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    Napolimania: giusto cedere Jorginho, ma l'era Ancelotti non può nascere sulla compravendita. È l'ora di rischiare

    Napolimania: giusto cedere Jorginho, ma l'era Ancelotti non può nascere sulla compravendita. È l'ora di rischiare

    • Marco Giordano
    Cinquantatre milioni (bonus compresi) si traducono nella terza cessione più remunerativa della storia del Napoli dopo quelle di due mostri come Higuain e Cavani. Cinquantatre milioni totalmente iscrivibili come plusvalenza, visto che l'ammortamento del cartellino è stato completato proprio nella stagione che sta andando in archivio con il Mondiale. E pensare che Jorginho nel momento dell'arrivo di Sarri a Napoli doveva esser ceduto tra i 4 ed i 5 milioni per evitare una perdita eccessiva rispetto ai 9 milioni pagati al Verona. Insomma, Jorginho era un peso da scaricare, un acquisto sbagliato capitato nel momento peggiore dell'era Benitez e finito nel tritacarne di una smobilitazione generale che non ci fu solo per mancanza di concreti acquirenti. Ora, invece, manca pochissimo alla sua ufficialità al passaggio al City.

    IL PREZZO DEL CORTO. È cambiato tutto da quando Sarri ha fatto virare il suo Napoli non solo sul 4-3-3 ma su un sistema di gioco che esalti il passaggio corto e veloce, quello a 15-17 metri, con lo scarico immediato che porta il pallone a girare così rapidamente che diventa quasi impossibile per gli avversari capire sta andando a finire. Questo è stato il principio di gioco che ha reso grande il Napoli di Sarri, che sottintende al City di Guardiola, che porta Jorginho alla corte di Pep perché è uno dei pochi interpreti capaci di esaltare questo tipo di calcio al netto dei limiti fisici e sul lungo che restano all'italo-brasiliano. Una caratteristica esaltata da Sarri che Guardiola ha pensato che valga 53 milioni.

    L'IMPRENDITORE ED IL PRESIDENTE. De Laurentiis potrà non essere un sopraffino conoscitore di questione tattiche, ma queste riflessioni su Jorginho le ha fatte ed ha avuto la consapevolezza di poter tirare col City sul prezzo fino alla fine, ottenendo il massimo possibile dopo aver sparato 70 milioni inizialmente. Un altro grande incasso, che al crescere del monte-ingaggi diventa indispensabile per sostenere i costi in una società che da diversi anni non vede aumentare in modo sensibile i suoi ricavi da altre voci (dalle Tv al marketing). Resta da capire se De Laurentiis si fermerà all'essere avveduto imprenditore o se sarà anche presidente che si assuma il rischio d'impresa: perché provare a vincere significa anche rischiare da presidente consapevole che può perderci qualche volta e non solo sul campo. Ora si riparte da Fabian Ruiz, dai 30 milioni della clausola e dalla necessità di garantire ad Ancelotti forse qualcosa in più, per evitare a don Carlo rischi imprevisti.

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