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  • Napolimania: alla fine ha vinto il turnover di De Laurentiis

    Napolimania: alla fine ha vinto il turnover di De Laurentiis

    Al di là delle conseguenze oggettive da un punto di vista della classifica, e dunque della corsa alla Champions, la brutta sconfitta di ieri con l'Atalanta ha fatto emergere chiaramente un aspetto: la stanchezza, fisica e mentale, di alcuni elementi ritenuti tanto imprescindibili quanto insostituibili. Con tutte le conseguenze del caso: perché i vari Callejon, Hysaj, Hamsik, Zielinski e Insigne visti ieri, tanto per citare cinque delle colonne del Napoli-show, con l'Atalanta hanno fatto vibrare seriamente l'allarme. Quello del logorio di una stagione che, tra l'altro, da oggi a martedi 7 marzo vivrà i dieci giorni della verità su tutti i fronti. Urge il famigerato turnover: e le parole di De Laurentiis, che a Madrid ha scelto tempi e modi di certo inopportuni per il suo rilievo da presidente, nella sostanza non sembrano poi tanto sbagliate. Anzi.  

    E ORA? - Sì, diciamola per bene: al Bernabeu De Laurentiis ha agito a caldo e sull'onda della delusione lasciandosi trascinare, però il concetto della ritrosia di Sarri a cambiare è sacrosanto. Esempi: con l'Atalanta l'unico titolare risparmiato è stato Koulibaly, diffidato e a rischio squalifica per il prossimo impegno di campionato con la Roma, cruciale in chiave Champions, ma poi il tecnico azzurro ha schierato tutti i soliti. Compreso Insigne, in campo nelle ultime 23 partite consecutive dal primo minuto. E se non ha mischiato le carte con l'Atalanta, (soltanto) teoricamente la meno pericolosa del ciclo terribile, perché mai dovrebbe cambiare con la Juve martedì nella semifinale d'andata di Coppa Italia, sabato con la Roma e martedì 7 marzo con in Champions? E invece, per quello che ieri s'è visto al San Paolo, Sarri sarà costretto a farlo. Con un bel po' di incognite. 

    L'ABITUDINE - Il tridente leggero, ad esempio, non può reggere senza lucidità: l'incredibile Callejon è stanco, stanchissimo, ma Giaccherini, affidabile e di certo in grado di giocare con l'Atalanta, è rimasto ancora in panchina. E anche gli spunti di Mertens, citato da De Laurentiis nel suo discorso di Madrid, non sono più irresistibili. Come se non bastasse, a centrocampo e sulle fasce, dove Hysaj Ghoulam (reduce dalla Coppa d'Africa) stanno facendo una fatica del diavolo, la necessità di cambiare è ormai inevitabile: Zielinski, ad esempio, sta viaggiando a regimi molto bassi, e senza Allan, infortunato, dovrebbe-potrebbe finalmente giocare Rog. Proprio lui: finora la sua unica apparizione dal primo minuto risale alla notte di Coppa Italia con lo Spezia. Poi, qualche spezzone e nulla più: tanto da diventare il simbolo delle divergenze tra tecnico e presidente (che sul croato ha investito 15 milioni in estate). E ancora: perché Chiriches, ormai guarito e pronto da tempo, è sparito? Maksimovic non ingrana, ma il rumeno non gioca più. Sarri finora ha puntato su un gruppo, su un blocco ritenuto imprescindibile, e se gente come Hamsik e Insigne non la tiri fuori in scioltezza, e ci può stare, in altri settori bisogna crearsi e soprattutto coltivare le alternativeCome fa la Juve di Allegri, ad esempio, che con l'Empoli ne ha risparmiati un bel po' a partire da Dybala. Inutile negarlo: chi vuole vivere stagioni da grandi su tutti i fronti deve arrendersi al turnover. Soprattutto se le alternative sono a portata di mano: è questo che De Laurentiis intende. E, modi e tempi a parte, ha ragione.      

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