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  • Piangiamo, Nizza è anche casa nostra

    Piangiamo, Nizza è anche casa nostra

    • Marco Bernardini
    Soltanto nelle prossime ore sapremo, con certezza, se e quanti italiani sono rimasti travolti come vittime innocenti nella carneficina che ha sconvolto Nizza la notte appena passata. Meglio e tanto di guadagnato se tra gli ottantaquattro poveri morti ammazzati come agnelli sacrificali sul bellissimo pavimento a scacchi bianchi e celesti della Promenade des Anglais non verranno segnalati nostri connazionali. Si tratterebbe di una fortuna quasi miracolosa visto che, da sempre, la città della Cote d’Azur francese, specialmente durante i week end, si popola di italiani di tutte le età e di differenti condizioni sociali. 

    Una vacanza a Nizza è sempre la benvenuta. Specialmente quando, come ieri 14 luglio e festa per la presa della Bastiglia, la gente scende tutta in strada per bere e cantare mentre il cielo viene illuminato a giorno dai fuochi  pirotecnici per la cui arte i nizzardi sono autentici maestri. Poche ore fa ben altri tipi di fiamme hanno sconvolto la popolazione e il mondo intero. Dopo “Charlie Hebdo”, il “Batclan e lo “Stade de France” gli assassini del Califfato Nero, rispetto alla cui violenza e strategia il saudita Bin Laden oggi appare come un apprendista stregone, hanno colpito ancora pesantemente e ignobilmente. A questo punto le parole, i gesti di solidarietà e lo sdegno non servono più a niente. Occorre arrivare alla radice del Male ed estirparla con un’operazione chirurgica devastante e totale. Soprattutto è necessario smascherare e neutralizzare tutti coloro che, apparentemente e ufficialmente dalla parte del Bene, aiutano trasversalmente la banda internazionale di delinquenti vendendo oro le armi con le quali viene poi ammazzata la nostra gente innocente.

    Nostra, anche italiana. Come Nizza. Una città che, ai tempi dei Savoia, apparteneva al Regno di Sardegna e Piemonte e che poi venne “donata” alla Francia come forma di sdebitamento per gli aiuti ricevuti a completare l’unità d’Italia. Una città il cui quotidiano locale più prestigioso, “Nice Matin”, fino a poco tempo fa usciva una volta a settimana con un inserto completamente scritto in italiano. Una città nella cui piazza principale c’è la statua di Garibaldi. Una città che, insieme con Viareggio, mantiene salda la traduzione del Carnevale. Una città il cui quartiere della “Californie” che si adagia sulla collina con vista mare è praticamente abitato da soli italiani, residenti e non. Una città nei cui bar o bistrot puoi bere un buon caffè come non accade in nessuna altra parte della Francia. Una città che i nostri partigiani, durante l’occupazione nazista, avevano eletto come loro punto di riferimento strategico e organizzativo. Una città dove il grande presidente Sandro Pertini  tornava con puntuale cadenza per rivedere i luoghi della sua giovinezza e far visita all’appartamento di rue Pastorelli, nella parte vecchia vicino al porto, dove abitava. Lui che piantava in asso la scorta e scompariva per andare, da solo, chissà dove facendo impazzire gli agenti della sicurezza. Una città dove nel nuovo stadio “de la Riviere” la nazionale francese non vuole venire a giocare perché gli ultras hanno giurato di tifare Italia. Una città la cui squadra, in Serie A, era stata a suo tempo comprata dal presidente Spinelli che l’aveva affidata a Primo Salvi seppure con poco successo. Una città dove i ristoratori,  anche quelli locali, sanno come si cucinano gli spaghetti e come si fa una pizza napoletana senza mortificare le tradizioni culinarie. Una città dove, in certi quartieri, si parla ancora un dialetto che è un mix di piemontese-francese-italiano. Questa città, Nizza, che ieri notte ha subito una violenza senza precedenti e per la quale noi tutti, oggi, dobbiamo piangere. Perché è un poco anche la nostra città.

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