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  • Nel 5-3-2 del Torino non c'è più spazio per Gazzi

    Nel 5-3-2 del Torino non c'è più spazio per Gazzi

    • A.S.

    Da intoccabile a uomo della panchina, nell’arco di una settimana. Una parabola imprevista per Alessandro Gazzi, etichettato da Giampiero Ventura come l'insostituibile' del suo gruppo, che non avrà le geometrie di Pirlo ma che si confermava il perno della squadra granata. 'Altro che turn over - diceva il tecnico ancora quest’inverno - lui giocherà fino a quando avrà qualche energia in corpo'. Un irrinunciabile in mezzo al campo, un vero e proprio pupillo dell’allenatore granata, il quale vedeva in lui il perfetto stereotipo del centrocampista di quantità, abile nel recuperare palloni in mezzo al campo ed encomiabile in termini di corsa e impegno, prototipo del lottatore stakanovista che, prima di Milan-Torino, vantava ben 33 le presenze in campionato, avendo saltato soltanto Torino-Siena perché squalificato. Poi qualcosa è cambiato nelle scelte tecnico-tattiche dell’allenatore e anche la situazione del centrocampista, trovatosi improvvisamente in un ruolo a lui estraneo, quello del panchinaro.

    IN PANCHINA - Con il varo del nuovo sistema di gioco, il 5-3-2 messo in mostra a San Siro contro il Milan, reiterato nella sfida infrasettimanale contro il Genoa e riproposto pure nella trasferta di domenica a Verona contro il Chievo, non c’è più spazio per Gazzi: perfetto in un centrocampo a due, soprattutto in coppia con Matteo Brighi, poco adatto se in mezzo al campo ci stanno tre mediani. In un primo tempo la sua esclusione dalla partita di Milano sembrava legata alla situazione disciplinare: era diffidato, un cartellino rosso contro i rossoneri significava perderlo per il delicato confronto in chiave salvezza contro i genoani, meglio risparmiarlo per quella che si annunciava come una vera battaglia e una sorta di riscatto (anche se poi non è stato così). Invece non era il rischio di una squalifica ad aver convinto Ventura a rinunciare a lui. Era piuttosto, come ha avuto modo di spiegare il tecnico, una scelta tecnico-tattico che gli ha fatto privilegiare l’impiego di Migjen Basha, Giuseppe Vives e Brighi a centrocampo. E Gazzi è rimasto in panchina in tutte e tre le partite.

    IL FUTURO - Non è detto che il cambio di modulo sia definitivo, come non è sicuro chi guiderà la squadra la prossima stagione. Ventura a parte, con il 5-3-2 il Toro ha ben figurato a Milano, nonostante il ko, e a Verona, dove ha strappato il punto salvezza mentre la gara con il Genoa è da inserire tra le 'ingiudicabili' per il non gioco visto in campo. Sicuramente è un sistema che consente alla squadra di coprirsi di più in difesa e di contenere gli avversari a centrocampo con una linea rinforzata rispetto al dogma venturano del 4-2-4 con le fasce bollenti, sulle quali andare a raddoppiare per promuovere la manovra torinista molto offensiva. La capacità di far convivere i due sistemi di gioco anche a partita in corso, a seconda delle esigenze di squadra e dell’avversario di fronte sarebbe il giusto compromesso, anche per non penalizzare un giocatore come Gazzi, votato alla causa, che proprio per la carica e la determinazione che mette in campo non può restare a lungo in panchina.

    (Tuttosport - Edizione Locale)

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