prevalgono i migliori. E oggi la squadra azzurra - indipendentemente da come andrà a finire - sta dimostrando di potersi giocare lo scudetto fino alla fine.
Attenzione: mettere assieme vittorie e bilanci in regola non è facile. In Italia diremmo che negli ultimi dieci anni ci è riuscita solo una società (oltre al Napoli): la Juventus, dominatrice da un lustro. C’è chi ha speso troppo per vincere tanto, e chi si è trovato con i bilanci disastrati e ha raccolto poco. Qualcuno, infine, ha effettivamente rispettato i bilanci e raccolto qualche bel risultato: pensiamo alla Fiorentina, ad esempio, oppure alla Lazio. Ma nessuna delle due ha avuto la costanza di risultati del Napoli. E, soprattutto, i loro proprietari spesso hanno quasi dato l’impressione di non voler provare a compiere l’ultimo salto in alto: quando sono stati vicini o vicinissimi alla vetta, non hanno investito ciò che avrebbero dovuto per salire il gradino finale.
Al contrario De Laurentiis, che talvolta è stato ingenerosamente accusato di taccagneria, non ha esitato a investire quanto incassato da cessioni importanti: pensate ai milioni spesi per Higuain, strappato al Real Madrid, all’indomani del trasferimento di Cavani. Un’operazione irrinunciabile, quest’ultima, anche per la volontà del calciatore di giocare nel Psg, ma fronteggiata con un investimento straordinariamente elevato (e anche straordinariamente azzeccato). Proprio in questa doppia operazione - via Cavani, dentro Higuain - c’è tutta la filosofia vincente di De Laurentiis: nessuno è incedibile, ma i programmi restano ambiziosissimi.
De Laurentiis adesso di dice pronto a spendere ancora tanto, già a gennaio, per non mollare né scudetto né Europa League. E’ l’ultima lezione a tante grandi, o ex grandi, del calcio italiano: si può avere nello stesso tempo rispetto dei conti e dei tifosi. E sognare di entrare nella storia assieme a loro.