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  • Napoli: i soldi non contano, per restare Sarri vuole un vero progetto

    Napoli: i soldi non contano, per restare Sarri vuole un vero progetto

    • Marco Giordano
    Quando Maurizio Sarri venne insignito della panchina d’oro 2017, ringraziò due persone: Marcello Carli e Cristiano Giuntoli. Alla centralità della figura di quest’ultimo, ieri in conferenza stampa l'allenatore del Napoli ha legato una percentuale importante di incidenza sulla sua scelta di permanenza sulla panchina azzurra. Un’intesa e un’unione di intenti che ha fatto grande il Napoli. Nonostante il ds non abbia portato rinforzi all’allenatore nell’ultima sessione di mercato. Nonostante i giocatori scelto negli anni abbiano trovato poco spazio con il tecnico. De Laurentiis, se è vero quanto si è letto su alcuni risentimenti nei confronti del suo dirigente, dovrà tornare sui suoi passi se vorrà prolungare il rapporto con l’allenatore.
    RIVOLUZIONE NECESSARIA- L’altra parte della torta si divide tra le cifre, che dovranno essere evidentemente riviste dal momento che anche Mazzarri subentrato sulla panchina del Torino, guadagna paradossalmente più di lui al Napoli e soprattutto al tema del margine di miglioramento, che la società deve dimostrargli di esistere. Sulla prima il Napoli pare sia disposto ad offrire un contratto da 4 milioni, bonus più, bonus meno, che magari non sono i 6 che potrebbe percepire a Londra o Parigi, ma che rappresentano un'ottima base per scegliere di restare a casa propria. Sul secondo aspetto invece: come dargli torto? Sarri ha parlato con il cuore, non è la questione del “business plan e le strutture” di epoca Benitez, volta a prender tempo combattendo contro i mulini a vento per portare a termine la stagione con un accordo già in tasca con il Real Madrid. I 60 punti del Napoli in 22 partite di questo campionato eguagliano i numeri della Juventus da record dei 102 punti. I 99 nel 2017, non eguagliano Conte per un solo punto, il tutto con gli stessi protagonisti, con i titolari che tranne Allan e Hysaj sono tutti ereditati dalla precedente gestione: il Napoli non può, ragionevolmente, fare più di così. Ci sono dei giovani, certo, molti dei quali ancora devono lasciare un segno tangibile della propria storia azzurra, ma ci sono anche l’82 Reina, l’85 Albiol, gli '87 Mertens, Callejòn e Hamsik che compongono la spina dorsale di questa squadra ormai da anni ed a cui non si può chiedere un ulteriore margine futuro. Alle loro spalle, costa dirlo, c’è il vuoto. Inoltre non è difficile immaginare che alla fine di questa stagione, scudetto o meno, un processo di smobilitazione allo sciogliersi del patto possa mettersi in moto e per quanto interessanti siano i profili prospettici acquistati nell’ultimo biennio, è impensabile che pronti via possano prendersi il Napoli e assestarlo sullo stesso rendimento attuale, figurarsi se possano migliorarlo.

    UN PROGETTO PER RESTARE - De Laurentiis ha sempre detto che il suo lavoro è sempre stato volto al futuro, oltre che al presente, perché lui non avrebbe voluto un Napoli campione oggi e messo male domani. Di questo, dovrà convincere Sarri. Con un progetto che possa "far sognare i napoletani", parole sue, ancor prima di un’offerta
    . A dicembre il patron lanciò la palla nel campo dell’allenatore, definendolo in finalizzatore di ogni scelta di programmazione e l’uomo deputato a decidere sia del futuro proprio che di quello del Napoli. Ieri Sarri gliel’ha rilanciata e adesso la pressione è tutta sul numero 1: i tifosi hanno superato le separazioni da Lavezzi, Mazzarri, Cavani, Benitez e Higuain, finendo col tempo per comprendere e rispettare le ragioni del patron. Difficile che gli perdonino quella dall’uomo in cui si sono maggiormente riconosciuti dal post-Maradona. 

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