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    Parmamania: un bel passo indietro

    Una partita, un pareggio, un passo indietro. Altro che se passo indietro, quella con la Lazio rappresenta una bella passeggiata con lo sguardo rivolto alle spalle. Per paura, per timore di prenderle e per delle scelte sbagliate. Quando manca anche il leader, il condottiero, colui che dovrebbe tirarti fuori dai momenti difficili, beh, allora si che ti puoi fermare, tirare un bel respiro e pensare con la testa tra le mani: “E ora che si fa?”. E in aiuto di Donadoni arriva la sosta, come una mano che spunta quando ti trovi su una montagna e perdi l’equilibrio e di fronte a te si libera una visuale bellissima, che incute timore però, perché c’è il precipizio. E il Parma quella mano se la prende volentieri, serve per essere tirati su.

    Quindici giorni per ragionare su cosa è stato giusto e cosa è stato sbagliato in questa prima parte di stagione, un bilancio che si deve tirare nelle segrete stanze di Collecchio prima di rendere pubblici i danni misti anche alle poche cose buone che si sono viste fino a qui se no si rischia davvero di rivedere il progetto. Perché se ce ne uno, come siamo sicuri che ci sia, questo non è ancora decollato. Con la Lazio si sono visti tutti i limiti caratteriale e tecnici di una squadra che non è pronta per il grande salto di qualità auspicato dalla dirigenza. Scarica mentalmente più che fisicamente, il Parma è stato il più brutto della stagione in casa, dove di solito si mostra avversario assai ostico. Anche se al 90’ è riuscito a ritrovarsi con un punto in tasca, per i meriti di una reazione che si è fatta notare dopo lo schiaffone di Keita, Donadoni non può ritenersi soddisfatto.

    Un 3-5-2 che non ha mai punto in avanti se non dopo l’ingresso di Sansone, giocatore che ha dato vita all’attacco anemico dei crociati, orfani di Amauri, a cui gli è stato preferito Palladino, che poi si è abbattuto al primo venticello come un fuscello, il solito, strappato alla terra. Dopo un tiro infatti, l’unico del Parma del primo tempo, ha dovuto abbandonare il campo. Pochi i rammarichi, sinceramente, perché il buon Rafa era in giornata no, tanto che si è dovuto prendere i fischi di un Tardini spazientito che ha acclamato Sansone, il figliol prodigo caduto dal podio per un banale litigio, una reazione sbagliata nei confronti del padre Donadoni che lo ha mandato in campo e gli ha ridato un pizzico di fiducia per poter essere importante.

    E lui non è che ci abbia messo tanto a cambiare le carte in tavola di una partita brutta per i suoi. E’ vero, ha propiziato il contropiede dello 0-1, ma ha fatto tante cose belle, dimostrando che può giocare, deve giocare. Per tutti, per lui e per il Parma. E potrebbe essere lui l’uomo della provvidenza, quello che ti accompagna con lucidità quando il mare è in tempesta. Perché se manca anche il leader in queste situazioni, vedi il riposo di Cassano, allora non ne esci più. 

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