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  • 'Non ho aggredito nessuno':| Lavezzi replica alle accuse

    'Non ho aggredito nessuno':| Lavezzi replica alle accuse

    La notizia più bella dell’ultimo giorno del 2010 è la seguente: Ezequiel Lavezzi è guarito ed è pronto a tornare in campo con l’Inter. «Sì, sto viaggiando verso Baires e poi m’imbarcherò per l’Italia».

    Dove l'aspetta la sfida più bella della sua carriera: la consacrazione. Il 2011 può essere l’anno del Napoli ma anche quello del Pocho: fondamentale, geniale, micidiale. E dunque, imprescindibile per i sogni (Champions o scudetto, bisogna attendere). La voce, registrata ai microfoni dell’emittente radiofonica di Buenos Aires, espn1079.fm, è rilassata, serena, natalizia; il Pocho ride e scherza. Si racconta dal sedile posteriore di un’automobile accanto al dottor Enrico D’Andrea, l’uomo dello staff medico del Napoli che dal 26 dicembre lo ha seguito nel percorso riabilitativo andato in scena a Rosario, la città sua e anche la culla di Tomas, suo figlio.


    Il Pocho ha trascorso le vacanze a casa, nella provincia di Santa Fe, tra gli affetti familiari e il campo del Coronel Aguirre, il primo club della sua carriera - anche tatuato sul braccio - di cui è presidente il fratello, Diego.

    Un ospite gradito, Eze: al centro del campo che fa da padrino alla presentazione della squadra in vista del nuovo campionato. Il ragazzino diventato uomo che torna nella terra delle radici, Villa Gobernador Galvez; che si divide tra il calcio e i bimbi dell’Ansur, l’ente benefico per l’infanzia da lui stesso creato e sostenuto. Beneficenza, allenamenti e terapie: D’Andrea lo ha seguito passo passo, ne ha trattato la caviglia destra gonfia come un melone dopo la partita con il Palermo e lo ha rimesso in sesto in vista dell’Inter.

    Lavezzi ha seguito un programma fatto anche di doppie sedute (mercoledì, l’ultima) e poi è partito per Ezeiza: destinazione Roma. Oggi, poi, la rotta sarà Fiumicino-Napoli-Castelvolturno, dove nel pomeriggio lavorerà insieme con gli altri sudamericani appena rientrati. E allora, la prima parte del viaggio e l’intervista radiofonica. «Sono pronto a tornare in campo: ci aspettano due partite difficili». Con Inter e Juve.

    Sapore di altri tempi: lui, ormai, è l’idolo. «Il paragone con Maradona, però, non regge, non scherziamo, ma spero di ricambiare sempre e aiutare il Napoli a vincere». Gli chiedono di cantare qualche canzone dedicatagli dai tifosi: «No, per carità». E poi di una serie di fotografie pubblicate dai giornali scandalistici argentini con una signorina molto avvenente: «Macché, ero da solo. È un fotomontaggio!». Ride, il Pocho. Si diverte.

    Eccetto quando il mirino si sposta su due argomenti: «Siamo al secondo posto, sì, e ovviamente cominciamo a fare più paura: gli avversari ci affrontano con maggiore concentrazione e attenzione difensiva. Finora siamo andati molto bene, sono felice, ma vogliamo continuare così: il campionato è livellato, c’è maggiore equilibrio tra le grandissime e le squadre come il Napoli e la Lazio. Non dobbiamo fermarci».

    Poi, il mercato: «Il mio rapporto con De Laurentiis è ottimo, il passato è passato: a Napoli sono felice, ma è logico che se mi dovessero vendere accetterei da professionista. Il mio sogno è vincere in azzurro, ma un giorno, se dovrò cambiare, sogno una grande. Magari della Liga».

    Finale dedicato alla denuncia per aggressione: «Sono sereno perché non ho fatto nulla. Non è accaduto nulla: un mio amico ha avuto una discussione e io sono intervenuto per calmare gli animi, tutto qua. Il club è tranquillo e lo sono anche io: si chiarirà tutto, ho la coscienza a posto».


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