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    Napolimania: la simpatia di Allegri, la tirannia mediatica e l'inutilità del mercato

    Napolimania: la simpatia di Allegri, la tirannia mediatica e l'inutilità del mercato

    • Marco Giordano
    Massimiliano Allegri, quando si mette d'impegno, riesce anche a strapparlo un sorriso. “Ancora non abbiamo vinto nulla. Il Napoli di Carlo è una rivale vera. E poi, anche se non vuole sentirselo dire, c’è la squadra di Luciano. Abbassa il testone per non farsi vedere ma l’Inter di Spalletti resta in corsa”. Aveva voglia d'esser garbato il vincitore della Panchina d'Oro seduto accanto ai suoi colleghi. Ne è consapevole Allegri, lo sa bene Ancelotti, lo sa anche meglio Spalletti che questo scudetto è già vinto, assegnato ed archiviato. L'ottavo di fila, il trentacinquesimo sul territorio italiano fatto salvo quel lembo di terra dove si erge l'Allianz Stadium. Non mi ripeto sui motivi per cui solo in caso di suicidio la Juventus può perdere questo scudetto: sarà, drammaticamente, anche questo un titolo ombrato, oscurato dalla longa manus arbitrale. Benatia a San Siro si aggiunge a Dybala ad Empoli e siamo solo a novembre.

    INUTILE PROVARCI O PROVARCI INUTILMENTE? Altre parole mi hanno fatto riflettere. Hamsik dice che il Napoli si vuole avvicinare alla Juve, non parla di agguantarla. Poi, ci sono le parole di Mario Sconcerti scritte qualche ora fa per il Corriere della Sera: “Si comincia a pensare che la Juve sia la buona scusa di quasi tutte le squadre per non investire, per guadagnare restando alle sue spalle. C’è troppa differenza, perché allora spendere molto?” Sconcerti ha ragione: ed implicitamente mi porta a ribadire un concetto sollevato in altre circostanze e molto bersagliato da supporter juventini. La Juve deve sparire dalla mappatura del football nostrano. Fin quando si vivrà la sua dittatura calcistica, non ci sarà gusto. Si tornerà a lottare per il titolo, quando sarà Agnelli a deciderlo: oppure, qualcuno pensava davvero che CR7 non ti facesse vincere il campionato quasi da solo? Nella noiosa, inutile e fastidiosa settimana dedicata alle Nazionali, nessuno se ne frega nulla della Nazionale di Mancini e si parla solo di mercato. Se ne discute anche in casa Napoli: molti intermediari stanno provando a proporre calciatori di buon livello, qualche giovane, si scrutano i parametri zero per la prossima stagione. Cui prodest? A nulla, se l'obiettivo è vincere. Se, invece, si vuol costruire un Napoli più forte che possa al meglio sfruttare l'eventuale suicidio bianconero, allora tutto è possibile.

    METTIAMOCI UN PUNTO. Sommessamente ed umilmente, mi permetto di suggerire ad Allegri di intimorire meno i giornalisti (come ha fatto alla Domenica Sportiva dopo il match con il Milan) e di avere meno diplomazia di facciata nel parlare della forza della sua squadra e di quelli che sono gli obiettivi. Così come Ancelotti ha spiegato, con coerenza e serenità: serve farsi trovare pronti per un harakiri, se dovesse accadere. Nel frattempo, la partita si sposta dal campo alla politica: perché il nuovo corso del calcio ha il compito di restituire credibilità interesse a questa straordinaria azienda che fattura, per il momento, milioni su milioni sulla pelle di altrettante milioni di tifosi.

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