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  • Pallotta e Lotito, i gemelli diversi: entrambi se ne fregano della gente

    Pallotta e Lotito, i gemelli diversi: entrambi se ne fregano della gente

    • Stefano Agresti
    Molto si discute, in queste settimane, di quanto sta accadendo a Roma.
     
    I tifosi si sono allontanati dalle squadre, l’una e l’altra, e oggi l’Olimpico è quasi sempre semivuoto, tanto che restano a casa perfino coloro che hanno comprato il biglietto oppure l’abbonamento. Pensate ad esempio che la curva Sud, il covo della passione giallorossa, è andata esaurita già in estate e non vengono neppure messi in vendita i tagliandi d’ingresso, eppure è sempre deserta: in pratica gli abbonati, nonostante abbiano il diritto di entrare, preferiscono restare fuori. E pensate che i tifosi della Lazio hanno invaso il centro sportivo di Formello in cinquemila per l’allenamento del 2 gennaio, mentre per le partite di campionato gli spalti sono pressoché vuoti.
     
    Ma non è solo il caso-tifosi, in realtà clamoroso, ad alimentare il dibattito: anche il rendimento di Roma e Lazio è al centro delle discussioni. Perché i tifosi della Roma non sono vicini a una squadra che, nonostante tutto, è a quattro punti dal primo posto in campionato e si è qualificata per gli ottavi di Champions? E perché i tifosi della Lazio sono negativi nei confronti del mondo biancoceleste, benché Lotito amministri con oculatezza il club e - anche se ormai moltissimi anni fa - lo abbia salvato dal fallimento?
     
    C’è chi sostiene che questo atteggiamento sia dovuto a un ingiustificabile disfattismo, chi a mancanza di orgoglio da parte dei tifosi che dovrebbero sostenere comunque la loro squadra, chi addirittura a scarsa riconoscenza nei confronti dei proprietari delle due società, le quali hanno comunque un posizionamento dignitoso nel nostro calcio e anche in Europa. Sono teorie che rispettiamo, ma che non condividiamo nel modo più assoluto. Perché?
     
    Pallotta e Lotito sono profondamente diversi: uno americano e l’altro romano, uno troppo lontano dalla società e l’altro troppo vicino, uno disposto a delegare tutto e l’altro che vuole avere l’ultima parola perfino sul fornitore di acqua minerale. In passato spesso hanno avuto screzi, certamente entrambi non hanno una buona opinione del concorrente. Eppure, nonostante questa distanza abissale, sono accomunati da una caratteristica: non sono riusciti a farsi amare dai loro tifosi. Se ci pensate, considerato che il calcio vive sulla passione popolare, questo significa soprattutto una cosa: entrambi hanno fallito nella loro missione.
     
    La nostra sensazione è che entrambi pensino troppo ai loro interessi, fregandosene della gente. Pallotta ha in testa il nuovo stadio, peraltro in altissimo mare, e del resto non gli importa granché, non a caso spesso ha usato parole sgarbate nei confronti dei tifosi, i quali non sono certamente i proprietari del club ma - e questo qualcuno spesso lo dimentica - non hanno alcun obbligo di andare allo stadio, spendere soldi per seguire la Roma, trascorrere le proprie domeniche in curva Sud. Quanto a Lotito, a volte sembra che lo faccia di proposito: quando i tifosi si aspettano un segnale per entusiasmarsi e per seguirlo, prende sempre la strada opposta (un provocatore nato, verrebbe da definirlo).
     
    E’ per questo che un "caso Capitale", a nostro avviso, non esiste. Del resto, se viene legittimamente discusso Berlusconi che ha regalato al Milan il periodo più bello della sua storia, perché non dovrebbero finire nel mirino delle critiche Pallotta e Lotito? Il presunto “caso Capitale”, in fondo, è una semplice coincidenza: Roma e Lazio hanno avuto i presidenti sbagliati nel medesimo momento. E questo non è certo colpa dei tifosi.

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